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Nella Pa italiana manca il personale, secondo uno studio gli organici sono sotto del 35%, così anche gli obiettivi del Pnrr sono a rischio

Organici ridotti all’osso, turnover bloccato per anni, bassi livelli di competenze ed età media elevata (54,7 anni) dei dipendenti: all’appuntamento con la storica occasione di rilancio del Paese offerta dall’Europa con il Pnrr, la macchina della pubblica amministrazione si presentata con le ruote “bucate”, mettendo a rischio l’attuazione nei tempi dettati da Bruxelles.

E gli interventi messi in campo per rimetterla in carreggiata non hanno finora dato risultati significativi, come dimostra l’allarme lanciato dalla Federazione Lavoratori pubblici e funzioni pubbliche (Flp).

«Siamo in forte ritardo», sul fronte delle assunzioni nella pubblica amministrazione, nel quadro del Pnrr, giacché «la carenza di personale è oggi di circa il 35%, con punte del 50% in alcuni settori». Ma, «soprattutto, mancano le competenze necessarie per il Piano nazionale di ripresa e resilienza»: il segretario generale, Marco Carlomagno, ha fatto il punto a margine del convegno “Pnrr, governance e capacità amministrativa” promosso dalla federazione.

PA MANCA PERSONALE, ASSUNZIONI DEGLI ULTIMI MESI INSUFFICIENTI

Le assunzioni attivate negli ultimi mesi nel quadro del Pnrr, pur velocizzate e semplificate, «non sono sufficienti nel numero a coprire le enormi vacanze di organico» frutto di anni di tagli alla spesa pubblica richiesti dall’austerity e dello stop al turnover. Pesa poi il fatto che si tratti per lo più di contratti a tempo determinato e anche la necessaria velocità impressa alle procedure di reclutamento che non ha consentito l’opportuna selezione del personale da dedicare a progetti specifici, spesso di natura tecnica e progettuale.

«Come rilevato dal Formez, al termine dei concorsi banditi lo scorso anno, è rimasto scoperto il 71,6% dei posti banditi per ingegneri e architetti, il 58,3% di quelli per analisti del mercato del lavoro e il 37,5% di quelli per statistici e informatici», ha sottolineato Carlomagno. L’inadeguatezza della macchina amministrativa italiana emerge anche dal confronto con quella degli altri Paesi, soprattutto sul fronte della pianta organica: il personale effettivo è in media inferiore del 50% rispetto alla dotazione organica e al di sotto di tutti i Paesi dell’Unione Europea. A questo si somma poi l’anzianità del personale, con una media superiore ai 50 anni di età e il mancato allineamento delle qualificazioni con gli obiettivi proposti.

NEI COMUNI LE ASSENZE MAGGIORI CHE METTONO A RISCHIO IL BUON ANDAMENTO AMMINISTRATIVO

«Nei Comuni, ad esempio, – ha rilevato Carlomagno – manca più di un terzo del personale previsto in organico e solo l’1 % ha meno di trent’anni mentre più del 20% supera i sessanta. E la cosa non cambia di molto nelle Amministrazioni centrali, nella sanità e nella stessa scuola, dove si è fatto negli anni ricorso massiccio al precariato per coprire le spaventose carenze di organico». Inoltre, «sul piano delle retribuzioni e delle professionalità ci si deve confrontare da una parte con percorsi di carriera ancora in gran parte bloccati e con la mancata valorizzazione del personale e, dall’altra, con retribuzione basse, non in linea con i compiti richiesti, e scarsamente attrattive per i nuovi assunti».

NELLA PA MANCA IL PERSONALE, ZANGRILLO PRONTO AL CONFRONTO

Il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, da parte sua ha dato «piena disponibilità ad avviare un confronto autentico sulle cose che ci sono da fare per gli importanti obiettivi che il Pnrr ci pone». «Il Pnrr è come un treno ad alta velocità che ha una destinazione precisa e tappe ben definite che dobbiamo rispettare. E’ una sfida importante e complessa che – ha rimarcato – richiede il contributo di tutti al dialogo e la capacità di fare squadra tra amministrazione e il sindacato».

Oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare il nuovo dl Pnrr che oltre che ridisegnare la governance del Piano, accentrandone la regia a Palazzo Chigi, spinge sulla semplificazione, riducendo vincoli e autorizzazioni, per accelerare la realizzazione delle opere, e interviene anche sulla pubblica amministrazione, con la stabilizzazione, previo colloquio selettivo, degli assunti nelle unità di missione del Mef e degli altri ministeri in tempi più brevi rispetto alla data stabilita del 2026, e dei tecnici reclutati per rinforzare le politiche di coesione al Sud assegnati alle amministrazioni centrali. E ampliando gli spazi per le assunzioni negli enti locali.

FITTO TENTA L’APPROCCIO PER LA REVIZIONE DEL PNRR A BRUXELLES

Intanto il ministro degli Affari europei, Sud e Pnrr, Raffaele Fitto, sta intanto portando avanti l’interlocuzione con Bruxelles sul processo di revisione del Pnrr che procede di pari passo con la definizione dei progetti di Repower EU. «Stiamo lavorando molto bene», «il confronto è positivo con la Commissione europea sia dal punto di vista istituzionale che anche a livello tecnico», ha affermato il ministro che guarda alla data del 30 aprile, termine previsto per la presentazione del capitolo Repower Eu. «Una scadenza che terrà insieme una riflessione sul Pnrr e sulla politica di coesione – ha spiegato Fitto – perché il Repower diventa un capitolo aggiunto del Pnrr e può utilizzare il 7,5% delle risorse della coesione. Se dovessi immaginare un punto di convergenza e di equilibrio è quello e ci muoviamo in questa direzione».


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