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Italia promossa, ma con riserva: è la “pagella” della Commissione europea relativa all’esame del Documento programmatico di bilancio. Per i tecnici di Bruxelles il progetto di bilancio del governo Meloni – “raccontato” nel Dpb – “non è pienamente in linea con le raccomandazioni del Consiglio europeo di luglio”. Un giudizio che l’Italia condivide con altri otto Paesi dell’Eurozona: Austria, Germania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Olanda, Portogallo e Slovacchia. Solo sette Paesi hanno incassato una promozione a pieni voti: Cipro, Estonia, Grecia, Spagna, Irlanda, Slovenia e Lituania. Mentre sfiorano la bocciatura le manovre economiche di Francia, Belgio, Finlandia e Croazia che “rischiano di non essere in linea”.

Un cartellino giallo, quindi, per l’Italia, come confermano le parole del commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, che nel sottolineare come il parere di Bruxelles non configuri una bocciatura, lo “traduce” in un «invito a politiche di bilancio prudenti e a un pieno uso delle risorse del Pnrr per gli investimenti» che, come ha ricordato in occasione della presentazione delle previsioni d’autunno, valgono mezzo punto di Pil l’anno. L’Italia – come gli altri 8 Paesi non pienamente “allineati” – dovrà pertanto «prendere le misure opportune ma non dovrà fare manovre correttive», ha precisato Gentiloni. «Accogliamo il giudizio della Commissione. Tutto come previsto: nonostante l’eredità dell’impatto negativo di energia e superbonus andiamo avanti con sano realismo», è stato il commento del ministro dell’Economia e finanze Giancarlo Giorgetti.

A pesare sul giudizio della Ue in primis la spesa primaria netta: le raccomandazioni di luglio del Consiglio erano di limitarne la crescita nel 2024 all’1,3%. Secondo le previsioni autunnali 2023 della Commissione, la spesa primaria netta dell’Italia dovrebbe aumentare dello 0,9% nel 2024, un tasso inferiore al massimo raccomandato.

Tuttavia le stime attuali della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2023 sono superiori a quanto previsto al momento della raccomandazione dello 0,8% del Pil. L’aumento, spiegano i tecnici di Bruxelles – è imputabile a due fattori, tutti e due relativi al superbonus: una spesa maggiore del previsto causata da richieste di accesso al superbonus maggiori del previsto; lo stop del superbonus nel 2024, che ha portato la Commissione a dover conteggiare tutte le spese su quest’anno. Ne consegue, scrivono gli economisti di Bruxelles, “che la spesa primaria netta finanziata a livello nazionale non è valutata come pienamente in linea con la raccomandazione”.

Un altro rilievo riguarda il mancato uso delle risorse risparmiate per via della graduale riduzione degli aiuti contro il caro energia – pari all’1% del Pil – per ridurre il defict, risorse che sono state, invece, utilizzate per aumentare la spesa netta primaria. L’Italia, avvertono da Bruxelles, «dovrà riportare in linea il deficit nominale e quello strutturale», attraversando un «periodo di consolidamento fiscale».

L’esecutivo comunitario prevede che il deficit nominale dell’Italia “sarà al 4,4% del Pil nel 2024 (4,3% la stima del governo), al di sopra del valore di riferimento del trattato pari al 3% del Pil, e il rapporto debito pubblico/Pil al 140,6% (140,1% per il Mef) del Pil nel 2024, al di sopra del valore di riferimento del trattato del 60% del Pil”. E questo comporta il rischio di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo. La Commissione ritiene che l’Italia abbia compiuto “progressi limitati” e invita pertanto le autorità italiane “ad accelerare i progressi”.

Sotto la lente di Bruxelles anche un pacchetto di misure, alcune “con effetti permanenti” sui conti italiani, con un costo aggregato, si stima, pari allo 0,7% del Pil nel 2024: vi rientrano il rinnovo dei contratti pubblici 2022-2024 (anche per il settore sanitario), la proroga al 2024 di alcuni regimi di prepensionamento, misure volte a sostenere la natalità e fondi aggiuntivi per il settore sanitario, gli enti locali e le aree colpite dalle inondazioni nel maggio 2023. il rinnovo dei contratti pubblici 2022-2024 (anche per il settore sanitario), la proroga al 2024 di alcuni regimi di prepensionamento, misure volte a sostenere la natalità e fondi aggiuntivi per il settore sanitario, gli enti locali e le aree colpite dalle inondazioni nel maggio 2023.

“Queste misure – si rileva – sono in parte compensate da risparmi di spesa, insieme a una limitata revisione della spesa per le pubbliche amministrazioni, nonché da alcune limitate misure di aumento delle entrate”.

Bruxelles bacchetta poi il governo sulla politica fiscale: “Frequenti cambiamenti aumentano incertezza nell’economia, rendendo il sistema fiscale più complesso e aumentando l’onere per le imprese e le famiglie che rispettano le regole”, si avverte e si punta il dito, in particolare, sul primo step della riforma fiscale che prevede l’accorpamento del primo e secondo scaglione delle aliquote Irpef e la revisione delle detrazioni fiscali per i redditi superiori a 50mila euro, previsti al momento solo per il 2024. “Questi interventi, compresa la revisione delle detrazioni fiscali, sono piuttosto limitati e non affrontano l’erosione della base imponibile, che è stata ulteriormente ridotta l’anno scorso con l’estensione del regime forfettario per i lavoratori autonomi”, evidenzia Bruxelles. La Commissione, infine, torna a spingere sulla riforma del catasto, ricordando che il Consiglio Ue “ha raccomandato all’Italia di allineare gli estimi catastali con i correnti valori di mercato”.

Da Bruxelles alle aule parlamentari: la deadline per la presentazione degli emendamenti era fissata per le 20 di ieri. L’attesa era per oltre 2000 richieste di modifiche – di fronte a una dote di appena 100 milioni – tutti “firmati” dalle opposizioni, dato l’impegno su “emendamenti zero” assunto dalla maggioranza. I relatori dovrebbero veicolare, con propri emendamenti, alcune istanze parlamentari. Mentre il governo starebbe lavorando a un maxiemendamento, per introdurre correttivi su alcuni temi “caldi”. «Stiamo lavorando anche per risolvere la questione delle pensioni per impedire che ci sia alla fine dell’anno una fuga di personale sanitario», ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani parlando con i cronisti in Transatlantico alla Camera. L’approdo in Aula al Senato potrebbe cadere nella settimana dell’11 dicembre.


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