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Uno dei tanti striscioni esposti insieme al Tricolore

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Il messaggio che arriva agli italiani è per ora forte e chiaro: le istituzioni ci sono e il paese tiene. E’ stato accolto positivamente l’intervento del premier Conte che ha voluto incarnare l’unità di comando nella crisi, annunciando in prima persona e assumendosene la responsabilità e il peso le drastiche misure per il contenimento del contagio. E’ risultato decisivo l’intervento del presidente Mattarella contro il pasticcio della presidente della BCE Lagarde: il Capo dello Stato ristabiliva il ruolo dell’Italia, paese fondatore della UE, che non può essere trattata come se fosse uno dei furbetti che lucrano sulle proprie difficoltà.

BUONE RAGIONI

Si tratta di un passaggio importante, perché ha mostrato come ci si fa valere quando si hanno da spendere buone ragioni e prestigio. Non serve battere i pugni sul tavolo, come si è detto in tempi poco felici. Quando si ha credibilità ed autorevolezza come Mattarella, ben supportato in questo caso specifico dal ministro Gualtieri, basta una secca presa di posizione per far ritornare nei ranghi una disinvolta ex-ministra francese che fa la portavoce delle irresponsabilità dei rappresentanti tedeschi e loro alleati nella gestione dei meccanismi di governo dell’economia.

Non si trattava certo di minacciare uscite dell’Italia dall’Unione Europea e dall’euro, semplicemente di ricordare che una costruzione delicata cade anche solo per le impennate distratte di dichiarazioni avventate. Non è neppure questione di nazionalismi fuori tempo. La presidente della Commissione Europea è un autorevole ex ministro tedesco che invece ha perfettamente e subito capito quanto avventuristico fosse il comportamento solitario della Lagarde e che si è adoperata più volte a far arrivare un messaggio di vicinanza e sostegno all’Italia in difficoltà.

Adesso bisogna far tesoro di questo successo, che può persino stupire, senza cedere agli esibizionismi di chi vorrebbe mostrare i muscoli della retorica a buon mercato. L’incidente va chiuso consolidando quel che si è ottenuto (il recupero rapido della Borsa di Milano) senza dimenticare i problemi che rimangono (lo spread si è ridimensionato, ma rimane alto). Andiamo avanti con la nostra presenza in Europa che gestiamo a testa alta.

L’OPINIONE PUBBLICA

Ci rafforza indubbiamente anche la tenuta del paese. Pur sottoposta ad uno stress notevole, la gente si è schierata con le nostre autorità e l’opinione pubblica risponde bene: le reti televisive e radiofoniche, nonché la quasi totalità della stampa sono impegnate a diffondere la consapevolezza che la battaglia contro l’epidemia si vince solo con la partecipazione consapevole di tutti alle disposizioni emergenziali che il momento richiede. Questo si sta raggiungendo senza alcuna censura sulle informazioni: sappiamo l’andamento dei contagi, il numero delle morti, le difficoltà che si incontrano in questa gigantesca lotta.

GESTIONE CINESE

La trasparenza paga: non crediamo si sarebbe avuta una così larga convergenza su comportamenti virtuosi se si avesse avuto il sospetto che veniva nascosta la vera portata dei fatti. Lo diciamo contro l’opinione dei pochi che pensano che con una gestione più “cinese” del sistema si sarebbero ottenuti risultati migliori. Certamente la democrazia implica confronto e negoziato, ma ciò non è in contrasto con la possibilità di costruire una forma di solidarietà nazionale. Poi ovviamente non tutto si risolve in un giorno. Il contemperamento della necessità di mantenere attivo il sistema di produzione di beni e servizi con la giusta richiesta di tutela per la salute dei lavoratori coinvolti in queste filiere non si raggiunge automaticamente, né con un semplice atto di volontà, ma anche qui la credibilità del sistema istituzionale nella gestione di queste complessità è la migliore garanzia che si troverà una soluzione.

La conclusione è che possiamo crogiolarci nella contemplazione di questa quasi inattesa capacità del paese di rispondere alla crisi in maniera appropriata? Farlo sarebbe negare quella maturità che invece pensiamo di avere raggiunto. Le crisi sono partite lunghe e non basta muoversi gagliardamente nella prima fase del primo tempo per dare per scontato che si arriverà brillantemente alla vittoria finale. Per carità, nessuna voglia di fare i menagramo o di contraddire l’affermazione per cui il buongiorno si vede dal mattino. Solo un sano realismo che ci ricorda come per reggere in una prova sportiva sia necessario anche “il fiato”, ovvero, tanto per dirlo più raffinatamente, la preparazione atletica che i giocatori hanno alle spalle.

SIAMO MIGLIORI

Scoprirsi migliori di quel che si credeva è un aiuto potente per arrivare alla conclusione positiva finale, ma l’essere coscienti della storia che si ha sulle spalle è altrettanto importante. Dunque, fuor di metafora, bisogna lavorare perché quel che di positivo si è rivelato nell’emergenza possa trasferirsi nella routine. Anche ai tempi della sfida terroristica quello “stato” che le BR, i NAR e compagnia ritenevano marcio e incapace di resistere ad un sussulto “rivoluzionario” si dimostrò più forte e più capace di contare sul sostegno popolare di quel che prevedevano. Purtroppo poi quella tenuta non ha saputo tradursi in un rafforzamento stabile delle nostre istituzioni e le debolezze sono tornate a galla con esiti non esattamente felici.
E’ una riflessione che le classi dirigenti, politiche e non, del paese sarebbe bene facessero, non per indebolire o peggio per svalutare quel che si è costruito in questi giorni, ma per consolidarlo per il futuro. Siccome si dovrà farlo, vogliamo sperare, in un contesto non più drammaticamente emergenziale, è bene sapere che non porterebbe buoni frutti trasportare banalmente quel che si è visto nella crisi attuale nel contesto di una ristabilita normalità.


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