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Il ministro Marina Calderone

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Sono almeno 4 i nodi che tengono in tensione la politica italiana e il governo, tra questi il Salario minimo stoppato dal ministro Marina Calderone

ROMA Il giorno dopo il mancato accordo sui migranti in sede di Consiglio europeo, in Italia la questione diventa oggetto della contesa. Destra contro sinistra. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri mette a verbale che «serve un vero piano Marshall europeo ma anche un lavoro forte da parte dell’Unione Europea. Ma l’Italia non può certamente essere il Paese dove arrivano i migranti poi costretto a tenerli tutti».

Segue un altro concetto, sempre a firma di Tajani: «Noi abbiamo deciso di accogliere migranti regolari che poi possano lavorare nel nostro Paese ma poi non possiamo non avere la solidarietà europea». Sintesi del vertice europeo da parte del titolare della Farnesina: «Bene sulla Tunisia, che è il paese da dove partono in questo momento molti migranti che arrivano poi a Lampedusa» – sottolinea ancora Tajani – mentre, per quanto riguarda il veto di Ungheria e Polonia, il titolare della Farnesina che l’intesa possa arrivare il prima possibile, sicuramente prima delle elezioni europee, però bisogna accelerare, bisogna lavorare».

Una tesi che fa storcere il naso alla sinistra dell’emiciclo. Non a caso, l’affaire migranti fa esplodere la segretaria del Pd, Elly Schlein: «Purtroppo siamo isolati e lo saremo sempre di più, se Giorgia Meloni continua a scegliere gli amici sbagliati. Oggi voltano le spalle alla premier Orban e Morawiecki, gli alleati nazionalisti. Poco male, se non fosse che a pagare le conseguenze sarà l’intero Paese».

I NODI DELLA POLITICA ITALIANA: IL PNRR

Altro nodo: il Pnrr. «Sul Pnrr siamo reduci da una due-giorni europea, quella del Consiglio europeo, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, molto positiva» esulta Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei. Ecco, Fitto garantisce che i rapporti tra la Commissione presieduta da Ursula von der Layen e il governo italiano «procedono positivamente», e poi a proposito dei ritardi della terza rata aggiunge: «È un dossier molto complesso, anche a scanso di equivoci, la Commissione ha comunicato che sulla terza rata si sta lavorando positivamente e costruttivamente».

In scia c’è anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: «Non siamo preoccupati per la terza rata del Pnrr. Abbiamo fatto i bandi, stiamo andando avanti: la gestione è abbastanza ordinaria, ci sono le difficoltà dell’ordinario procedere. Non è assolutamente un problema». Rassicurazioni che non sono condivise dall’opposizione, in particolare, dal deputato dei 5Stelle Filippo Scerra: «Il governo ha ufficialmente fallito sul Pnrr: è formalmente scaduto ieri il termine per gli obiettivi della quarta rata e l’Italia arranca. Un semestre di affanni in cui il nostro esecutivo procede alla rinfusa e dimostra inconsistenza politica».

LA RATIFICA DEL MES E IL SALARIO MINIMO CHE DIVIDE LA POLITICA

Infine, c’è l’ormai famoso Mes. La maggioranza ha rinviato la ratifica a novembre. I colonnelli di Meloni continua a ripetere che non c’è alcuna urgenza. «Lo slittamento – ha spiegato del Made in Italy il ministro Adolfo Urso ai microfoni di SkyTg24 – è per affrontare la questione in maniera più compiuta». Anche perché, insiste, «con la Ue è meglio affrontare il tema in una logica di pacchetto insieme alla riforma del patto di stabilità, in modo che l’interesse italiano sia meglio tutelato».

Le opposizioni, va da sé, criticano l’atteggiamento dell’esecutivo sulla ratifica del Fondo Salva Stati e nel frattempo provano a fare fronte comune sul salario minimo. La prossima settimana Pd, M5S, Sinistra Italiana, Alleanza Verdi e di sinistra e Azione – ad eccezione di Italia viva di Matteo Renzi – presenteranno alla Camera una proposta unitaria sul salario. Ma arriva il no da parte del governo. «Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge», dice la ministra del Lavoro Marina Calderone. La proposta del salario minimo arriva nella settimana in cui il governo dovrà affrontare il caso Daniela Santanché.


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