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Il ministro Giancarlo Giorgetti

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Con un’apertura stupefacente verso il “il semipresidenzialismo de facto” un’intervista di Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, cambia l’ordine degli addendi nella partita del Quirinale. Partita complicata e difficile di cui ancora non si vede il profilo dei giocatori, ma si staglia su un fondale pieno di ombre. E la rivelazione di Giorgetti si allarga su un campo largo in cui la partita acquista valenza forte.

Nel consueto libro di Bruno Vespa, “Perché Mussolini rovinò l’Italia (e perché Draghi la sta risanando”) che uscirà domani, il leghista propone due soluzioni per la scalata al Colle. La prima, presentata da Giorgetti, riguarda   la possibile riconferma di Mattarella “ancora per un anno”. «Se questo non è possibile, va bene Draghi» risponde Giorgetti il quale aggiunge un carattere di maggior peso. L’ex presidente della Bce «potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale». Vale la pena ricordare che su questo argomento Draghi è sempre stato riluttante nell’accostarsi a questi giochi di palazzo. Rifiutando decisamente di commentare qualsiasi tema preciso.

Giorgetti definisce questa fase come semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica «approfitta di una politica debole». A quel punto, Vespa suggerisce «come ha fatto a suo tempo Napolitano». Giorgetti precisa: «Lui l’ha fatto dinanzi a un mondo politico spaesato». Aggiungendo che «Draghi baderebbe all’economia». Il resto dell’intervista riguarda il futuro della carriera politica di Salvini. Per Giorgetti la svolta europeista di Salvini è “un’incompiuta”. Quanto all’ipotesi di un ingresso della Lega nel Ppe «è un’ipotesi che regge se la Cdu non si sposta a sinistra. Non ci sono due linee nella Lega, osserva Giorgetti, al massimo sensibilità diverse. Lei mi chiede – dice ancora Giorgetti a Vespa- se io e Salvini riusciamo a mantenere un binario comune. Il problema non è Giorgetti, il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori». Quindi il ministro dello Sviluppo economico, critica la scelta di rimanere con la Le Pen. «Capisco la gratitudine verso Le Pen, che 10 anni fa l’accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’Afd non ha una ragione».

E sull’argomento è intervenuto anche Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, che non vuole ricatti sul Colle, come del resto hanno significato quegli applausi sul ddl Zan. «sono stati un tentativo di ricatto per arrivare alle elezioni anticipate» per le quali dice «di no con fermezza all’ipotesi di tornare al voto». «Vorrebbe dire – aggiunge Di Maio, bloccare la ripresa del Paese”. Ed il titolare della Farnesina rimette in campo il nome di Draghi, ma non quello di Berlusconi che il centrodestra si è impegnato a sostenere compatto. Ufficialmente l’appoggio del centrodestra al Cavaliere non viene meno, così come l’impegno sulla legge elettorale per il maggioritario.

Intanto, Salvini si propone come difensore dei piccoli artigiani e delle piccole imprese: ha fatto sapere di avere, in questa settimana, un colloquio con Draghi, «per parlare di taglio delle tasse», anzi per definire «chi e quando tagliare. Perché è vero che ci sono 12 miliardi di tagli, però sono indistinti». Aggiungendo che «secondo noi partite Iva, autonomi e artigiani, devono essere in cima alla lista e non in fondo. Perché hanno pagato più di altri».

Edith Bruk al sindaco di Anzio: “non accetto premio”

«Gentile sindaco De Angelis, sarei tornata volentieri ad Anzio, per il premio della pace se nel frattempo non avessi saputo che è stata negata la benemerenza a una mia correlegionaria, Adele di Consiglio” e se avessi saputo che è stata riconfermata la cittadinanza onoraria a Mussolini. Inizia così la lettera che Edith Bruk ha mandato al sindaco di Anzio, Candido De Angelis nella quale spiega i motivi per i quali ha rifiutato il premio per la Pace».

«Io sopravvissuta alla Shoah non posso accettare il riconoscimento per la Pace dove è in fermento la nostalgia attiva dell’epoca più vergognosa, incancellabile per chi l’ha vissuta».

Mattarella – Abbas, unica soluzione è due Stati

Il presidente Mattarella ha ricevuto ieri al Quirinale il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mohamoud Abbas: al centro dei colloqui la necessità di rimettere la questione israeliano -palestinese come punto irrinunciabile l’unica soluzione che può garantire la pace, cioè quella dei due Stati. Il palestinese Abbas è tornato per la quarta volta a incontrare Mattarella.


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