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Nel sabato in cui la destra di governo è riunita al Castel Sant’Angelo per la consueta Festa di Atreju, ospite d’onore l’ad di Tesla Elon Musk; il Pd si ritrova sempre nella Capitale al Forum “L’Europa che vogliamo”. Un consesso in cui interviene Romano Prodi, simbolo del centrosinistra di governo e anche riferimento di Bruxelles.

Ecco, il professore rilancia l’unità dell’Europa: «In questo momento l’Europa prende tutti noi, è la nostra sfida. Una sfida di noi riformisti è completare l’Europa, fare l’Europa federale, che sia unita, forte, grande e che torni a essere rilevante nel mondo. La tristezza maggiore che ho provato è vedere come nei primi tempi ci fosse un grandissimo interesse per l’Europa e che poi si è affievolito per la crescente irrilevanza dell’Europa di fronte ai giganti come gli Usa e la Cina».

L’ex premier ritiene che siano due le direzioni «in cui il riformismo deve spingere in Europa: la fine dell’unanimità e l’Europa a diversi livelli di integrazione». Parole che arrivano all’indomani di un Consiglio europeo che ha dato il via libera all’ingresso dell’Ucraina in Europa, seppur con la mancata condivisione da parte di Viktor Orban. «Quelle del premier ungherese sono meravigliose contraddizioni che il nostro governo cavalca con grande raffinatezza», insiste Prodi.

«Uno dei drammi dell’Europa è il diritto di veto e l’aumento dei populisti e degli estremisti. L’Europa ha reagito, non dimentichiamo il Pnrr e che durante il covid, senza politica europea, avremmo avuto un vero disastro». Ci sono poi consigli al Pd e alla coalizione che dovrà provare a vincere contro il centrodestra.

«Solo attorno a un progetto forte si può creare una coalizione capace di vincere nel nostro Paese e di avere la necessaria autorità in Europa. È stata detta tante volte la frase di Chirac ‘Non c’è Europa senza Italia’. È ancora così». Il federatore del centrosinistra? «Credo che Elly lo possa essere benissimo».

C’è il tempo anche per un passaggio sulla festa di Atreju: «Ho visto che hanno detto che sono stato ad Atreju. Non ci sono mai stato, ho cercato negli archivi possibili immaginabili, ma forse un tempo ci si poteva anche andare, oggi no, quello è diventato un discorso interno, chiuso, con un dibattito finto. Chiamare Vox o Musk significa vivere in un mondo diverso». Inoltre Prodi ha condiviso la scelta di Schlein di declinare l’invito di Fratelli d’Italia a prendere parte alla festa della destra. «Il dialogo con la destra facciamolo nel Parlamento e poi dopo anche negli altri posti».

E mentre il professore scolpisce queste parole, Giorgia Meloni incontra il premier britannico Rishi Sunak assieme al primo ministro albanese Edi Rama. Un confronto in cui i leader – si legge nella nota di Palazzo Chigi – «concordano di intensificare ulteriormente la collaborazione fra i tre Paesi a contrasto dei trafficanti di essere umani».

Al contempo, i tre leader «ribadiscono l’importanza di giungere ad una definitiva stabilizzazione dei Balcani occidentali, anche sulla base dei passi avanti compiuti nel processo di allargamento dell’Unione europea». Finito il vertice istituzionale tutti e tre si dirigono alla festa di Atreju. L’occasione serve per ribadire una serie di concetti.

«Siamo atlantisti, conservatori, sosteniamo la Nato e siamo contro l’aggressione russa all’Ucraina» afferma Sunak che poi si sofferma sul fenomeno migranti: «Dovremmo fare tutto il necessario per fermare i barconi e dare più sicurezza ai nostri cittadini, questa è la nostra sfida come leader conservatori, e ringrazio Giorgia (Meloni) per la sua leadership a livello globale e internazionale in questa direzione».

In scia le parole del primo ministro albanese Rama, con cui Meloni ha siglato un patto sui migranti sospeso dalla Corte costituzionale albanese: «Io sono fiducioso perché l’accordo non ha nulla di incostituzionale. Entro marzo è il limite del tempo ma credo che la decisione sarà presa molto prima perché è un accordo molto importante e bisogna che entrambi i governi sappiamo se possono andare avanti o no».


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