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Giuseppe Conte

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Il duello ingaggiato con Giorgia Meloni serve ad Elly Schlein per posizionarsi ai blocchi di partenza delle elezioni europee. Se la segretaria prenderà parte alla competizione contro la premier è ancora tutto da vedere, ma intanto la leader dem prepara il terreno. Chi, dall’interno del partito, osserva le mosse della segretaria si dice certo che la tentazione di candidarsi ci sia.

Ma vanno valutati i pro e i contro. Tra i primi, c’è sicuramente la possibilità di Schlein di blindare il ruolo di anti Meloni all’interno delle opposizioni. Un ruolo che anche Romano Prodi gli ha riconosciuto nel corso della due giorni dei Tiburtina Studios e che, dicono dal Pd, gli spetta per i numeri che vedono il Pd primo partito dell’alternativa al governo Meloni. I contro: Meloni potrebbe prendere molti più voti della segretaria e questo potrebbe mettere Schlein in difficoltà nel partito.

E poi ci sono le donne del partito, o alcune di esse, a storcere la bocca. Se Schlein dovesse candidarsi in due o tre circoscrizioni, toglierebbe posti alle dem in lizza per un tandem con un esponente di spicco in predicato di candidarsi, ad esempio Dario Nardella o Nicola Zingaretti.

Più difficile che Schlein scelga di candidarsi in tutte le circoscrizioni: non fa parte della cultura dem, spiega una fonte parlamentare, è più stile Silvio Berlusconi. Certo, la candidatura della leader come capolista in tutti i collegi aiuta il voto per il partito, ma la composizione delle liste elettorali promette già di essere un ‘sudoku’ per abili solutori e sconsiglia di complicare ulteriormente il quadro.

In ogni caso, la polarizzazione dello scontro con Meloni e l’endorsement di Romano Prodi, ragionano alti dirigenti dem, hanno un doppio significato: hanno messo Elly Schlein saldamente in campo per competere per Palazzo Chigi e tagliano fuori dal ring Giuseppe Conte. Ai dem non e’ sfuggita la “reazione sferzante” di Conte in conferenza stampa: “Mi auguro che Elly Schlein sia la federatrice, si’, una grande federatrice delle correnti del partito Democratico, che ne ha proprio bisogno di fare chiarezza al proprio interno sui vari passaggi. Con Schlein lavoro bene. Per quanto riguarda il M5s non abbiamo bisogno di un federatore”, attacca l’ex premier.

Di fronte a questo affondo, la linea dem è quella di volare alto e non lasciarsi trascinare sul terreno delle faide interne all’opposizione. “Siamo impegnati a contrastare Meloni e il suo governo non rispondiamo agli attacchi di Giuseppe Conte. Da Schlein non sono arrivate mai parole contro le opposizioni, ma si è sempre occupata di trovare un terreno comune, ha scommesso sui temi, come fatto sul salario minimo avendo lei la responsabilita’ di guardare il primo partito di opposizione”.

Date le premesse, dunque, una candidatura sarebbe nell’ordine delle cose. Schlein lo puo’ fare, viene ribadito da fonti parlamentari del Pd, sicuramente sta valutando questa possibilita’. Per altri, la segretaria e’ “fortemente tentata”. Un indizio e’ anche il viaggio per l’Italia in sei tappe, annunciato durante la due giorni dei Tiburtina Studios. Il forum, visto sotto la lente delle future candidature, e’ appare come una sorta di ‘talent’ o di europrimarie.

Giuseppe Conte però non se ne sta con le mani in mano ed attacca a testa bassa Giorgia Meloni: un modo per ribadire che non ha alcuna intenzione di cedere il passo ad Elly Schlein per la leadership del centro-sinistra. Per Giuseppe Conte le accuse rivoltegli da Giorgia Meloni sul Mes rappresentano “una questione di particolare gravità, che non solo ha prodotto effetti lesivi della mia personale onorabilità, ma è suscettibile di produrre un’alterazione della fisiologica dialettica dei rapporti tra Governo e Parlamento, con diretto impatto sull’assetto istituzionale del nostro ordinamento democratico e costituzionale”.

Lo scrive il leader del M5s nella lettera con cui ha chiesto al presidente della Camera Lorenzo Fontana un giurì d’onore per giudicare le affermazioni della presidente del Consiglio la scorsa settimana in Aula alla Camera. Secondo Conte si tratta di una “sequela di accuse impressionante”. Meloni, spiega il leader del M5s, “mi ha rivolto, nella sostanza, l’accusa di aver agito in modo fraudolento, al di fuori del mandato parlamentare: è la più grave accusa che mi si possa muovere rispetto alla vicenda in esame, sia da un punto di vista politico, che da un punto di vista istituzionale e costituzionale”.

Per l’ex premier, “ad aggravare” la condotta della leader di FdI “è il fatto che queste affermazioni sono state rilasciate in un momento istituzionale di particolare rilievo”, ossia le comunicazioni in Aula. E la “dolosa volontà e deliberata intenzione di disonorare” sarebbe provata, secondo l’ex premier, dal fatto che quelle dichiarazioni sono state “riproposte e rilanciate il giorno dopo”, al Senato. Più partite che si intrecciano, quella di governo e quella di opposizione.


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