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Alberto Forchielli

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“Va combattuta a tutti costi sennò perderemo anche quel poco che ci è rimasto e faremo solo i loro camerieri”. La Cina è sempre più vicina, e il padanissimo Alberto Forchielli (Bologna, classe ’55) si mette l’elmetto, pronto a rinnegare tutto del Dragone, a cominciare dalla Belt and Road, per finire alla potenza atomica dell’economia maoista.

Alberto Forchielli è un imprenditore, economista, giornalista, blogger, autore di libri di culto (“Muovete il culo! era una memorabile lettera aperta ai giovani fancazzisti italiani) divenuto famoso per un’esilarante caricatura di Maurizio Crozza nelle notti de La7. Forchielli amava la Cina smodatamente, a partire dai ravioli al vapore e dalle paccottiglie luminose vendute nei mertcatini. L’uomo, con quella sua bella faccia da cinema, era un agguerrito filocinese, aveva perfino fondato il fondo Mandarin Capital Management, che investiva in aziende europee esportatrici verso Pechino. Ora, invece, sta investendo in un’azienda per la ricrescita di capelli -che non lo riguarda essendo calvo come Kojack-; ha lasciato l’Asia; e si è trasformato nel maggior cacciatore di cinesi sulla piazza. A chi gli chiede perché l’Europa in quadrata falange si schiera ora contro il “pericolo giallo”,

Forchielli risponde: “ Credo che l’ irrigidimento da parte della Ue nei confronti della Cina sia ormai acclarato. Giustamente. Ci aspettavamo che i cinesi si sarebbero aperti, invece si sono chiusi sempre più, sono sempre più opportunisti e sempre meno democratici. E alla delusione s’ è aggiunta la paura per la loro estrema politica mercantilista. Che va combattuta a tutti costi sennò perderemo anche quel poco che ci è rimasto e faremo solo i loro camerieri”. Camerieri. Gli serviremmo, insomma le nostre imprese in un piatto succulento, neanche il nostro sistema produttivo fosse una grande bistecca, poco cotta anzi al sangue. Il nostro sangue, il sangue sacro dell’Occidente, pare di capire.

“Io ho vissuto andando e venendo dalla Cina per 25 anni. Ora sono un pentito, da China Dove a China Hawk: sono passato da colomba a falco. Mi hanno fottuto sia a livello economico sia personale, gente che credevo amica” continua affannosamente Forchielli “ma per i cinesi non esiste l’amicizia. Guardi anche gli altri paesi: tutti sanno che bene o male devono lavorarci coi cinesi, devono agganciarsi alla loro economia, ma poi vogliono mettersi sotto il democratico ombrello americano, che impone però di evitare la Cina. È uno strano meccanismo».

L’ ex cinadipendente è furioso e smonta pezzo per pezzo la Via della Seta (“La Cina, fortunatamente, a parte magari comprarsi qualche porto, ha pochi interessi in Italia, oramai ci hanno già fregato quasi tutto dalle pentole all’ impiantistica, all’ abbigliamento. Ricreare la filiera è quasi impossibile”), massacra il 5 G dagli occhi a mandorla; fa capire che i comunisti cinesi vincono il Covid in funzione dell’assoluta soppressione dei diritti civili scambiati per senso di responsabilità. E, in fondo, l’uomo stigmatizza quegli stessi rapporti di forza economici a cui tutti – noi, l’Ue, la Germania e la Francia che hanno il loro export nella pancia di Xi Jin Ping- siamo assoggettati. Forchielli ritiene asimmetrico e di un’assoluta stupidità, per dire, che un’azienda cinese possa aprire o comprare in Europa dove e quel cavolo che vuole, mentre noi non possiamo farlo in Cina.

Appena ho chiuso la telefonata con lui mi ha preso l’ansia che non vi dico. E una voglia insopprimibile di metter su eBay il mio telefonino Huaweii e la collezione dei film di Bruce Lee…


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