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Emmanuel Macron e Giorgia Meloni

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Il giorno dopo lo scontro con la Francia  sui migranti, Giorgia Meloni si presenta in conferenza stampa e tiene il punto. «E che doveva fare? Le minacce di Parigi sono ridicole» sostiene un ministro. Sono passate da poco le 10.50 quando la presidente del Consiglio si lascia andare così: «Più che isolare l’Italia, sarebbe meglio isolare gli scafisti». La presidente del Consiglio vorrebbe illustrare le misure economiche approvate la sera precedente nel corso del consiglio dei ministri, ma si ritrova incalzata dai cronisti sui rapporti con i cugini d’Oltralpe. Ha sentito Emmanuel Macron? Potrebbe spiegarci cosa è successo? Tutto questo avrà ripercussioni sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza?

L’inquilina di Palazzo Chigi definisce «inaspettata» la reazione della Francia. È «molto colpita» e si percepisce da come cerca di centellinare di parole. Consapevole che da ora avanti qualsiasi affermazione possa essere travisata e dunque interpretata contro l’Italia. «Ora tre cose possiamo fare: possiamo decidere che siamo l’unico porto d’Europa per i migranti ma non sono d’accordo, non ho avuto questo mandato. Ipotesi due: non credo che si debba litigare ogni volta con Francia, Grecia… Unica soluzione comune, e ne ho parlato con Macron, Germania e Ue, è la difesa dei confini esterni dell’Ue, bloccare le partenza, aprire hotspot. Abbiamo speso milioni di euro per aiutare la Turchia, ora serve una soluzione europea».

In fondo la missione che Meloni si è data nei colloqui con Macron, Michel e Von der Leyen, avuti qualche giorno fa, è difendere i confini dell’Europa e battersi perché si attui un vero e proprio piano: dall’apertura di hot spot in Africa, alla distribuzione dei profughi tra gli alleati dell’Unione. «Io chiedo che si costruisca una soluzione europea. La Francia dice: noi prendiamo i migranti e siamo già d’accordo con la Germania per la redistribuzioni di un terzo. Per quelli italiani non c’è stata questa velocità». Ecco perché insiste «se isoliamo l’Italia non abbiamo risolto il problema. L’importante è cercare soluzioni nel Consiglio Europeo».

E allora come si spiega quanto accaduto? La spiegazione che fornisce Meloni rimanda a un’«incomprensione» di comunicazione. Bisogna dunque riavvolgere il nastro alla notte tra lunedì e martedì. Meloni e Macron si incontrano lunedì a Sharm el-Sheikh, durante il Cop 27. Filtra poco dal bilaterale Italia-Francia ma di sicuro i due affrontano della Ong  cui l’Italia vuole negare l’accesso.

Succede però che l’indomani, e siamo a martedì pomeriggio, l’agenzia Ansa batte una notizia proveniente da fonti del ministero francese in cui si annuncia l’apertura del porto di Marsiglia ai migranti della Ocean Viking. Meloni non dice nulla per ore, poi alle 21:47 diffonde una nota: «Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria».

È la risposta che si aspettava l’Italia? Fatto sta che da quel momento la notizia fa il giro dell’Italia e viene cavalcata da alcuni esponenti del governo italiano, rimbalzando in tutti i media. Da qui in avanti si manifesterà l’irritazione di Macron del suo governo.

Troppa pubblicità? Di sicuro. Anche perché in quei minuti le diplomazie francesi e italiani stavano ancora lavorando all’accordo. In tutto questo l’esecutivo italiano ritiene di essere nel giusto. «Non ci mettiamo a sbandierare una notizia se non abbiamo contezza della cosa». Gira anche un’altra tesi che spiegherebbe l’atteggiamento francese: «Macron non ha una maggioranza di governo e dunque deve tenersi buona la Le Pen che sta alla sua destra e Melanchon che sta alla sua sinistra…».

In questo contesto si arriva alla crisi tra Francia e Italia. Non è dato sapere oggi se l’affaire possa rientrare o meno. Le diplomazie, come si dice in questi casi, sono al lavoro per trovare una soluzione comune. Ieri Meloni ha incontrato Manfred Weber, presidente del Partito popolare, e ne ha apprezzato le parole. «L’Italia non può essere lasciata da sola. Abbiamo bisogno di trovare una soluzione europea». Non a caso, è lo stesso Weber, ad auspicare la fine dello scontro tra Francia e Italia: «Italia e Francia devono trovare un comune accordo sulle grandi sfide davanti a noi, e tutti devono rispondere alla sfida delle migrazioni. Quello che ci serve è una soluzione europea, non ci servono battaglie fra Italia e Francia, o altri Paesi».

E come sempre, si confida sul ruolo del Quirinale, da sempre considerato il garante dei rapporti con l’Eliseo. E proprio ieri Mattarella ha scolpito queste parole: «La risposta alla sfida migratoria avrà successo soltanto se sorretta dai criteri di solidarietà all’interno dell’Unione e di coesione nella risposta esterna e da una politica lungimirante nei confronti della Regione africana». Forse il segnale che aspettava Macròn…


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