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Silvio Berlusconi

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Da quando lo costrinsero alle dimissioni – lui, ultimo Presidente del consiglio eletto e poi estromesso dal Parlamento con l’uso retroattivo di una legge che ha fatto saltare i nervi alla compassata Corte di Strasburgo – non ricordo più quanti articoli mi sono stati chiesti per descrivere analizzare un evento inesistente: il dopo Berlusconi.

Il dopo Berlusconi è una specie di sogno proibito non avuto mai altre caratteristiche oltre che essere il sogno degli antiberlusconiani. Ha la sua ragione in un desiderio ma non in un fatto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Silvio Berlusconi si prende delle madonne di ferro sul naso, l’operano al cuore, si becca il Covid, lo curano per una malattia grave e tuttavia non solo è di nuovo in piedi ma riconquista le prime pagine giocando di sorpresa, sparigliando, ora con la faccenda della Federazione autentica o immaginaria con i gruppi della Lega un Parlamento.

UNA LEGGE FISICA

Se osservato con occhio distratto, il panorama mostra questo paradosso: quello di un uomo che diventa iper attivo quando è dato per spacciato. Se però uno guarda con occhio politico, si accorge che Berlusconi non può essere dato per spacciato per una legge politica simile alle leggi della fisica secondo cui non possono esistere vuoti. Il che vuol dire che se la sinistra nel suo complesso non sa proporre altro se non una legge sullo ius soli concedendo il diritto di voto ai sedicenni per crearsi un elettorato da voto di scambio spremuto dalla disperazione di emigrati e fuggiaschi; oppure una sinistra che come grande idea innovatrice si inventa il Fluid Gender ovvero l’introduzione artificiale dell’ incertezza sessuale con andamento ondivago per cui gli esseri umani fin dall’infanzia non sanno più in quale toilette andare a fare pipì, ecco: quando accadono queste cose, la crisi della sinistra crea le condizioni per la riorganizzazione della destra.

La morte di Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil socialista craxiano, poi membro del partito democratico di cui si trovò inaspettatamente ad essere il segretario traghettatore per poi uscirne orripilato e rifugiarsi nell’Articolo Uno ha un significato politico che va messo in relazione con quanto accade a destra.

I MIGLIORISTI

Epifani ha rappresentato la continuità e la continuità tra l’area socialista democratica e la sinistra democratica che derivava Dall’ala migliorista del partito comunista italiano. Quella fusione a freddo fra due aree modernizzatrice c e democratiche non dette i frutti sperati anzi produsse soltanto tossine. La parabola di Epifani mostra quanto fosse da socialisti essere socialisti con Craxi e poi tentare di esserlo anche nel partito che dovrebbe raccogliere le sinistre democratiche del paese ma che non sapendo che cosa fare pensare progettare decidere si attacca al primo tram che passa ed è purtroppo il tram dei pagliacci e degli insorgenti un po’ comici e un po’ tragici del piccolo firmamento a 5 Stelle.

E da quella sterilità che nasce un progetto di possibile destra in cui però tutti devono cambiare di corsa un pezzo di identità se vogliono trovarsi ai nastri di partenza del prossimo Parlamento. Matteo Salvini sta dando delle forze forti sterzate a “U” per riconvertirsi al centro, Giorgia Meloni che si avvale della saggezza di Guido Crosetto ha abbandonato le farfuglianti ideucce post-fasciste di borgata per mettersi in marcia su un cammino conservatore in cui non la distingui più bene dagli altri del centro e del centrodestra. Ed è qui che Berlusconi tira fuori dal cappello la sua ultima trovata. Visto che la Lega benché in lieve calo rispetto a Fratelli d’Italia, tuttavia sovrasta il suo partito affetto ormai da nevrosi e sussulti divisionisti, elabora la grande idea di trasformare l’idea di resa in conquista.

COME IL PREDELLINO

L’aveva già fatto con il famoso discorso del predellino, quando annunciò la nascita del PDL con Gianfranco Fini, e che poi dopo una tempestosa navigazione naufragò, e qualcosa di simile aveva fatto mettendo insieme il suo primo prodotto politico, ovvero l’alleanza fra i nemici (tra loro) della Lega Nord di Umberto Bossi e i neofascisti di Fini, in modo che tutti fossero uniti nelle nozze, ma facendo finta di non conoscersi.

Come stile, è lo stesso della grande trovata con cui lui, il Cavalier Silvio Berlusconi, vendeva l’idea di una televisione nazionale privata unificata (allora proibita) facendo viaggiare su e giù per l’Italia videocassette separate del primo e del secondo tempo dello stesso film, in modo che tutti avessero l’illusione della trasmissione contemporanea. Diciamo che Berlusconi è il creatore più originale dell’illusione, ma anche della permanenza, della contemporaneità, o dell’unione, della federazione, dell’unificazione di forze che rispondono a consumatori diversi ma che tuttavia si servono tutti dello stesso supermercato.

Oggi il modello, più che ripetersi, si rinnova. Berlusconi ha sofferto umanamente moltissimo durante il periodo del governo giallo-verde, quando Matteo Salvini girava sottobraccio a Luigi di Maio e insieme portavano al Quirinale uno sconosciuto avvocato Giuseppe Conte per ricevere l’investitura di un perplesso presidente della Repubblica.

Salvini snobbava Berlusconi: non gli rispondeva al telefono e non lo difendeva quando i suoi nuovi alleati parlavano di lui come di un paria, un intoccabile con cui è vietato avere rapporti. Una persona normale se la sarebbe legata al dito. Berlusconi è un grande giocatore di un gioco in cui non c’è spazio per i rancori e le vendette, perché quel che conta è andare avanti. Oggi Berlusconi è un uomo la cui età vieta a chiunque di attribuirgli propositi napoleonici.

UN RAGAZZO ADULTO

Però, può effettivamente sperare che per lui si apra lo spiraglio di una candidatura al Quirinale se tutte le altre dovessero fallire. Essendo un ragazzo adulto, non si fa illusioni, ma non trascura alcuna possibilità e non asolo per il piacere legittimo di concludere un cursus honorum strabiliante, ma perché quel traguardo segnerebbe una vittoria storica sulle vecchie sinistre e sui neo-qualunquisti di Grillo. La partita è appena iniziata ma di sicuro è la partita più interessante che la politica italiana si stia giocando, determinata dalla stabilità della pace autorevole di Mario Draghi che agisce come grande semplificatore.

(1 -continua)


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