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Sergio Mattarella e Mario Draghi

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SE MARIO Draghi aveva dichiarato il game over, Sergio Mattarella ha riaperto i giochi. Al termine di una giornata politicamente drammatica, il premier Mario Draghi si è presentato al Colle per rassegnare le sue dimissioni. Che Sergio Mattarella ha ritenuto di dover respingere, chiedendogli di tornare alle Camere per verificare “nella sede propria” del Parlamento se il suo governo può ancora avere la fiducia. L’appuntamento è fissato per mercoledì, quando il premier riferirà alle Camere.

Riavvolgiamo il nastro. «Questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica». Mario Draghi si è presentato in Consiglio dei ministri qualche ora dopo l’incontro Sergio Mattarella al Quirinale, che ha fatto seguito al voto di fiducia al Senato sul Dl Aiuti, cui i 5 Stelle, come annunciato, non hanno preso parte. E ha comunicato la decisione ai ministri del suo gabinetto, spiegandone le ragioni. «Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo». L’ex presidente della Bce ha sottolineato di essersi impegnato al massimo «per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche».

«Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente», ha rilevato. E ha riaffermato quanto è andato ripetendo come un “mantra” ogni volta che una maggioranza così composita ha fibrillato di fronte ai diversi provvedimenti, ovvero che «sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia». «Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più», ha messo agli atti prima di ringraziare i ministri per il lavoro compiuto e i risultati conseguiti: «Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli italiani».

Il premier ha chiuso il Cdm, durato poco più di 15 minuti, tra gli applausi dei ministri e l’invito di Orlando a ripensarci. Invito non accolto. Ha lasciato Palazzo Chigi per salire quindi al Colle e consegnare le sue dimissioni al capo dello Stato. Ne è uscito 40 minuti dopo con l’invito a ripresentarsi alle Camere per verificare se ci siano i numeri per andare avanti.

Intanto la notizia delle dimissioni ha fatto il giro del mondo, rimbalzando su tutti i giornali stranieri: la BBC ha titolato: “Il premier italiano lascia dopo il collasso della coalizione”, mentre il Guardian ha spiegato che “la crisi è scaturita dal boicottaggio del Movimento Cinque Stelle di un cruciale voto di fiducia”. Una giornata sull’ottovolante, dopo la decisione dei grillini di seguire il “canovaccio” approvato dal Consiglio nazionale del Movimento nella serata di mercoledì, con un regista, Giuseppe Conte, che pare abbia anche provato a cambiare il finale scontrandosi con la determinazione dei senatori. Nessuno di loro ha risposto alla chiama a Palazzo Madama, compreso il ministro Patuanelli che avrebbe poi preso posto nel Consiglio dei ministri poche ore dopo. A nulla è valso lo sforzo di mediazione del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che ha provato a convincere il premier a rinunciare alla fiducia, sottoponendo al voto i singoli punti del provvedimento, dando così ai 5 Stelle la possibilità di smarcarsi sul termovalorizzatore di Roma, il tasto più dolente per i grillini dell’intero provvedimento.

Ma Draghi è stato irremovibile. Il governo ha incassato comunque la fiducia, con 172 sì e 39 no. Ma la diserzione dei 5 Stelle ha aperto di fatto la crisi politica. Giuseppe Conte ha ricevuto la “benedizione” di Beppe Grillo, che ha segnato un’inversione a U rispetto al «non si esce dal governo per un c… di inceneritore» pronunciato dal garante appena qualche giorno fa. E dagli altri partiti della maggioranza sono partite le stilettate contro i grillini. «I dirigenti M5s stavano pianificando da mesi l’apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi», ha tuonato Luigi Di Maio sottolineando la scelta di lasciare i 5 Stelle. «Il Movimento Cinque stelle ha deciso di voltare le spalle agli italiani», ha affermato il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Non votare la fiducia «è una scelta che ci divide», ha sostenuto dal Pd Enrico Letta vedendo sempre più difficile la composizione del campo largo. «Avete sorpassato il limite della dignità», le parole di Matteo Renzi che poi ha rivolto un appello al premier: «Draghi deve continuare a fare il presidente del Consiglio perché serve all’Italia».  

La chiama era alle ultime battute quando il premier ha lasciato Palazzo Chigi, invertendo l’agenda che lo annunciava in Consiglio dei ministri subito dopo il voto. Ed è salito prima al Colle per un confronto con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durato poco meno di un’ora. E si è aperto il rebus: il governo è finito? Draghi terrà fede alla posizione ufficializzata nel corso dell’ultima conferenza stampa: senza il Movimento 5 Stelle il governo non c’è più, e rassegnerà le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato? O accoglierà un suo eventuale invito a ripresentarsi in Parlamento per chiedere la fiducia? «Ci sono sempre i tempi supplementari», ha affermato il ministro dello Sviluppo economico, il leghista Gianfranco Giorgetti, sembrando accreditare questa ipotesi. Mancava poco al Consiglio dei ministri, slittato dalle 15.30 alle 18.15 quando è filtrato che no, al Colle «il presidente del Consiglio non si è dimesso. Riflette». La crisi di governo nei fatti non c’era ancora: l’esecutivo ha i numeri per andare avanti, ma sui mercati era già deflagrata.

Lo spread tra Btp e Bund ha seguito l’evolversi degli eventi: è salito a 217 in apertura, dopo aver chiuso mercoledì a 208. E’ andato su fino a un picco di 236 dopo la mancata fiducia; è sceso a 204 quando il premier è salito al Colle. Su Piazza Affari l’effetto crisi è stato pesantissimo: Milano è crollata a – 3,44%, confermandosi maglia nera in Europa, lo spread ha chiuso a quota 218 punti con il rendimento del decennale al 3,31%. Sono state le parole del commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, a raccontare del «preoccupato stupore» con cui la Commissione europea ha reagito alla notizia della crisi politica, nel giorno in cui le stime hanno “promosso” la crescita Italiana per il 2022, data in rialzo al 2,9% dal 2,4% segnato a maggio, e avvertito di una significativa frenata, dall’1,9% allo 0,9%, in vista per il 2023.

Dopo la notizia delle dimissioni i partiti hanno preso posizione. Il Pd è al lavoro per mantenere Draghi a Palazzo Chigi. «Ora ci sono cinque giorni per lavorare affinché il Parlamento confermi la fiducia al governo Draghi e l’Italia esca il più rapidamente possibile dal drammatico avvitamento nel quale sta entrando in queste ore», ha scritto su Twitter il segretario Enrico Letta. Sempre via social network Renzi ha rinnovato l’appoggio al premier dimissionario: «Draghi ha fatto bene, rispettando le istituzioni: non si fa finta di nulla dopo il voto di oggi. I grillini hanno fatto male al Paese anche stavolta. Noi lavoriamo per un Draghi-Bis da qui ai prossimi mesi per finire il lavoro su Pnrr, legge di Bilancio e situazione ucraina».

Di diverso avviso ovviamente il capo di Fratelli D’Italia, Giorgia Meloni, che ha ribadito quanto ha ripetuto più volte per tutta la giornata: «Stop ai giochi di Palazzo». In serata, poi, ha inviato un monito ai “colleghi” del centrodestra. «Non accettiamo scherzi, questa legislatura per Fratelli d’Italia è finita. E daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutti i cittadini delle altre democrazie hanno, cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare e per fare cosa», ha affermato dal palco della Festa dei Patrioti di Palombara Sabina. Per poi aggiungere: «Noi vogliamo battere il Pd. Spero sia la priorità anche degli altri partiti di centrodestra».

Dalla Lega, Matteo Salvini, ha rivendicato la lealtà dimostrata finora, «ma – ha detto – é impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani». Da Forza Italia Renato Brunetta ha plaudito alla decisione di Mattarella di respingere le dimissioni di Draghi: «L’Italia, in questi difficili momenti, non può fare a meno di Draghi. Mercoledì sarà il giorno della verità, davanti agli italiani».


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