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Matteo Salvini

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È alta la tensione nella Lega. Il richiamo a Salvini da parte di Giancarlo Giorgetti non è usuale, ma è fuori dalle pratiche ufficiali. Non è neppure una bacchettata, ma trova l’indicazione che il capo della Lega ha agito fuori da qualunque regola. Per questo il caso è incanalato nelle zone grigie della politica italiana, in uno “scenario inquietante” attaccano i responsabili Sicurezza ed Esteri, Borghi e Quartapelle. Ma è Enrico Letta a definire la cornice di questa incredibile vicenda che assomiglia sempre più a un feuilleton dove si nasconde una verità imprendibile.

Il più fermo nella condanna, è il segretario Pd, il quale chiede chiarezza avvertendo che, comunque, “non può finire a tarallucci e vino”. Questa vicenda, accusa Letta, “non può completarsi così. Mentre la crisi era in corso, c’erano trattative, non si sa bene tra chi, in che modo e con che forme tra l’invasore russo ed un partito di governo italiano. Una risposta tagliata su misura della cena tra l’ambasciatore russo ed il leader della Lega.

Per fortuna che il viaggio non si è mai fatto, ma restano pesanti dubbi sulle conseguenze che si sono rovesciate sui protagonisti. La Lega si spacca sull’ipotesi del viaggio di Matteo Salvini che, secondo quanto emerso, aveva la finalità di stilare un trattato di pace tra Russia e Ucraina. Le critiche di Pd e 5stelle sono state pesantissime, ma anche la Lega ha preso la parola per condannare quanto accaduto.

La parola è toccata al numero due del Carroccio, Giancarlo Giorgetti, il quale ha rapporti non facili con Salvini. “Sono proposte suggestive”, sottolinea Giorgetti, però “bisogna muoversi di concerto con il governo”. Anche perché rappresentano “questioni mondiali, quindi ciascuno deve dare il proprio contributo ma all’interno di percorsi che sono molto complicati”.

I dem sono arrivati a chiedere a Salvini di intervenire in Parlamento. Ma per ora è il braccio di ferro con Giorgetti. Parole forti che spingono la Lega a spaccarsi sempre più in due ali, quella governista (appunto con Giorgetti, Fedriga) e l’altra movimentista che fa capo a Salvini. Mario Draghi è intervenuto da Bruxelles, sostenendo che il governo non cambia rotta rispetto al programma iniziale.

“Quando si è formato sono stato chiarissimo, è collocato nella Ue, nel rapporto storico transatlantico, e sempre su questo binario continua a muoversi”. Ha ricordato anche l’audizione al Copasir dove “riguardo ad eventuali rapporti di esponenti di forze che sono al governo, l’importante è che siano trasparenti”.

Copasir indagherà su Antonio Capuano

Adesso l’affare Salvini si allarga, coinvolgendo altri personaggi, Giorgia Meloni, segretario di Fratelli d’Italia, parlando a Piacenza, ha dato il benvenuto “a chiunque faccia delle cose che ritiene utili per trovare soluzioni, ma l’unico rischio che non dobbiamo correre è quello di dare segnali di crepe nella compattezza dell’Occidente”.

Il presidente del Copasir, Adolfo Urso, ha annunciato che l’organismo indagherà sull’avvocato Capuano, consigliere di Salvini. Ma il faro degli inquirenti è puntato su una cena, avvenuta il primo marzo scorso, tra Salvini e l’ambasciatore Sergej Razov. A una settimana dall’invasione dell’Ucraina non sarebbe stato informato Palazzo Chigi.

Un approfondimento è stato deciso su alcuni episodi, uno riguarda il Comitato di una missione sanitaria a Bergamo e Brescia. In piena pandemia un centinaio di militari russi avrebbe allestito una missione sanitaria, il sospetto è che poteva nascondere intenti spionistici.

Dopo il caso di Walter Biot, capitano di fregata che trafugò segreta a una spia russa. Tra Mosca e Roma è avvenuto. Nei mesi scorsi, lo scambio di diplomatici, con espulsione di decine di uomini.

L’attivismo della rappresentanza diplomatica russa in Italia è da tempo sotto osservazione ed è monitorato dal controspionaggio dell’Aisi. Altri casi sarebbero finiti nell’occhio del ciclone.

Ma il Copasir chiederà informazioni ai servizi, vuole sapere chi era questo avvocato, finito nelle maglie degli 007, che ha sostenuto di avere rapporti con diverse sedi diplomatiche. L’inchiesta del Copasir comincia da lì.


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