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Salvini a Mosca con la t-shirt di Putin

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La Russia entra nella campagna elettorale italiana proiettando luci sinistre. Non ci sono inchieste già avviate ma gravi sospetti. “L’ambasciata russa a Roma-secondo quanto rivelato dalla Stampa, avrebbe chiesto ad emissari del leader della Lega, Matteo Salvini, se i suoi ministri fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo Draghi. Il contatto sarebbe avvenuto tra un alto funzionario di Mosca, Oleg Kostyukov e l’avvocato Antonio Capuano.

Enrico Letta ha subito chiesto una campagna elettorale senza influenze esterne chiedendo al governo di Draghi e all’intelligence “di garantirla perché stanno uscendo notizie su chi ha tramato con la Russia di Putin”. Concludendo che “noi vogliamo che la campagna elettorale sia libera dalla presenza russa”. Per ora Letta ha annunciato interrogazioni parlamentari, sollecitando che il caso finisca all’attenzione del Copasir. “Se così fosse, – ha terminato Letta – il caso sarebbe di una gravità senza fine”. Si è rivolto anche a Giorgia Meloni alla quale ha chiesto se riuscirà a stare in una coalizione che avrebbe tramato “per gli interessi della Russia”. Ci sono particolari inquietanti anche se Salvini, chiamato a commentare se la crisi di governo è stata dettata dalle “Ombre russe”, ha affermato che si tratta di “fesserie”. Ed ha proseguito dicendo di “aver lavorato per la pace e cercato di fermare questa maledetta guerra”.

Sul tema Osvaldo Napoli afferma: “Che Salvini, al pari di Berlusconi, abbia un autentico culto per Vladimir Putin non è più un mistero da qualche anno. L’accordo politico fra la Lega e Russia unita, partito di Putin, è lì a confermarlo. Giusto, allora, che si faccia chiarezza su ulteriori e più inquietanti legami fra le due parti, senza mai dimenticare che il primo, decisivo impulso alla crisi di governo è stato del M5S e del suo leader sfasciacarrozze. Se qualcuno pensa di occultarne le responsabilità addebitando al Salvini la crisi di governo commette un grave errore. Un’intesa con M5S e Conte era e rimane indigeribile per Azione. Draghi è caduto per mano di Conte, Salvini e Berlusconi, cioè i leader di tre forze dichiaratamente, sia pure con diversa intensità, legate a Putin. Una vittoria del centrodestra metterebbe in una situazione di oggettiva difficoltà le relazioni atlantiche ed europeiste dell’Italia”.

La tensione dentro la Lega è arrivata alle stelle. Non tutti condividono le politiche di Salvini, quest’affare non fa che acuire vecchi rancori. E meno male che si è risolto in poco più di tre ore, senza spargimenti di sangue, il vertice di centrodestra. Da questa riunione Silvio Berlusconi è apparso soddisfatto perché “c’è stata unità d’intenti, non sui posti ma sulle idee, sui progetti per l’Italia”. Ma forse quell’intervista è servita a Berlusconi per chiarire che non ci sono veti sulla Meloni premier, ovvero ha tutte le carte in regola per guidare un governo di alto profilo, di elevata credibilità nel mondo. E sottolinea che “le tre grandi forze politiche nel centrodestra sono tutte necessarie numericamente per vincere e per governare”. Quindi non ha senso valutarle sulla base di sondaggi. “Esiste una parte proporzionale perché siano gli elettori a misurare il peso dei singoli partiti”. Poi c’è una spina nel cuore, le fuoriuscite da Forza Italia. Berlusconi è amareggiato sia per la scelta che per il metodo che hanno voluto seguire, “con Brunetta, Gelmini e Carfagna ho continuato ad illudermi fino all’ultimo, affinché prevalessero le ragioni della loro vita”.

L’idea di un centro disancorato dal centrodestra per creare un finto centro alleato alla sinistra è il contrario di quello che accade in Europa o nel Ppe. È preoccupato dall’idea di una coalizione che vada da Calenda alla Bonino: “Certamente mi preoccupa, ma nello stesso tempo mi fa sorridere”. Invoca una posizione seria e qualificata non un confuso agglomerato di sigle e di leader senza seguito: “Il fatto che Enrico Letta sia pronto a seguire questa strada non mi stupisce ma mi preoccupa”.

Intanto c’è la Meloni che protesta: “Se qualcuno pensa di potere, sotto la nostra insegna, avere comportamenti che consentono alla sinistra di dipingerci come nostalgici da operetta, quando noi stiamo costruendo un grande partito conservatore, sappia che ha sbagliato casa e che lo tratteremo come merita: uno che fa gli interessi della sinistra e dunque un traditore della nostra causa”.

Se è passata la linea del buonsenso non è la linea di Meloni, Salvini o Berlusconi, non è di uno soltanto ma chi prende un voto in più ha l’onere di indicare il premier.

Sciolto il nodo del centrodestra si va a risolvere anche quello del doppio mandato dei grillini “Stiamo discutendo in queste ore e risolveremo in questa settimana anche per valorizzare esperienze e competenze. La trasparenza per me, ha concluso Giuseppe Conte, è sempre stata un principio, ma ci sono questioni da chiarire, ha aggiunto l’avvocato del popolo, la Lega dovrà farlo nelle sedi opportune”.


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