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In molti pensano a un attacco concertato con la premier: «Crosetto è tra i più vicini a Meloni, lei non poteva non aver bollinato le sue parole»

È una battaglia che va avanti dagli anni di Tangentopoli, quella tra magistratura e politica. Ribattezzata la guerra dei trent’anni: ha avuto il suo picco negli anni d’oro del berlusconismo e ora si riaccende forse proprio perché il centrodestra è alla guida del governo.

Domenica mattina, la dichiarazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, al Corriere della Sera ha fatto il giro dei palazzi e non solo: «L’unico vero pericolo è l’opposizione giudiziaria. A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni. Siccome ne abbiamo viste fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stazione, prima delle elezioni Europee…».
Una frase buttata lì che di sicuro potrebbe celare informazioni riservate giunte all’orecchio del ministro. Sarà così? Silenzio.

I SOSPETTI

Su queste note le parole del ministro, nonché fondatore di Fratelli d’Italia, diventano in un attimo un caso politico. Anzi, il caso politico. Il retropensiero corre subito alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Crosetto è uno degli uomini più vicino a Meloni, la premier non può non avere bollinato l’intervista». Insomma, come potrebbe non sapere? E in effetti risulta singolare che un ministro di prima fascia, come Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia, non abbia informato la war room di Palazzo Chigi.

Tutto questo non fa altro che infuocare il clima. L’opposizione si scatena e critica l’uscita di Crosetto, ritenuta utile solo a coprire le difficoltà dell’Esecutivo. Ne consegue che Pd, Cinquestelle, Azione e Avs chiedono che il ministro chiarisca in Parlamento. Il primo a spendersi in questa direzione è il capogruppo in commissione Giustizia del Pd, Federico Gianassi. Si associano anche i parlamentari di M5S, Avs e Azione . E ancora: il renziano dice che «magari Crosetto dovrebbe venire accompagnato dal ministro della Giustizia».

Nel Palazzo inizia a circolare l’ipotesi neanche tanto velata che ci sia un filo rosso tra l’uscita di Crosetto e le parole pronunciate da Meloni quando un giudice di Roma decise l’imputazione coatta del viceministro alla Giustizia meloniano, Andrea Del Mastro, per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dell’anarchico Cospito. Quel giorno uscì un dispaccio firmato “Fonti di Palazzo Chigi” che prendeva di mira la magistratura.

LA REAZIONE DELL’ANM

Il dispaccio recitava: «È lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso di inaugurare la campagna elettorale per le elezioni europee».

Crosetto fa un ulteriore passo in avanti perché parla di «riunioni» di una corrente della magistratura. Obiettivo: mettere in scena una battaglia per scatenarsi contro le varie norme della riforma della giustizia. In particolare, il riferimento sarebbe al congresso di Area – una delle due correnti della magistratura – che si è tenuto a Palermo a fine settembre. Un consesso cui hanno preso parte la segretaria del Pd, Elly Schlein e il leader del M5S, Giuseppe Conte.

Ed è vero che Crosetto si dice pronto a essere sentito in commissione Antimafia e al Copasir. Ma è altresì vero che il ministro assicura che si fida della fonte che gli ha riferito lo scenario di cui sopra perché «riferito da persone credibili, gravi se confermate». Di più: ci sarebbe la preoccupazione per alcuni commenti apparsi sulla rivista Magistratura democratica di Nello Rossi.

Ovviamente il tutto innesca la reazione del presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che afferma: «Siamo stati colti da amara sorpresa, speravo in un clima di maggior serenità dopo alcuni fraintendimenti dei mesi scorsi. Spetta al ministro chiarire, ma voglio fugare qualsiasi sospetto e ombra sul fatto che la magistratura, o suoi pezzi, faccia azioni eversive contro il governo di oggi, ieri e domani. Siamo un’istituzione fedele dello Stato, abbiamo giurato sulla Costituzione e la rispettiamo sino in fondo».

CROSETTO «VOGLIO CHIARIRE»

Sia come sia, Crosetto smentisce di aver concordato le parole dell’intervista con Giorgia Meloni. E fa sapere: «Incontrerei molto volentieri il presidente dell’Associazione magistrati Santalucia e il suo direttivo per chiarire loro le mie parole e le motivazioni. Così capiranno che alla base c’è solo un enorme rispetto per le istituzioni. Tutte. Magistratura in primis». Insomma Crosetto sembra tirare il freno a mano.

«Una risposta al fondo di un’intervista su tutt’altro – dice – Una risposta nella quale racconto una cosa riferitami. Una preoccupazione, non un attacco. Dico che voglio riferire al Parlamento. Vengo attaccato, insultato, minacciato, offeso. Preventivamente. Dovrei aver paura? Non ne ho».

E mentre accade tutto questo, un esponente di spicco della Lega, il vicesegretario Andrea Crippa, rilancia la sfida alla magistratura: «Il ministro ha ragione, la magistratura in Italia, non tutta però gran parte, ha sempre dimostrato che il centrodestra, quando è forte deve essere colpito». Insomma, la guerra dei trent’anni continua.


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