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Il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani

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SUL fronte del gas, l’Italia rischia la stretta, ma forse può evitarla. La Russia ha tagliato le forniture per ritorsione al nostro appoggio all’Ucraina, ma le forniture da altri Paesi, in primis l’Algeria, sono aumentate, e potrebbero compensare il taglio del gas russo. E prende quota il Price Cap, il tetto al prezzo del gas, ritenuto indispensabile da diversi Paesi europei e sostenuto in prima battuta dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi.

L’energia non è all’ordine del giorno del Consiglio europeo di oggi e domani, ma è probabile che i leader Ue se ne occuperanno in vista anche del G7 che si terrà in Germania dal 26 al 28 giugno. “In questo momento stiamo lavorando su diverse opzioni per quanto riguarda i prezzi elevati” dell’energia e dobbiamo discuterne con il Consiglio europeo” dice la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “L’Italia si distingue per aver già utilizzato le nostre raccomandazioni: tassare i profitti eccezionali delle aziende energetiche e sostenere con questo le famiglie vulnerabili e le piccole imprese. Questo è una cosa molto buona che abbiamo apprezzato”.

Intanto, il Governo ha approvato un decreto legge per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale per il terzo trimestre 2022 e per garantire la liquidità delle imprese che effettuano stoccaggio di gas naturale, e di quelle che importano gas naturale sul mercato domestico. La riduzione del gas russo è stata compensata da quello proveniente dall’Algeria che arriva a Mazara del Vallo (Trapani): venerdì era 64,3 milioni di metri cubi, ieri è salito a 74,3. Salgono anche le forniture dal gasdotto Tap, dall’Azerbaijan a Melendugno (Lecce), passate da 28,4 milioni venerdì a 29,2 ieri e pure quelle dal rigassificatore di Livorno, da 9,7 milioni a 13,8. Stabili le produzioni dei due altri rigassificatori, Cavarzere (Rovigo) e Panigaglia (La Spezia). Nel complesso, vengono messi in rete 207,1 milioni di metri cubi di metano, a fronte di una domanda giornaliera nazionale di 156,3 milioni.

Ma, in prospettiva, non sarà semplice, né senza costi sostituire il gas naturale proveniente dalla Russia. Infatti, attualmente, la produzione nazionale di gas naturale riesce a coprire solo una piccola parte dei consumi: se prendiamo come riferimento il 2021, abbiamo prodotto 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale, a fronte di un consumo di 76,1 miliardi. In altre parole, con la sola produzione interna riusciamo a coprire circa il 4% dei consumi. E il resto, è necessario importarlo dall’estero. Dopo un valore medio attorno al 30% prima del 2012, negli ultimi anni il gas russo ha coperto circa il 40% del nostro fabbisogno nazionale di gas naturale, con picchi attorno al 44% nel 2015. Con le recenti restrizioni disposte da Gazprom, la quota di gas importato da Mosca è scesa al 36%.

Il Paese dal quale giunge il secondo maggior quantitativo di gas naturale è l’Algeria tramite l’impianto siciliano di Mazara del Vallo, il Transmed che prima di giungere fino allo Stivale, attraversa anche la Tunisia. Se le importazioni russe annue soddisfano ormai il 36% del nostro fabbisogno, quelle Algerine riescono a coprire un ulteriore 28,4% circa. Il resto del gas proviene dalla Libia e dall’Azerbaigian. In tutto questo bailamme, riprende quota il tetto europeo al prezzo del gas, una misura indispensabile secondo il premier Draghi, per fermare la corsa al rialzo delle quotazioni ma anche uno strumento importante per affermare una posizione netta, e univoca, dell’Europa nella “guerra” del gas che Putin sta combattendo con quotidiane restrizioni alle forniture di Gazprom.

Questa volta lo spazio per arrivare a un primo passo sostanziale verso un accordo sembra esserci. Soprattutto perché lo scenario sta cambiando rapidamente. Non ha senso difendere forniture che arrivano a singhiozzo e le strade alternative diventano obbligate. Va bene aumentare le forniture alternative, ma non basta. L’altro fattore che spinge verso il tetto al prezzo del gas è proprio il prezzo.

Ieri il prezzo del gas ha sfiorato quota 128 euro al MWh dopo l’allarme del capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, Faith Birol, secondo il quale l’Ue deve prepararsi a uno stop totale delle forniture dalla Russia per l’inverno. I contratti futures sul mese di luglio segnano un rialzo dell’1,9%. Sono dati che dimostrano tutta la speculazione in atto, perché il costo del metano è artificialmente più alto del suo effettivo valore di mercato. Di qui, la richiesta italiana di limitarlo unilateralmente con un tetto stabilito a livello Ue. Il piano italiano prevede il divieto di commerciare gas tra operatori in tutti i Paesi europei a un prezzo superiore agli 80 euro per MWh. In questo modo, nessuno vorrebbe importarlo a cifre superiori, perché sarebbe un’operazione in perdita.

Tecnici della Commissione Ue stanno assistendo quelli del ministero della Transizione ecologica per mettere a punto un piano che non metta in difficoltà il funzionamento del mercato interno. L’idea sarebbe di avviare la discussione per farla arrivare al tavolo dei leader Ue a luglio. La Commissione ha anche inviato dei questionari agli Stati membri perché indichino i settori industriali che saranno colpiti dall’interruzione del gas.


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