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Non si placano le polemiche all’interno del Governo Meloni ma nel fianco di Palazzo Chigi le spine La Russa, Delmastro e Santanchè, contro la quale il 26 luglio approderà in Senato una mozione di sfiducia.

Se Giorgia Meloni rilancia invocando un decreto legge da approvare prima di agosto per salvare i processi di mafia – risposta neanche tanto velata al Guardasigilli Carlo Nordio che vorrebbe intervenire sul reato di concorso esterno alla mafia – si continua a dibattere di giustizia dentro e fuori la maggioranza. Di certo, non aiutano i casi Delmastro, Santanchè e La Russa, spine nel fianco per Palazzo Chigi.

«Il centrodestra ha scelto la farsa, su fisco e giustizia si aprono crepe che si allargano ogni giorno. E le elezioni europee sono ancora lontane» profetizza Osvaldo Napoli della segreteria nazionale di Azione. Ed è la ragion per cui la parola “rimpasto” non è più un tabù.

SANTANCHÈ E LE POLEMICHE

A proposito, il 26 luglio è una data cerchiata in rosso, perché quel giorno alle 10 arriverà in aula, al Senato, la mozione di sfiducia al ministro del Turismo, Santanché. Se sarà la prima grana in capo al governo Meloni non è dato sapere. Certo è che la diretta interessata non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro: «Io vado avanti e certo non è nelle mie disponibilità decidere il che fare. Però non capisco da cosa mi dovrei difendere. Io sono prima di tutto un cittadino e non partecipo ai processi mediatici, per me la verità è quella dei tribunali. Ricordo che comunque, a oggi, non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Ho fiducia nella giustizia, vediamo».

Dall’altra parte l’opposizione, in particolare M5S e Pd che intendono sferrare la spallata e approfittare dei malumori che serpeggiano nella maggioranza. «Santanchè ha mentito in Parlamento, si dimetta» è la tesi della deputata del Pd, Chiara Gribaudo. Insomma, fra una settimana il Senato si trasformerà in un ring e si capirà chi avrà la meglio.

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Sia come sia, la riforma della Giustizia di Nordio continua a far discutere. L’ok del capo dello Stato appare scontato. Eppure da una settimana il testo è fermo al Quirinale. Un tempo più lungo del solito, notano nei palazzi della politica. Che, tradotto dal quirinalese, significa che più di qualcosa non torna. Le distanze di vedute ci sono. Nordio vorrebbe eliminare tout court il reato di abuso di ufficio, ma tutto questo striderebbe con la direttiva europee sulla lotta alla corruzione. Mattarella è di parere avverso, preferirebbe mantenerlo nel codice pur aprendo a modifiche profonde. E allora come finirà?

«1X2» scherzano in Transatlantico. Sostiene il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso: «È chiaro a tutti, a cittadini e imprese italiane e straniere, quanto importante sia riformare la giustizia italiana. Noi abbiamo un alto rispetto della magistratura. Ricordo quanto siano importanti per noi le figura di Falcone e Borsellino. Per noi sono degli eroi, e chiunque combatte la mafia è un eroe, dalle forze di polizia al magistrato e ai cittadini. Una cosa è combattere la criminalità organizzata, e la destra è sempre stata in prima linea, un’altra cosa è realizzare nel nostro Paese una giustizia che sia celere e in cui tutti i cittadini possano riconoscersi».

FORZA ITALIA

Riformare la giustizia sì, ma non il concorso esterno, teorizza il vicepremier Antonio Tajani che. intervenendo a margine dell’assemblea di Coldiretti, fa sapere: «Quello sul concorso esterno è un discorso che non è mai stato aperto. Era un dibattito giuridico, non era una proposta di riforma. Non è nel programma elettorale, dico solo che dal punto di vista tecnico ha ragione il ministro Nordio. La sua posizione va nel senso di rafforzare la lotta contro la criminalità organizzata e non di indebolirla come ha voluto far credere qualcuno».

Una posizione non condivisa dall’azzurro Pierantonio Zanettin, capogruppo in commissione, allineato invece al ministro Nordio: «Il concorso esterno in associazione mafiosa è un reato a condotta evanescente, che non sempre traccia in modo netto il discrimine preciso fra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Sicuramente in questi anni è servito a colpire alcune fattispecie e per il momento credo che il governo non abbia intenzione di cambiarlo. Però sono d’accordo con il ministro Nordio nel dire che quel reato, così come è configurato nella norma astratta presente nel nostro codice penale, non abbia le caratteristiche di tipicità che la nostra Costituzione prevede».

L’OPPOSIZIONE

La giustizia divide dentro e fuori i partiti. Per esempio, Azione di Carlo Calenda, che non sostiene l’Esecutivo, condivide il disegno di Nordio di cancellare il reato di abuso di ufficio: «Lo appoggeremo» assicura. E poi annota: «Sul fatto che ogni tanto Nordio parli più da da editorialista e studioso piuttosto che da ministro sono d’accordo, però la reazione del governo è un po’ folle: di fronte alla proposta di abolire il concorso esterno in associazione mafiosa Meloni che fa? Non solo dice che non è una priorità, ma oggi si inventa che farà altri reati».

Dall’altra parte la grillina Barbara Floridia si dice preoccupata: «Si stanno sfaldando presidi di legalità conquistati faticosamente in passato. Questo Paese non può permettersi di fare alcun passo indietro sul fronte della tutela della legalità e della lotta al crimine organizzato: siamo alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio ed è vitale evitare di dare segnali di cedimento da parte dello Stato sul fronte del contrasto alle mafie».

E a proposito del ricordo della strage di via D’Amelio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parteciperà oggi alla cerimonia ufficiale a Palermo in ricordo della strage in cui venne ucciso il giudice Paolo Borsellino, ma non sarà presente alla tradizionale fiaccolata organizzata dalla destra in serata nel capoluogo siciliano.

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