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Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

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FORSE Silvio Berlusconi si sarà fatto una grassa risata da lassù quando giovedì il Consiglio dei ministri ha licenziato un primo pacchetto di norme tutte nel segno del garantismo. Una mini riforma della giustizia che avrebbe fatto fare i salti di gioia all’inquilino di Arcore. Perché il primo pezzo di riforma Nordio dà un taglio alla magistratura: abrogazione del reato di abuso di ufficio; impossibilità dei pubblici ministeri di fare appello in secondo grado per tantissimi processi; divieto di inserire i nomi di terze persone negli atti, salvo casi rarissimi. E ancora: un interrogatorio di garanzia in anticipo per chi si vuole arrestare, svelando così le carte in anticipo. Ovviamente, tutto questo non varrà per i reati gravi.

LE POLEMICHE

«Se il presidente fosse ancora qui sarebbe soddisfatto» si lascia scappare, non certo a caso, il vicepremier Antonio Tajani. È un omaggio al Cavaliere? «La sorte ha voluto che coincidesse con questo evento luttuoso» si rammarica il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Va da sé che la presa di posizione dell’Esecutivo, e dunque di via Arenula, riaccende il clima e acuisce la distanza tra il governo e la magistratura. E soprattutto tra la maggioranza di centrodestra e l’opposizione di centrosinistra. Lo scontro fa ancora più specie perché a via Arenula siede un magistrato che si ritrova contro un pezzo di magistratura.

«Questa riforma tradisce un approccio ideologico, tanto più deludente perché arriva da un ministro ex magistrato – dice in un’intervista a La Stampa Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto a Roma ed esponente di Area – Il ministro continua ad agire con lo spirito del brillante polemista, anziché di chi deve risolvere i veri problemi della giustizia».

Anche Eugenio Albamonte, segretario di Area ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, boccia la riforma Nordio da ogni punto di vista. «La riforma – sostiene – limita il diritto dell’opinione pubblica di conoscere fatti oggetto dei procedimenti. Questo è l’unico obiettivo evidente del doppio divieto di inserire il nome di terze persone negli atti del pm e del giudice e di pubblicare intercettazioni che non sono in quegli atti». L’impressione è che tutto questo abbia amplificato le distanze. Di conseguenza, un approccio del genere potrebbe finire per rafforzare le componenti più radicali degli schieramenti, sia del centrodestra, sia della magistratura. E avrebbe come effetto uno scontro istituzionale tra governo e magistratura dall’esito imprevedibile.

La giustizia è stata infatti l’oggetto della contesa nella cosiddetta Seconda Repubblica. E rischia di esserlo anche nella Terza, appena iniziata con la scomparsa del Cavaliere. E va ricordato che nel caso di Berlusconi non gli ha certo portato fortuna.

BIPOLARISMO MUSCOLARE

Si torna dunque a un bipolarismo muscolare: destra contro sinistra. Centrodestra versus Anm. Oltretutto la coalizione di centrosinistra si è a sua volta spaccata. Azione e Italia viva si sono già schierate con Nordio. «La riforma Nordio è buona, non ho visto il testo ma mi sembra che i titoli ricalchino le richieste fatte dal nostro parlamentare Enrico Costa» sostiene la renziana Elena Bonetti. Tesi sostenuta anche da Calenda: «Enrico Costa ha fatto un lavoro incredibile per la giustizia italiana e per la difesa del garantismo. Un mese fa abbiamo presentato una rassegna dettagliata delle accuse di abuso d’ufficio ai sindaci finite nel nulla dopo anni di indagini e processi. Voteremo il ddl Nordio perché è identico alla proposta di legge che abbiamo presentato in quella occasione. Un principio di civiltà giuridica irrinunciabile per difendere il garantismo nel nostro Paese».

Non è dato sapere come andrà a finire. Anche perché il pacchetto presentato giovedì da Nordio rappresenta una piccola parte della riforma. Il governo ha nel suo programma alcune delle riforme tentate e fallite dal Cavaliere. A cominciare dalle separazione delle carriere tra pm e giudici, che Nordio ha promesso di presentare entro la fine dell’anno. Ed è forse per questo motivo che Pier Ferdinando Casini, senatore di lungo corso e conoscitore come pochi del Palazzo, consiglia alla sinistra di sedersi al tavolo per scrivere insieme le riforme: «Mi auguro che sui recenti provvedimenti del governo in materia di giustizia anche l’opposizione partecipi a un confronto costruttivo e senza pregiudizi: l’abuso d’ufficio nelle sue patologie applicative, il traffico di influenze dai contorni indefiniti o la diffusione di gossip intercettati non possono certamente costituire il baluardo politico e ideale per chi si propone di governare l’Italia con serietà».

DE LUCA CAMBIA ROTTA

Nel frattempo si segnala un cambio di linea di Vincenzo De Luca. Il governatore della Campania plaude alle proposta del governo e critica gli esponenti del Nazareno: «Sono dieci anni che mi batto contro il reato di abuso d’ufficio, credo che l’iniziativa assunta dal governo sia importante e positiva. Ho ascoltato, invece, esponenti del Pd, che sono per la loro storia politica esempi di trasformismo e opportunismo, dire altro. Uno dei principali esponenti del disastro elettorale del Pd, ora riciclato con Schlein, parlava di giustizia con supponenza insopportabile».


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