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SIAMO ormai in avanzata campagna elettorale e non per le elezioni che secondo le cadenze fisiologiche dovrebbero svolgersi ad aprile o a maggio del 2023 ma per quelle che, con forte probabilità, si svolgeranno entro il corrente anno. Io una settimana fa ho prospettato la ipotesi di voto entro l’anno ed ho anche tranquillizzato tutti coloro che ritenevano, per un fatto di limitatezza temporale, quasi impossibile tale evento riportando come esempio di velocità nella definizione del Documento di Economi e Finanza e nella approvazione della Legge di Stabilità quanto accaduto con il Governo Monti nel 2011.

D’altra parte anche se per motivi scaramantici non si vuole ammettere questo possibile itinerario, penso sia sufficiente leggere le ultime dichiarazioni del Presidente Mario Draghi: “Questo è l’ultimo Governo Draghi non esiste un bis”. Allora se il Movimento 5 Stelle non vota la fiducia o esce dall’aula del Senato il 16 luglio o, per non perdere gli ultimi emolumenti della Legislatura dà l’appoggio esterno, automaticamente tutto ci porta ad una crisi, tutto ci porta ad un incontro con il Presidente della Repubblica. Sicuramente il Presidente dovrà prendere una decisione che non credo potrà prevedere incarichi esplorativi o nuovi incarichi ad altre personalità diverse da Mario Draghi. Allora prende corpo un lavoro molto intenso ed in cui è fondamentale il ruolo che dovrà svolgere la Ragioneria Generale dello Stato; non tanto per la definizione del DEF in quanto tale documento è praticamente già pronto, infatti occorrerà correggere solo alcuni parametri già disponibili prodotti ultimamente dall’ISTAT, quanto invece per la Legge di Stabilità dove si dovrà prendere atto che, almeno per il comparto delle infrastrutture, quanto definito dal PNRR ed in particolare le risorse finora assegnate sono state trasferite ad opere già in corso, ad opere affidate nel lontano 2013, mentre nessuna risorsa è stata utilizzata per nuove opere. Cioè non ci sono SAL (Stati Avanzamento Lavori) per opere incluse nel PNRR. Inoltre sicuramente nella Legge di Stabilità sarà necessario prospettare un Piano B che utilizzerà parte delle risorse del PNRR per interventi urgenti nel comparto energetico.

Ed ancora nella redazione della Legge di Stabilità bisognerà affrontare il tema legato all’utilizzo delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020; trattasi di un volano di 30 miliardi di euro che si perderebbero definitivamente se non speso entro il 31 dicembre 2023; oltre a quanto già fatto con il Decreto Legge 50/2022 attraverso l’articolo 56 con cui praticamente il Governo ha avviato una verifica degli interventi privi al 30 giugno di obbligazioni giuridicamente vincolanti e trasferito alla Ragioneria circa 21 miliardi, sicuramente si affronterà il programma delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027 anche per evitare che si ripeta la assurda incapacità nella spesa vissuta nel programma 2014 – 2020.

Una Legge di Stabilità che cercherà di limitare i danni accumulati sia nel periodo 2015 – 2021, in cui praticamente non si è aperto nessun nuovo cantiere, sia nell’ultimo biennio in cui si è dato sfogo solo a programmi, ad annunci ed anche alle riforme che però, nel caso delle opere pubbliche, si sono rivelate ancor una volta non tempestive: solo ad ottobre prossimo il Consiglio di Stato licenzierà il nuovo Codice Appalti. Ricordo che la riforma era cominciata su iniziativa dell’ex Ministra Paola De Micheli nel 2019, cioè tre anni fa.

Tutti i mali però non vengono per nuocere, infatti questa possibile repentina azione mirata a porre fine alla Legislatura produrrà, a mio avviso, i seguenti fatti positivi:

  • 1. Si eviterà una alleanza tra il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle, una alleanza che avrebbe danneggiato in modo irreversibile la crescita dello stesso PD
  • 2. Si isola il Movimento 5 Stelle rendendolo sempre più simile a ciò che era stato sin dall’inizio: un tipico schieramento di opposizione incapace di governare
  • 3. Si consente all’attuale Governo di effettuare un tagliando vero sullo stato di avanzamento del PNRR e si smorzano i falsi entusiasmi almeno per il comparto delle infrastrutture
  • 4. Si prende coscienza del vuoto strategico che, da almeno otto anni, caratterizza la politica dei Governi che si sono succeduti nei confronti del Mezzogiorno
  • 5. Si consente ai Partiti e agli schieramenti che entreranno nella prossima campagna elettorale di definire in modo trasparente un programma; lo si consente in tempo per salvare il salvabile di ciò che rimane del PNRR, di ciò che invece di avere come all’inizio un arco temporale per la sua attuazione di sei anni potrà disporre di meno di quattro anni.

Molti ancora non credono che si vada a votare entro l’anno, molti, e tra questi i Parlamentari del Movimento 5 Stelle, sperano che Draghi accetti un secondo mandato per sopravvivere anche per pochi mesi, ma la maggior parte dei cittadini penso non veda l’ora di porre fine ad una Legislatura fatta da mediocri ed illuminata solo in questo ultimo anno e mezzo dalle capacità indiscusse del Presidente del Consiglio Mario Draghi.


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