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Matteo Salvini e Giuseppe Conte

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Mentre l’Ucraina viene devastata dalle bombe russe, Mario Draghi garantisce all’Italia uno standing autorevole e un impegno serio: rispetto degli obblighi internazionali che discendono dalle alleanze consolidate e sostegno all’Ucraina con tutti i mezzi possibili, compreso l’invio delle armi. In più, con l’approvazione del Decreto Ucraina, l’Italia porterà la propria spesa militare dall’1,4% del proprio Pil al 2%, passando dai 26 miliardi di euro attuali a 38 miliardi di euro circa all’anno. Il nostro governo darà così seguito agli impegni assunti già nel 2014 in ambito Nato e oggi riconfermati dagli ultimi vertici europei. La scommessa non risiede tanto nell’aumento delle spese militari in sé, quanto piuttosto nel necessario coordinamento dei paesi membri per la costruzione di una difesa comune capace di garantire la sicurezza evitando inefficienze e ritardi. D’altra parte, i ritardi dell’Occidente sono proverbiali.

Le opinioni pubbliche europee e americana discutono animatamente sui limiti della risposta euro-atlantica, considerata ancora troppo prudente contro l’aggressione russa dell’Ucraina. Viceversa, il dibattito pubblico italiano è attraversato da polemiche provinciali basate su proposte balzane (come la richiesta di resa all’Ucraina) o irrealistiche (come il rifiuto all’invio di armi ai resistenti ucraini).

Chi cerca di approfittare di questo contesto sono i gemelli diversi del populismo italiano: Matteo Salvini e Giuseppe Conte. I due leader sono accomunati da una antica simpatia per Vladimir Putin. La militanza filorussa di Salvini è stata eclatante. Più volte il leader della Lega ha sottolineato di preferire il tiranno russo a qualsiasi altro capo di governo o di stato europeo e allo stesso presidente Mattarella. Ha vantato le meraviglie della dittatura del Cremlino contro l’oppressione dell’Unione europea. Si è fatto fotografare con l’effigie di Putin sulla maglietta. Cose che gli sono state clamorosamente rinfacciate di recente dal sindaco polacco di Przemysl, Wojciech Bukan: una figuraccia di livello internazionale.

Anche Giuseppe Conte si è spesso vantato della sua collaborazione con Putin. Spesso ambigua, visto che ancora oggi si parla della famigerata missione dei militari russi in Italia in occasione della pandemia: una vicenda ancora in parte oscura sulla quale Conte ha sempre glissato, ma che la Russia rinfaccia ora che sperava di incassarne il dividendo politico. Bisogna poi ricordare i rapporti molto stretti tra Lega e M5s e il partito di Putin Russia Unita. I probabili finanziamenti che da Mosca sono arrivati alle onlus vicine alla Lega (in Francia Marine Le Pen ha ammesso di aver recuto soldi da Putin, a conferma del tentativo del tiranno russo di influenzare la politica europea). Che dire poi delle iniziative dei parlamentari leghisti e grillini contro le sanzioni comminate alla Russia dopo l’invasione della Crimea o dei ripetuti appelli per far uscire l’Italia dalla Nato?

Il populismo gialloverde è riemerso pochi giorni fa quando alcuni parlamentari hanno boicottato il messaggio alle camere di Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina. A questa triste sfilza di slealtà antiitaliane e antieuropee si aggiunge oggi un nuovo episodio. Salvini e Conte si schierano contro il governo Draghi con un no esplicito all’invio di armi all’Ucraina (in particolare Salvini) e all’aumento delle spese militari (soprattutto Conte). Il leader della Lega ha scoperto all’improvviso un’anima pacifista, cavalcando strumentalmente le parole di Papa Francesco. Il leader del M5s usa il no alle spese militari per atteggiarsi a paladino degli italiani colpiti dalla crisi economica.

Due forme speculari di demagogia sulle quali pesano, da una parte, i legami ancora forti con Mosca e, dall’altra, i calcoli elettorali di corto respiro, nutriti dall’insicurezza diffusa. Ma si tratta di argomenti insostenibili, sia sul piano costituzionale che geopolitico, che mettono in pericolo la navigazione del governo proprio nel pieno di una emergenza bellica. La protezione di famiglie e imprese è un movente fondamentale. Ma sarebbe impossibile realizzarla senza la la difesa dell’Europa.


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