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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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Il triste spettacolo a cui i partiti e i loro alti vertici sottopongono da tempo i cittadini relativamente alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica è qualcosa di molto difficile da decifrare secondo qualche canone di ragionevolezza.

Immaginando per un momento che un sagace extraterrestre possa sbarcare da un’astronave e voglia immediatamente e razionalmente capire cosa è successo da noi nell’ultimo anno e verso quali obiettivi si indirizzi la politica attuale, sicuramente troverebbe un fortissimo imbarazzo da parte di colui o di colei che fosse protagonista di un tale incontro e avesse anche a cuore di presentare al meglio il suo paese e la sua classe politica. 

L’arduo compito infatti sarebbe quello di dover spiegare come e perché i cittadini italiani che hanno dato fortissima prova di coesione e responsabilità nella drammatica era di covid 19 (per esempio aderendo con convinzione nella stragrande maggioranza alla campagna vaccinale), fino ad essere additati a esempio a livello internazionale, si ritrovino ora avviluppati nei riti stantii di una politica dei partiti che sembra proprio non farsene nulla nemmeno di altri importanti obiettivi raggiunti dal nostro paese nel corso del 2021 e che lo hanno addirittura elevato a riconosciuto modello in Europa e non solo. 

Meno che mai alti esponenti di questi stessi partiti fanno tesoro della lezione di unità che viene dai cittadini di fronte all’imminente impegno della elezione del Presidente della Repubblica: come spiegare tutto questo all’esterrefatto extraterrestre che sicuramente incalzerebbe con i suoi “perché” in proposito il suo interlocutore? Se poi quest’ultimo si fosse per caso lasciato scappare alcuni nomi che circolano quali possibili/probabili candidati e ne avesse tracciato qualche profilo… è da immaginarsi che lo stupore di chi viene da un lontano pianeta (in cui la politica sia davvero orientata al bene comune) si sarebbe ulteriormente accentuato e sarebbe stata senza speranza ogni ricerca, da parte di un terrestre, di plausibile giustificazione a difesa della classe politico/partitica nostrana.

Quanto a noi, altrettanto straniti cittadini di questa “povera patria” (rideclinando Battiato alla luce dei tempi presenti e dei problemi gravi che stiamo vivendo), in cui la politica dà l’impressione di giocare giorno dopo giorno a risiko o ai birilli in relazione alla più alta carica dello Stato, noi avremmo voluto e vorremmo ancora un po’ di rispetto nei nostri confronti da parte di coloro che, a vari livelli, ci rappresentano e che andranno effettivamente a eleggere il nostro Presidente. «Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale»: così recita l’articolo 87 della nostra Costituzione e davvero sarebbe stato importante per tutti noi, cittadine e cittadini della Repubblica, se ogni partito si fosse perlomeno preoccupato di richiamare costantemente tale articolo, garantendoci unanimemente la volontà, da parte di tutti, di convergere su una figura il cui profilo si configuri al più alto livello come garante di unità interna. Dimensione quest’ultima particolarmente importante nei difficili frangenti dell’era covid, annessi e connessi, in cui credibilità interna e riconoscimento internazionale fanno tutt’uno.

L’impressione, (stando allo spettacolo offerto ogni giorno in una ridda di dichiarazioni), è invece che i nostri rappresentanti non stiano davvero operando nel senso appena indicato e nella prospettiva dell’interesse generale del paese, ma piuttosto stiano andando alla ricerca di una figura che, se non conclamati interessi di parte, rappresenti almeno il minor male possibile per schieramenti e partiti o addirittura frazioni interne di questi.

Nel pallottoliere quirinalizio e puntualmente rilevati dai media balzano alla ribalta persino gli “ideali”/interessi di singoli individui/elettori, da andare a pescare  in Parlamento, in primo luogo all’interno del cosiddetto “gruppo misto” e non solo in questo. Atmosfera generale insomma in cui la posta in gioco sembra più quella del marketing del controllo di posizioni di potere più che la prospettiva del bene comune.

In questo inizio d’anno in cui assai prossima è l’elezione del nuovo Presidente, bisognerebbe forse continuare a sperare in una reviviscenza dei partiti che facciano finalmente propria la lezione di unità data dai cittadini italiani?

Vengono in mente ancora una volta alcuni dei versi finali della Povera patria di Battiato che suonano a speranza e insieme disillusione nella possibilità di un rapido cambiamento:

«Si può sperare

Che il mondo torni a quote più normali

…Se avremo ancora un po’ da vivere

La primavera intanto tarda ad arrivare.»

*Professoressa dell’Alma Mater Università di Bologna – Dipartimento di Scienze politiche e sociali


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