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Il Ministro dell’Economia Giorgetti al vertice Ecofin di Bruxelles

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Un passo avanti c’è stato, e lo hanno riconosciuto un po’ tutti i protagonisti della lunga notte del Patto di Stabilità a Bruxelles. Una bozza di compromesso, a quanto risulta, sarebbe stata faticosamente messa a punto alle 4 del mattino, dopo una maratona estenuante, che ha tenuto i 27 ministri delle Finanze dell’Ue incollati al tavolo delle trattative. Ora gli sherpa dovranno affinare il documento per tentare di chiudere l’accordo fra il 18 e il 21 dicembre prossimo, quando ci sarà un nuovo Ecofin straordinario.

L’ultima chiamata per evitare il ritorno alle vecchie regole del Patto di stabilità, sospese a causa del Covid e rispettare l’impegno di avere le nuove regole già dal 2024. Non sarà facile anche se, dopo la due giorni di trattative si è conclusa ieri, c’è qualche sorriso in più. La svolta sarebbe maturata nel cuore della notte quando Italia, Germania, Francia e Spagna avrebbero raggiunto un’intesa per la correzione del deficit eccessivo quando un paese si trova sotto procedura europea. In sostanza, resta l’indicazione di un taglio dell 0,5% del deficit ogni anno per rientrare nella soglia del 3%.

Ma il percorso di risanamento terrebbe conto, almeno fino al 2027, della situazione dei tassi di interesse e, quindi, del maggior onere a carico del governi per sostenere il debito. Una situazione che comporterebbe uno sconto di qualche decimale sull’obiettivo dello 0,5%.

La Francia, con il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, aveva presentato una proposta che introduceva un margine dello 0,2% per tenere conto degli investimenti nei settori considerati strategici per l’Europa. In Italia, un punto percentuale di deficit ai valori del 2023, vale circa 2 miliardi di euro. L’obiettivo della clausola transitoria è che la riattivazione del quadro di bilancio il primo gennaio 2024 sia adattata all’attuale “ciclo di aumento dei tassi”, in modo che i Paesi che devono rifinanziare il proprio portafoglio di debito non siano penalizzati se aumenta l’onere di interessi.

Vi sono altri ritocchi da segnalare. Il nuovo testo di compromesso fa un’ulteriore distinzione nel margine di sicurezza che devono perseguire i Paesi che hanno il deficit inferiore alla soglia del 3%. L’obiettivo per chi ha un rapporto debito superiore al 90% sara’ piu’ severo e dovrà avvicinarsi a un deficit dell’1,5%, mentre chi ha un debito inferiore (ma sopra il 60%) potra’ aumentare il proprio al 2%. L’ultimo impegno insiste sull’idea che il taglio medio annuo del debito per i Paesi piu’ indebitati dovra’ essere pari a un punto di Pil, mentre quelli con un rapporto debito/Pil inferiore al 90% potrebbe essere limitato a mezzo punto.

“Progressi sostanziali ma la missione non è ancora compiuta”, commenta il Commissario Europeo, Paolo Gentiloni. Il ministro francese si era adoperato in prima persona per convincere in particolare gli omologhi di Germania, Christian Lindner, e di Italia, Giancarlo Giorgetti, non nasconde invece il suo ottimismo. A inizio giornata aveva affermato che l’intesa tra Parigi e Berlino era del 90%; dopo la maratona negoziale ha portato la percentuale al 95%.

Più cauto il ministro tedesco, Lindner che, pur riconoscendo i progressi, si ferma al 92%. Ritiene comunque “auspicabile e possibile” un accordo entro l’anno. “Ci siamo quasi. Ieri sera non e’ stato possibile portare a termine tutte le consultazioni pendenti di carattere tecnico, politico e giuridico, ma speriamo che si concludano nei prossimi giorni”, ha confermato la ministra dell’Economia spagnola, Nadia Calvino, fresca di nomina dall’Ecofin alla presidenza della Bei, la Banca europea degli investimenti. Berlino è disposta ad accettare la disposizione transitoria sulla flessibilità del deficit per il costo degli interessi fino al 2027, anche se Lindner ha sottolineato che la questione “lo preoccupa ancora” perchè i deficit eccessivi “non dovrebbero essere relativizzati o giustificati”, ma piuttosto “eliminati”.

Rimane ancora da convincere la squadra dei falchi, tra cui Paesi Bassi, Austria, Svezia e Finlandia, che non vedono di buon occhio l’idea di alleggerire i percorsi di aggiustamento.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che confessa di uscire dall’Ecofin “molto stanco”, si tratta di “un passo nella giusta direzione” e andrebbe reso “permanente per essere logico e coerente con la necessità di finanziare le priorità strategiche europee in termini di sicurezza, clima e digitalizzazione.

“La posizione dell’Italia è sempre la stessa: riteniamo che viviamo circostanze eccezionali e che serva un periodo transitorio per tener conto di queste circostanze eccezionali che speriamo non si applichino ancora per per molto e che debbano essere tenute in conto quelle che sono le finalità strategiche che l’Europa si è data in termini di sicurezza e in termini di transizione digitale e energetica ambientale”, ha spiegato al termine della riunione. “Le regole fiscali sono un mezzo per realizzare questi fini, non un fine a se stesso”, ha aggiunto.

Intanto l’Italia incassa il sì definitivo alla revisione del Pnrr. Soddisfatto il ministro Raffaele Fitto: “Si conclude in maniera positiva un lavoro intenso iniziato ad agosto e condotto con grande incisività ed efficacia dal Governo italiano in stretta collaborazione con la Commissione europea”. Ma non si tratta di un punto di arrivo: “Siamo già al lavoro per l’attuazione del Piano rivisto, a partire dagli obiettivi previsti per la quinta rata la cui richiesta verrà presentata in tempi brevi”, conclude Fitto.

Dall’Ecofin è arrivato, infine, il semaforo verde alla nomina di Nadia Calviño come nuova presidente della Bei. La ministra spagnola era considerata ormai da tutte come la strafavorita, rispetto agli altri due candidati in campo , Margrethe Vestager, commissaria all’Antitrust europeo e l’ex ministro dell’economia italiana Daniele Franco Calvino, sostituirà il tedesco Werner Hoyer dal primo gennaio 2024.”La Calvino è un’ottima candidata, l’Italia aveva il suo… – ha commentato Giorgetti – Se Franco fosse stato il ministro al mio posto se la sarebbe potuta giocare meglio…”.


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