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Il Transmed-Enrico Mattei, il gasdotto che porta il gas dall'Algeria all'Italia (Fonte: S&P Global)

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La premier, Giorgia Meloni, ci mette il cuore e la faccia per presentare il Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa. “Il più significativo progetto strategico di questo governo a livello geopolitico”, spiega ai giornalisti dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto che consente di passare dagli annunci e le parole ai fatti concreti.

La strategia è chiara, anche in chiave anti-immigrati irregolari: portare lo sviluppo in quelle regioni da dove si continua a scappare a causa della fame, della guerra o dell’assenza di ogni prospettiva di crescita. Ma l’intuizione della premier è anche un’altra e incrocia in pieno le idee-guida che hanno ispirato il nostro giornale, insieme con la rappresentanza italiana del Parlamento Europeo, a organizzare la prima edizione del Festival Euromediterraneo dell’Economia e di mettere a punto, proprio sulla base del dibattito e del confronto di due giorni intensi al Maschio Angioino, la “Carta di Napoli”, con tanto di proposte operative e allegati tecnici per trasformare il Mediterraneo nel nuovo hub europeo dello sviluppo. I presupposti ci sono tutti.

Ed ora, con il Piano Mattei, c’è anche uno strumento operativo che è in grado di dialogare sia con Bruxelles sia con il G7. E’ la road map annunciata ieri dalla Premier e che partirà, il 28 e il 29 gennaio prossimo, con la Conferenza Italia-Africa. “Vogliamo tornare protagonisti nel Mediterraneo – ha spiegato la Meloni – mettendo in campo una piattaforma programmatico-operativa sulla quale costruire un partenariato equo e paritario con le nazioni africane”. E ancora: “Abbiamo lavorato sodo e a lungo su questo piano, ora si tratta di finalizzarlo arrivando alla stesura nel confronto con i paesi coinvolti e con i paesi terzi, per poi portare il piano in Parlamento al confronto con l’Unione europea. E siccome è un progetto serio ha bisogno di una governance, che abbiamo strutturato con il decreto varato dal Consiglio dei ministri”.

Il piano avrà una durata quadriennale, con l’obiettivo di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Africa. Il decreto prevede la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi del Piano e l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali.

In merito alla governance, si prevede l’istituzione di una Cabina di regia, presieduta dal presidente del Consiglio e composta dal ministro degli Esteri, con funzioni di vicepresidente, e dagli altri ministri, dai viceministri degli Esteri e delle Imprese e del Made in Italy, dal presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dai presidenti dell’Ice-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, della Cassa depositi e prestiti, della Sace, della Simest, da rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, delle università, della società civile e del terzo settore, di enti pubblici e privati.

Tra i compiti della cabina di regia c’è quello di approvare la relazione finale che verrà presentata in Parlamento. Inoltre, si istituisce presso la Presidenza del Consiglio una struttura di missione. In un primo momento avrebeb dovuto essere coordinata da un diplomatico. Ma su questo aspetto, ha precisato la premier, il confronto è ancora aperto. Resta il fatto che il Piano Mattei sarà anche al centro della presidenza italiana del G7 nel 2024, che avrà, ha anticipato la premier, “tra i suoi punti fondamentali proprio il tema del rapporto con il continente africano, del Mediterraneo e delle migrazioni.

Quindi, tutto torna all’interno di un’unica strategia”. Soddisfatto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Il decreto legge sul piano Mattei è un passo politicamente importante per rafforzare il ruolo dell’Italia nel continente africano, in un periodo di crescita delle tensioni internazionali e di aumento delle pressioni migratorie può rappresentare per l’Italia un motivo di vanto e ci fa essere uno dei principali interlocutori dei paesi africani”.

Insomma l’Italia vuole battere un colpo e far sentire la sua voce proprio nel momento in cui il Mediterraneo, anche a causa della guerra in Ucraina, è diventato al centro di un mondo capovolto, dove le tradizionali coordinate di un Sud in cerca di sviluppo e un Nord ricco, possono radicalmente cambiare. Basta pensare, ad esempio, al nuovo baricentro dell’energia, che dal gas della Russia si è spostato a quello dell’Algeria o degli altri Paesi africani ricchi di materie prime. In questo capovolgimento della geografia economia il Sud può giocare, a questo punto, un nuovo ruolo di protagonista, e non solo per la sua posizione geografica ma anche per le capacità e le competenze che nel frattempo ha maturato, dall’industria manifatturiera all’innovazione fino all’elemento cardine, quello del capitale umano. Argomenti che saranno al centro della seconda edizione di Feuromed già in programma a Napoli ad aprile.


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