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Il ministro Roberto Cingolani

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MOSCA ha dato un’altra stretta al rubinetto che governa i flussi di gas diretti all’Italia: ieri, ha comunicato l’Eni, Gazprom, il colosso russo dell’energia, ha ridotto di un terzo le forniture, limitandole a 21 milioni di metri cubi al giorno rispetto alla media di 32 milioni degli ultimi giorni, circa la metà dei 63 milioni di metri cubi che la Russia garantiva quotidianamente alla società energetica italiana prima dell’escalation del conflitto in Ucraina e che Putin mettesse in campo anche l’arma del ricatto sul gas. Non solo l’Italia: Gazprom ha ridotto anche i flussi verso l’Austria del 70%.

I nuovi tagli coincidono con l’annunciato avvio della manutenzione del Nord Stream 1, il gasdotto che trasporta 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas dalla Russia alla Germania, passando sotto il Mar Baltico. Il flusso di gas si è quindi fermato poche ore dopo l’inizio dei lavori e lo stop dovrebbe protrarsi fino al 21 luglio. Già il mese scorso Mosca aveva tagliato i flussi al 40% della capacità totale del gasdotto, adducendo problemi tecnici determinati dalla mancata restituzione di una turbina in riparazione nell’impianto Siemens di Montreal, trattenuta in Canada per via delle sanzioni dell’Ue contro il Cremlino. Il governo canadese ha ceduto alle pressioni di Berlino, decidendo di inviarla alla Germania che a sua volta la farà avere alla Russia. La decisione è stata fortemente criticata da Kiev, ma a sostegno della posizione del governo di Trudeau sono scesi in campo sia il dipartimento di Stato americano, sia Bruxelles. Il portavoce della Commissione Ue, Tim McPhie, ha puntualizzato che «le sanzioni Ue non includono le infrastrutture per il trasporto di gas naturale». Sono tuttavia diffusi i timori che Putin allunghi lo stop del Nord Stream per far pressione sui governi europei che studiano nuove sanzioni.

«Prepariamoci al peggio» è il messaggio che è rimbalzato da uno Stato all’altro, fino a Bruxelles. «Sono 12 i Paesi membri finora interessati dai tagli. La situazione è serissima, siamo preparati ad ogni scenario»: recitava il tweet della Commissione Europea. La nuova mossa di Putin è arrivata mentre prendeva il via la riunione dell’Eurogruppo.

Un taglio completo delle forniture di gas dalla Russia «non è il nostro scenario di base», ma «non è un rischio che possiamo escludere. Ci stiamo preparando a livello Ue e a livello di Stati membri anche per questa eventualità», ha affermato il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, al suo arrivo al vertice. «Non siamo in uno scenario avverso, ma i rischi di andarci stanno crescendo», gli ha fatto eco il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, secondo cui eventuali altri tagli alle forniture «avranno non solo conseguenze macroeconomiche sulla crescita, ma dovremo anche affrontare una situazione difficile».

Per ora «la crescita economica si sta dimostrando piuttosto resiliente. Tuttavia, ci si può aspettare qualche revisione al ribasso, soprattutto per il 2023, perché ci sono incertezze e rischi», ha sottolineato Dombrovksis anticipando le previsioni economiche d’estate che saranno illustrate giovedì, mentre per il 20 luglio sono attese le comunicazioni della Commissione sul piano di emergenza sull’energia annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen, in cui, secondo quanto ha riferito il commissario Gentiloni, al momento non figura il price cap sul gas proposto dal governo italiano.

Intanto, di fronte a un ulteriore taglio delle forniture russe, già dimezzate a giugno, l’Italia si prepara e spingere sull’acceleratore per portare gli stoccaggi al 90%. «Questo inverno è quello un pochino più delicato, dobbiamo avere gli stoccaggi pieni il prima possibile per non andare in carenza nei primi mesi freddi», ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. «Siamo al 64% (6,1 miliardi di metri cubi) dell’obiettivo», ha assicurato l’ad Snam Stefano Venier. A primavera poi cominceranno ad arrivare le nuove forniture che l’Eni ha trovato in giro per il mondo, soprattutto in Africa.

Nel frattempo si considera «cruciale» il risparmio, soprattutto nel settore residenziale che da solo «rappresenta il 30% dei consumi e il 12% delle emissioni». Coinvolgere i cittadini nell’ “operazione risparmio» diventa altrettanto essenziale: «Se regolassimo meglio gli orari del riscaldamento, riducendoli di un’ora, o abbassassimo la temperatura di un grado risparmieremmo 1,5-2 miliardi di metri cubi di gas all’anno», ha spiegato il ministro Cingolani anticipando che il governo sta pensando a una campagna di informazione «tipo “Pubblicità e progresso”» sull’acqua e l’energia, settori strettamente collegati, costruendo una serie di messaggi «con suggerimenti di comportamento e di sobrietà nell’uso delle risorse» da lanciare a stretto giro, prima che che, finita l’estate, i consumi tornino a crescere.

Uno studio dell’Enea ipotizza l’abbassamento di 1 grado dei termostati, dai 20 gradi abituali a 19, per ottenere un risparmio medio nazionale del combustibile per riscaldamento domestico del 10,7%. La ricerca propone anche la riduzione di 1 ora al giorno dell’accensione: può contribuire ad una diminuzione del 3,6% del consumo. Insieme queste due misure, unite alla riduzione di 15 giorni del periodo di accensione, porterebbero il risparmio al 17,5%, pari a circa 2,7 miliardi di metri cubi di gas (1,65 miliardi dalla diminuzione di 1 grado e 550 milioni dalla riduzione di un’ora giornaliera). E il risparmio toccherebbe anche le tasche degli italiani, queste proposte possono un risparmio complessivo, calcolato ai prezzi attuali, di 178 euro all’anno per famiglia.

Se Putin decidesse di alzare ulteriormente il livello del ricatto sul gas, tagliando ancora le forniture verso l’Italia, il governo potrebbe elevare il livello di emergenza, passando dall’attuale pre-allarme ad allarme. Le utenze domestiche non sarebbero toccate, ma verrebbero le industrie dovrebbero autoridursi i consumi. Se poi la Russia dovesse tagliare del tutto il flusso, si passerebbe al livello di emergenza. Il governo potrebbe ridurre il gas a centrali elettriche ed industrie, stabilire soglie massime di temperatura, sospendere le tutele di prezzo, chiedere alle società energetiche di usare tutto il gas che trasportano, attingere alle riserve strategiche e all’aiuto di altri Stati.


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