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Il deputato del Pd, Alessandro Zan

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Il confronto/scontro elettorale per ora si svolge sulle opportunità fornite dalle polemiche quotidiane ovvero su qualche passo falso dell’avversario (si pensi alle affermazioni di Silvio Berlusconi a proposito delle dimissioni di Sergio Mattarella) e sui alcuni grandi temi sui quali maggiore è la confidenza degli schieramenti contrapposti. E ovviamente l’insistenza di una parte sul fisco (si pensi alla flat tax in varie versioni del centrodestra) a cui arrivano le repliche polemiche degli avversari, i quali a loro volta sono sotto tiro per le loro posizioni su altri argomenti. Ma nei programmi c’è materia per un torneo che richiamerebbe i grandi scontri del passato sui cosiddetti valori non negoziabili (dal divorzio all’aborto fino ai casi in cui altri decidono se una vita non è più degna di essere vissuta). Si tratta del campo dei nuovi diritti civili (o almeno ritenuti tali) che sono all’ordine del giorno in tutto il mondo civilizzato e che riguardano comportamenti, rapporti e propensioni che sono approdati alla tolleranza prima, alla libertà poi, ma di cui sono controversi i limiti del riconoscimento del diritto.

Sono argomenti di carattere fondamentali che chiamano direttamente in causa l’etica e gli ordinamenti giuridici riguardanti i rapporti tra le persone e il tema cruciale della procreazione, in connessione con disponibilità della scienza e delle tecnologie.

In altri paesi queste problematiche spaccano le società e si ergono ad ideologie implacabili come se si fosse tornati alle guerre di religione, che non ammettevano ‘’credi’’ differenti, fino a sbudellarsi per colpo di qualche dogma interpretato in maniera diversa. Da noi, Il Pd ha inserito i diritti civili tra le priorità del suo programma e se ne avvale nella campagna elettorale e nelle candidature emblematiche (come con la superblindatura di Alessandro Zan).

La destra ha delle posizioni opposte; le ha riprese nei programmi, ma per ora dimostra una certa ritrosia ad avvalersene nella polemica politica. Nel caso di Giorgia Meloni pesano di certo le critiche ricevute dopo il suo comizio al Convegno dei Vox e ne influenzano la linea di prudenza portata avanti nella campagna elettorale. Ma Matteo Salvini non si è tirato indietro ed ha risposto punto per punto alle posizioni del Pd. Di seguito i manifesti a confronto.

Il Pd e i diritti civili

Garantire la piena attuazione di diritti fondamentali significa costruire un paese dove tutte e tutti si sentano a casa. Perché sanno di non essere lasciati soli ad affrontare i propri problemi. Perché sanno che c’è spazio per loro. Questo deve valere anche per tutte le persone che oggi vedono messo in discussione il loro stesso diritto ad esistere, ad essere considerati cittadine e cittadini a tutti gli effetti, a scegliere della propria vita. Approveremo subito la legge contro l’omolesbobitransfobia (DDL Zan) e introdurremo il matrimonio egualitario. Un paese civile non esclude, non emargina, non ghettizza. Le battaglie della comunità LGBTQI+ sono semplicemente richieste di uguaglianza: sono la voce di milioni di italiane e italiani che rivendicano libertà e autodeterminazione, che vogliono pari dignità. Per la destra non è mai il momento, noi crediamo che l’Italia sia già in ritardo. Approveremo una legge sul fine vita, per difendere fino all’ultimo dignità e autodeterminazione, in linea con le indicazioni della Corte Costituzionale. Tutte le democrazie avanzate discutono del tema, abbiamo il dovere di fare lo stesso. La società ha dimostrato di essere più avanti della politica ed è nostra responsabilità dimostrare di essere in grado di interpretare un sentire diffuso. Nell’ambito delle politiche di contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata, riteniamo sia arrivato il momento di legalizzare l’autoproduzione di cannabis per uso personale e fare in modo che la cannabis terapeutica sia effettivamente garantita ai pazienti che ne hanno bisogno. Contestualmente proponiamo di rafforzare le iniziative di prevenzione e informazione nelle scuole e nell’informazione pubblica per accrescere la consapevolezza dei rischi legati a ogni forma di abuso e dipendenza (tabagismo, alcolismo, sostanze psicotiche).

La replica della Lega

La famiglia va anche tutelata con politiche valoriali che ribadiscano il suo ruolo primario nella società. La famiglia è quella composta da una mamma e un papà e non da un “genitore 1 e 2”. Una famiglia che sia espressione di solidarietà verso gli anziani e i più fragili, senza lasciarli nella solitudine delle proposte eutanasiche.

Lo Stato deve essere soggetto attivo nel valorizzare l’identità e la cultura del nostro Paese, aiutando a proteggere i minori da minacce come la liberalizzazione della cannabis, la decostruzione dell’identità sessuale e i contenuti pericolosi che circolano sul web. Uno Stato che non lascia spazio a imposizioni ideologiche come l’indottrinamento gender sui minori e il cambiamento di sesso. Condannare pratiche come la maternità surrogata, rendendola reato internazionale.

L’aborto

La questione dell’aborto è in discussione in molte parti del mondo. Se in Europa vi è la tendenza ad allargare i vincoli previsti per l’interruzione volontaria di gravidanza, negli Usa, dopo la sentenza della Corte Suprema la regolamentazione è divenuta competenza di singoli Stati. Nei due programmi individuati come caratteristici delle posizioni sui diritti civili si sfiora anche questo tema con cautela da ambedue le parti.

Per il Pd: il pieno riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, garantendo l’applicazione della legge 194/1978 in ogni sua parte sull’intero territorio nazionale e rafforzando la rete di consultori. In questa proposta, anche se non in maniera esplicita, potrebbe essere sottesa il superamento del diritto dei medici all’obiezione di coscienza, assegnando la priorità al diritto della donna di ricevere l’intervento da parte del SSN.

Per la Lega: Difesa e promozione della “cultura della Vita”; Fondi da destinare alle ragazze madri in difficoltà, che altrimenti deciderebbero di interrompere la gravidanza per ragioni economiche. Come si può leggere, non vi è alcuna preclusione nei confronti dell’aborto, ma è evidente il rovesciamento della scala dei valori: la cultura della vita viene prima del diritto assoluto della donna di gestire il proprio corpo. In fondo era questo lo spirito originale della legge del 1978: l’aborto legale era previsto come il “male minore’’ rispetto alla pratica millenaria degli aborti clandestini. Col tempo è assurto a diritto fondamentale della persona. Ed è diventato un argomento tabù, nonostante che intorno alla procreazione il contesto medico e tecnologico sia completamente cambiato. Basti pensare che nelle statistiche che misurano gli indici di denatalità non vengono mai calcolati i numero delle IVG effettuate nell’anno considerato.


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