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Si sblocca nel tardo pomeriggio l’impasse sulla manovra, quando maggioranza e opposizione raggiungono l’accordo sui tempi dell’esame parlamentare: la legge di Bilancio verrà chiusa al Senato con il voto di fiducia dell’Aula fissato per la mattina del 22 dicembre – la discussione generale a Palazzo Madama prenderà il via il 20 -. Un timing che rende possibile l’approdo del testo alla Camera prima di Natale. «E in questo modo l’accordo rispetta i diritti sacrosanti delle opposizioni, ma ci consentirà di rispettare anche quelli della Camera», sottolinea il sottosegretario al Mef, Federico Freni, evitando un voto finale di Montecitorio proprio a ridosso dell’ultimo dell’anno.

L’accordo “apre” la sessione di voto sugli emendamenti: si andrà avanti ad oltranza fino a lunedì e «usciremo con il mandato al relatore entro l’ora di pranzo», garantisce Freni.

Un finale che stempera in parte le tensioni di una giornata difficile, “animata” dallo scontro tra maggioranza e opposizione ma anche da quello tra i partiti della coalizione di governo che su Superbonus e Ponte sullo Stretto sta misurando la capacità di resilienza. Sul collegamento stabile tra Calabria e Sicilia, poi, rischia di profilarsi un «conflitto istituzionale» Stato-Regione: a paventarlo è il governato della Sicilia, Renato Schifani, esponente di Forza Italia, che chiede la restituzione della quota del Fondo di sviluppo e coesione – pari a 1,3 miliardi, parte della dote regionale del Fondo – che un emendamento del governo impegna sull’opera, e invita il vicepremier leghista e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a trovare finanziamenti alternativi.

Intanto le prove di intesa avevano fatto temere per il peggio, con Pd ed M5s ad evocare lo spettro dell’esercizio provvisorio. Dopo il flop della riunione di mercoledì, anche quella di ieri mattina si è chiusa, infatti, con un nulla di fatto. Il governo indica la strada della fiducia sul testo del ddl di Bilancio, da sottoporre al voto dell’Aula di Palazzo Madama il 21 dicembre, per poi votare la variazione, tabelle e il via libera finale il 22. Una proposta rigettata dalle opposizioni. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, prova a gettare acqua sul fuoco e ricucire.

Da un lato smentisce malumori e scontri nella maggioranza: «Abbiamo presentato emendamenti del governo, emendamenti dei relatori. Con la maggioranza mi confronto cento volte al giorno, non c’è nessun problema», dice a margine di Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia al via ieri, a Roma, nei giardini di Castel Sant’Angelo. Dall’altro garantisce su tempi e spazi per il confronto parlamentare. «La fiducia non è una novità è sempre stata già messa negli anni scorsi, quello che noi volevamo garantire e abbiamo garantito è il diritto a un dibattito approfondito, non strozzato, non limitato nei tempi».

E aggiunge: «Stiamo dimostrando grande disponibilità, non mi pare però che dall’altra parte ci sia un’altrettanta disponibilità ad accogliere le richieste del governo, siamo ancora discutendo e ragionando. Spero ancora di trovare un accordo».

La Commissione viene quindi convocata ad oltranza fino a lunedì sera «nel caso non si arrivi a un accordo», spiega il senatore Fi, Guido Liris, uno dei relatori. «Siamo vicinissimi, ma siamo preparati al fatto che non sia così». «Oltre il 21 dicembre, al massimo il 22 mattina, non si può andare per ragione tecniche», afferma. In questo modo, spiega, la manovra potrebbe essere trasmessa a Montecitorio «la sera del 22 dicembre e il 23 può essere incardinata nella commissione Bilancio della Camera».

Alle opposizioni si pone quindi uno aut aut: «Adeguarsi alla proposta del governo di chiudere tutto al Senato entro la mattina di venerdì 22 dicembre, oppure votare tutti gli emendamenti». «La proposta non è trattabile», rimarca. «Se invece si trova l’accordo e le opposizioni ci segnalano le loro priorità, le valuteremo». L’impegno di Ciriani viene premiato: l’accordo arriva e parte il voto. Intanto il conte dei subemendamenti presentati dalle opposizioni alle proposte di modifica di governo e relatori segna 120.

Dal canto suo il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, esclude che quest’anno possano verificarsi «incidenti», come accadde lo scorso anno, quando la Ragioneria chiese 44 correzioni al ddl di Bilancio in una nota alla Camera – per problemi sul fronte delle coperture – facendo temere uno sforamento sul tempo massimo. «Quest’anno abbiamo cambiato metodo. Stiamo cercando di prevenire una serie di cose, cercando di intervenire prima in sede di correzione se c’è necessità. C’è una più stretta collaborazione anche con il Parlamento per cercare di trovare soluzioni e, quindi, evitare quelli che io chiamo “incidenti”, niente di così disastroso. Penso che quest’anno andrà molto meglio». Il via libera arriverà quindi entro l’anno? «Assolutamente sì», ribadisce.

Se lo scontro con le opposizioni sulla Finanziaria fa parte del “copione” di ogni manovra, più preoccupazione desta quello tra la Regione Sicilia e il governo, con in prima linea il presidente Schifani e il titolare delle Infrastrutture Salvini, sulle risorse Fsc per il Ponte sullo Stretto. Il governatore parla di «fondi prelevati d’autorità dal governo». «Il tema – dice intervenendo a SkyTg24 – è delicato perché costituisce un precedente. Occorre sempre una concertazione tra i vari livelli dello Stato, come prevede la Costituzione. Quindi mi auguro che questo fatto non si ripeta perché si aprirebbe un conflitto istituzionale che nessuno vuole».

Per Salvini che Sicilia e Calabria «ci mettano una piccola fiche è normale». E rimarca: «Il Ponte sarà un moltiplicatore economico che oggi in molti faticano a capire. Il Ponte in sé, come lo abbiamo fatto, costa la metà di quello che abbiamo stanziato perché l’intera cifra di 12 miliardi prevede 20 km di strade in Sicilia e Calabria e 20 km di ferrovie in Sicilia e Calabria».
«Confido che parlandosi, Schifani, Fitto, che di fatto è il delegato per il Fondi di sviluppo e coesione, e il ministro Salvini che è responsabile del progetto, troveranno un accordo», è l’auspicio del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.

Decisamente più tranquille le acque sulla sponda calabrese. Per la Regione l’impegno dell’Fsc ammonta a 200 milioni. «Schifani – racconta il governatore Roberto Occhiuto a margine di Atreju – si era detto disponibile a investire 1,3 miliardi dell’Fsc, io avevo dato la disponibilità per 200 milioni, in ragione del fatto che il Ponte comprende anche opere che stanno in Calabria. Ho chiesto a Salvini che queste risorse fossero ampiamente recuperate nell’investimento che il governo deve fare sulle infrastrutture della mia Regione».

Lo ha dichiarato il presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, a margine dell’evento Atreju. «A nulla serve il Ponte se non si fanno le infrastrutture che servono a collegarlo al resto del Paese – sostiene – E’ importante se diventa un attrattore di altri investimenti. Il Sud ha bisogno di un importante investimento infrastrutturale che il governo sta mettendo in campo».


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