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Cateno De Luca

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L’intervista al leader di “Sud chiama Nord”, Cateno De Luca: “L’autonomia differenziata provocherebbe danni enormi al Mezzogiorno”

«La fuga dal Comitato tecnico? Non occorre tanto per capire che quello dell’Autonomia differenziata fosse stato un percorso fallimentare». Il leader di “Sud chiama Nord”, Cateno De Luca, non le manda di certo a dire, come sempre. Lui conosce bene il Mezzogiorno e la macchina amministrativa: è l’unico a essere stato sindaco in quattro Comuni siciliani diversi (Messina, Fiumedinisi, Santa Teresa di Riva e adesso Taormina).

CATENO DE LUCA E IL PROGETTO DI AUTONOMIA DIFFERENZIATA

«In merito posso dire di peggio e con maggiore chiarezza: emerge che l’autonomia differenziata concepita da Calderoli è una grande minchiata, è un disegno criminale» sottolinea il “masaniello” messinese. Quattro dimissioni di peso all’interno del Comitato tecnico per l’individuazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale in un regime di autonomia differenziata.

A lasciare sono stati Giuliano Amato, Franco Bassanini, Franco Gallo e Alessandro Pajno, che hanno spiegato le loro ragioni in una lettera al presidente del comitato, Sabino Cassese. Non si tratta certo di quattro esperti come tanti altri: Amato e Gallo sono ex presidenti della Corte costituzionale, Pajno è un ex presidente del Consiglio di Stato e Bassanini è l’ex ministro della Funzione pubblica.

Nella loro lunga lettera, i quattro dimissionari hanno scritto: «Siamo costretti a prendere atto che non ci sono più le condizioni per una nostra partecipazione ai lavori del Comitato» per l’individuazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni.

Insomma, per Cateno De Luca questo percorso di Autonomia differenziata targato Lega non ha né capo né coda?

«Guardi questo percorso è irrealizzabile, e nel caso lo fosse provocherebbe danni enormi al Mezzogiorno. L’autonomia differenziata è una riforma che nei fatti aumenterà le storiche disuguaglianze che caratterizzano il Paese, determinando ancor di più un’Italia a due velocità».

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Sindaco, ma questo Ponte sullo Stretto s’ha da fare o no?

«Che il governo nazionale se ne stia occupando non ci può che rendere felici, ma l’opera in questione, “calata” nelle ristrettezze economiche che saranno conclamate con l’autonomia differenziata, rischia di essere l’ennesimo tentativo delle Lega di distrarre l’attenzione dei meridionali rispetto a quelle che saranno le conseguenze, appunto, dell’autonomia differenziata. Anni fa ho organizzato manifestazioni importanti pro-Ponte, figuriamoci se sono contrario. Il problema è di altra natura. Manca una strategia complessiva, tanto che mi sono permesso di mandare costruzioni Lego a Matteo Salvini.
Prima del Ponte occorreva mettere mano a strade e rete ferroviaria. Si pianifica un Ponte senza sapere come e in che condizioni arrivarci per attraversarlo. Così concepito, il Ponte sullo Stretto di Messina non ha senso se non ci saranno le risorse per collegare questa opera strategica a tutte le altre connesse, altrettanto importanti, che lo renderebbero funzionale. La verità è che il governo oggi necessita di un espediente per distrarre l’attenzione dei meridionali rispetto a alle conseguenze dell’autonomia differenziata».

Lei politicamente vorrebbe fare un salto in alto, sembra che sia molto corteggiato per le elezioni Europee sia da Matteo Renzi che da Carlo Calenda…

«Non sono una persona che prende in giro la gente. Sono sempre diretto. Mi sono messo sul mercato e valutiamo proposte concrete. Non mi siederò comunque al tavolo delle trattative con chi ha sostenuto il progetto dell’Autonomia del ministro Calderoli. Sono alla ricerca di un matrimonio di interessi. Con la lista che denominerò “De Luca imperatore del nuovo regno delle Due Sicilie” dobbiamo raggiungere la soglia di sbarramento. Devo essere capolista nelle Isole e nel Mezzogiorno. A livello nazionale, da soli, non andremmo oltre il 2%. Presenteremo un progetto identitario, un progetto meridionalista convincente, purtroppo spesso sono gli stessi meridionali a non dare credibilità ai progetti. Se in una situazione così delicata non si è riuscito a realizzare un vero movimento meridionalista lo dobbiamo ai nostri rappresentanti, che possono essere definiti solo come ascari, in quanto si vendono per un posto in Parlamento e sono ostaggio della logica della trazione nordista, che è in tutti i partiti».

Qualche giorno fa ha ottenuto un risultato che farà scuola a livello nazionale con l’ok all’emendamento che assegna ristori ai Comuni con siti archeologici a fronte delle spese necessarie per la sicurezza e il decoro urbano…

«L’approvazione di questo emendamento ci consentirà infatti di dare una prima risposta al territorio. Abbiamo riconfermato un principio e rotto uno schema. La norma, così come presentata, introduce la destinazione del 15% ai Comuni dei proventi dello sbigliettamento e il riconoscimento di 5 giornate al mese ai Comuni per proprie iniziative e programmazione. Resta il nodo della percentuale dei proventi che derivano dai grandi eventi organizzati dai privati e presenteremo un sub emendamento. Il Comune non va tagliato fuori da un bene archeologico che insiste sul proprio territorio. La norma, infatti, prevede anche il riconoscimento di 5 giornate al mese ai Comuni per proprie iniziative e programmazione».


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