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Il ministro degli Esteri Antonio Tajani

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RITORNA il freddo tra Francia e Italia. Il tappo salta quando all’ora di pranzo il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, attacca duramente Giorgia Meloni: «Non è in grado di risolvere i problemi migratori dell’Italia, un Paese che sta vivendo una gravissima crisi migratoria». Parole che lasciano di sasso Palazzo Chigi. Nessuno, infatti, si sarebbe aspettato una presa di posizione di questo tenore. Anche perché recentemente c’era stata una sorta di chiarimento tra la presidente del Consiglio italiana ed Emmanuel Macron, dopo una crisi diplomatica asperrima, figlia della decisione del governo di Roma, nel novembre scorso, di non accettare la Ocean Viking.

IL BLOCCO DI TAJANI

Ed è dunque sulle note del ministro francese che il livello di tensione ritorna ai giorni di novembre, quando fra Francia e Italia la temperatura era più che glaciale. Non a caso, in un amen salta la missione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prevista a Parigi. Il capo della Farnesina annulla il bilaterale che aveva in agenda con la collega francese Catherine Colonna. Nulla da fare. Tutto rinviato a data da destinarsi. Anzi, dice Tajani, «non andrò a Parigi per il previsto incontro. Le offese al governo e all’Italia pronunciate dal ministro Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con cui si dovrebbero affrontare sfide europee comuni». Ed è a questo punto della giornata politica che iniziano a filtrare ragionamenti di questo tipo in Transatlantico: «Macron è in difficoltà, teme che l’ondata di migranti approdati sulle coste italiana possa risalire tentando di raggiungere la Francia».

A ciò si aggiunge, fanno sapere le stesse fonti parlamentari di maggioranza, che «l’Eliseo ha dovuto rimandare l’approvazione della nuova legge sull’immigrazione perché non ha i numeri in Aula». Con una postilla: «Fare la voce grossa contro un Paese amico dei sovranisti e di Marine Le Pen può essere un modo per recuperare consensi». «C’è un afflusso di migranti e soprattutto di minori nel sud della Francia – ha ammesso Darmanin, incolpando l’Italia – La verità è che in Tunisia c’è una situazione politica che significa che molti, bambini in particolare, salgono dall’Italia e che l’Italia non è in grado di gestire questa pressione migratoria» ha insistito.

LE REAZIONI DELLA MAGGIORANZA

Da Roma escono in batteria esponenti di primo piano di FdI e altissimi dirigenti della Lega e di Forza Italia in difesa della premier italiana. Il primo è Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei conservatori a Strasburgo ed europarlamentare meloniano: «Sarebbe auspicabile da parte del governo francese un atteggiamento meno ondivago, possibilmente anche più cooperativo nel contrasto all’immigrazione illegale. La sensazione che ne deriva è quella di un governo terribilmente spaventato dalla possibilità che anche in Francia possa affermarsi una politica seria e concreta come quella di Giorgia Meloni in Italia».

In scia il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «Il ministro francese? Pensassero a loro, visto che ha diversi problemi in Francia» dice parlando con i cronisti in Senato. I leghisti borbottano, sono convinti, a taccuini chiusi, che l’atteggiamento dell’Italia fin qui sia stato sbagliato, quasi a voler rimproverare l’ecumenismo di Meloni. «Quelle del ministro dell’Interno francese Darmanin sono parole inaccettabili che denotano mancanza di rispetto nei confronti del governo italiano e della premier Giorgia Meloni» scolpisce il sottosegretario all’Interno di via Bellerio, Nicola Molteni. E ancora: «L’esecutivo – sottolinea il dirigente leghista – sta mettendo in campo tutti gli strumenti, per regolare il fenomeno migratorio. L’Italia non prende lezioni dalla Francia che ha sospeso Schengen, che ha ripristinato i controlli a Ventimiglia e ha respinto donne e minori a Claviere».

Duro anche l’azzurro Maurizio Gasparri: «Amo la Francia e i francesi, ma mi chiedo se questo Darmanin, ministro dell’Interno francese che ha usato parole offensive nei confronti del presidente del Consiglio, Meloni, sia il ministro di un governo che ha visto la Francia messa a ferro e fuoco per giorni e giorni. Al punto che, quando alcune sere vedo i telegiornali, non riesco a distinguere le drammatiche immagini dell’Ucraina con quelle, pure drammatiche anche se diverse, di place de la Concorde e del centro di Parigi messo a ferro e fuoco dai manifestanti. Credo che Darmanin abbia molto da fare nel suo Paese, quindi prima di dare lezioni all’Italia dovrebbe dimostrarsi capace di gestire la situazione francese». Gli fa eco la presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, Stefania Craxi: «Il ministro dell’Interno francese, Darmanin, dimostra non solo di ignorare le regole del galateo istituzionale, ma anche la realtà dei fatti e i meccanismi di funzionamento della democrazia».

PARIGI FRENA

Sia come sia, nel pomeriggio Parigi tenta di raffreddare la polemica. Prima facendo filtrare che «il governo francese auspica di lavorare con l’Italia per far fronte alla sfida comune rappresentata dalla rapida crescita dei flussi migratori». Poi attraverso una dichiarazione del ministero degli Esteri che sembra una presa di distanza dalle parole di Darmanin: «Ho parlato con il mio collega Antonio Tajani al telefono. Gli ho detto che la relazione tra Italia e Francia è basata sul reciproco rispetto, tra i nostri due Paesi e tra i loro dirigenti. Spero di poter accoglierlo presto a Parigi». Non è dato sapere se tutto questo sarà sufficiente a far rientrare il caso. Anche perché, confidano a Roma, «non è la prima volta…».


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