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Non si aspettava certo i tappeti rossi come accoglienza. Ma di sicuro Giorgia Meloni non aveva previsto proteste al grido: «Meloni a Torino non sei la benvenuta». I collettivi studenteschi e i centri sociali si scatenano contro la premier, invitata al Teatro Carignano per la giornata conclusiva del Festival delle Regioni.

L’intervento dell’inquilina di Palazzo Chigi è in agenda intorno a mezzogiorno, ma prima avvengono scontri con la polizia. I momenti di tensione sono diversi. I manifestanti contestano l’intervento della premier nel capoluogo piemontese: il bollettino finale parla a tarda sera di 4 agenti feriti e una sessantina di persone identificate.

Tutto questo non scompone la diretta interessata che, a margine dell’evento, alza le spalle: «Se le contestazioni sono dei centri sociali, lo considero perfettamente normale. Anzi, mi ricorda che sono dalla parte giusta della storia, se mi contestano quelli che insultano le forze dell’ordine e organizzano il racket delle occupazioni abusive».

LA SENTENZA MIGRANTI

Poi, certo, c’è tutto il resto: dai migranti alla manovra, dalle riforme al Pnrr. In particolare, restano alte le quotazioni del duello con la magistratura, aperto dalla premier con la giudice di Catania Iolanda Apostolico, colpevole di aver scritto il provvedimento di non convalida del trattamento dei migranti tunisini ospiti al centro richiedenti asilo di Pozzallo. Meloni nega che si tratti di un conflitto tra poteri dello Stato. «Semplicemente la magistratura è libera di disapplicare una legge del governo e il governo è libero di dire che non è d’accordo».

Se questa è la premessa in cui i toni sembrano abbassarsi, un secondo dopo Meloni ritorna sul punto: «La motivazione con la quale si rimette in libertà un immigrato regolare con provvedimento di espulsione dicendo che le sue caratteristiche fisiche sarebbero quelle che i cercatori d’oro in Tunisia considerano buone per i loro interessi, a me pare francamente una motivazione molto particolare. Quindi dico quello che penso perché ognuno ha autonomia di pensiero, io ho la mia. È un tema che riguarda la sentenza specifica. Poi l’interpretazione di un attacco alla magistratura mi fa molto riflettere perché penso di avere anche il diritto di dire che non sono d’accordo se viene disapplicata una legge del governo».

A margine la premier viene incalzata sul futuro delle riforme costituzionali, al momento al palo per un gioco di veti incrociati tutti interni alla maggioranza. «Siamo fondamentalmente pronti – dice la premier – Penso che dopo la manovra finanziaria, che ovviamente adesso è la nostra priorità, licenzieremo anche il testo delle riforme, vorremmo procedere spediti. Vorrei che questa fosse la stagione in cui mettere in cantiere tutte le riforme che abbiamo in mente».

LA LEGGE DI BILANCIO

Dopodiché la giornata ruota intorno all’intervento della premier al Festival delle Regioni. Un intervento che deve necessariamente partire dal rapporto tra lo Stato e le Regioni, la cui «leale collaborazione» deve essere «un presupposto irrinunciabile per dare risposte concrete ai cittadini». E ancora: questa collaborazione non deve limitarsi alla «sola assegnazione delle risorse».

Davanti ai governatori, Meloni tratteggia le prossime tappe dell’Esecutivo. La prima è rappresentata dall’approvazione della manovra finanziaria, che non sarà certo una passeggiata. «Stiamo scrivendo la legge di Bilancio – scolpisce – e i margini di manovra sono limitati anche a causa dell’eredità raccolta da una politica che ha avuto un orizzonte troppo breve e che a volte ha preferito le scelte più facili a quelle più dettate dalla ragione».

Una legge di Bilancio che ruoterà intorno a una serie di scelte strategiche: «Sostenere i redditi, sanità, famiglie che mettono al mondo dei figli e, se possiamo, rafforzare ancora di più le pensioni più basse, con l’obiettivo di fare ogni anno un passo in avanti su una strategia che ci siamo dati per rispettare passo dopo passo il programma che gli italiani hanno votato. Lo scopo è rendere questa nazione più forte nella fase forse più difficile della storia repubblicana».

Ovviamente, in questo contesto l’Esecutivo non intende «rinunciare a occuparsi di salute, partendo dal potenziamento delle risorse per il personale e per abbattere le liste di attesa».

PIANO MATTEI E PNRR

Così come, del resto, la premier intende continuare a battere i pugni sulla questione delle questioni: i migranti. Dal consesso torinese Meloni rilancia il Piano Mattei per l’Africa, un progetto che definisce «strategico» perché significa mettere insieme molte cose: lo sviluppo dei Paesi africani di fronte a una situazione esplosiva per la quale il governo dei flussi migratori diventa ovviamente estremamente difficile, significa restituire all’Italia il ruolo che ha nel Mediterraneo». Ragion per cui l’Italia può diventare «l’hub di approvvigionamento energetico d’Europa e la prima fila del dialogo con il continente africano».

Un passaggio dell’intervento è riservato al Pnrr. La premier ritiene che non ci sia più tempo da perdere e che sia necessario «correre, correre, correre. Correre tutti insieme e capire che la capacità di ciascuno di fare la sua parte può fare la differenza per quello che il Pnrr riuscirà davvero a produrre in termini di ammodernamento della nazione».

Un’altra osservazione: «Dobbiamo riuscire a spendere al meglio tutte le risorse messe a disposizione dall’Europa, perché non ne abbiamo molte e ci sono moltissime cose da fare, ed è importante che, per questo obiettivo, lavoriamo tutti insieme, importante è non disperdere queste risorse finalizzate a rendere l’Italia più competitiva».

E a sera Meloni ritorna sul nodo migranti ricordando «con profonda commozione il tragico naufragio di Lampedusa di dieci anni fa, in cui persero la vita 368 persone. Da allora troppe tragedie si sono ripetute per raggiungere le coste d’Europa ed è nostro preciso dovere porre fine a questa continua strage, anche bloccando la partenza delle imbarcazioni di fortuna».

LE OPPOSIZIONI

Dall’altra parte del campo le opposizioni lamentano l’atteggiamento della premier. Schlein le chiede conto sulla sanità: «Meloni anziché ravvedersi sui tagli previsti per la sanità continua a prendere in giro le persone, comprese quelle che l’hanno eletta». Rincara la dose Giuseppe Conte: «Meloni dice candidamente che è “miope” concentrare l’attenzione sulle risorse investite in Sanità. Io credo che sia invece miope trascurare i problemi che affliggono i cittadini».


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