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Giorgia Meloni e Matteo Salvini

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Mentre Meloni apre all’esenzione Irpef fino a diecimila euro per gli agricoltori, il vicepremier Salvini trova il modo di sgambettarla


In Transatlantico i pochi parlamentari presenti scherzano di buon mattino: «Matteo gioca a fare l’opposizione al suo governo. Stupendo!». Matteo è Salvini, vicepresidente del Consiglio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché leader della Lega. Quest’ultimo si è messo in testa che la protesta dei trattori possa essere un booster in vista delle Europee. Raccontano sia spalleggiato da un pezzo consistente del partito dei trattori capeggiato dall’ex forcone Danilo Calvani.

Giovedì il leader della Lega ha incontrato una delegazione dei trattori in Abruzzo. Ieri mattina, per dire, ha fatto il punto con i dirigenti della Lega esperti di agricoltura. Un confronto da cui è emersa la linea di via Bellerio: «Massimo impegno per sostenere il settore e intervenire ancora più efficacemente sull’Irpef».

SUGLI AGRICOLTORI SALVINI SGAMBETTA MELONI: «SI PUÒ FARE DI PIÙ»

E quando nel pomeriggio Meloni incontra le organizzazioni agricole e apre all’esenzione dell’Irpef fino a diecimila euro, Salvini frena gli entusiasmi: «Per me è un punto di partenza, e sono convinto che si possa fare anche di più». Dopodiché prova a dare una carezza al governo di cui è vicepresidente del Consiglio: «L’Esecutivo italiano sull’agricoltura credo stia facendo bene e possa fare ancora meglio. Il disastro è l’Europa».

Il nemico, dal suo punto di vista, resta Bruxelles. «Ci sono alcune proposte della Lega, a costo zero, depositate prima dell’arrivo dei trattori: bisogna rivedere la Pac. Le politiche europee sono folli, suicide, miopi. Occorre andare a Bruxelles rivendicando l’orgoglio e la difesa dell’agricoltura italiana».
Non è dato sapere quanto ci sia di tattico nelle parole del leader di via Bellerio. «Non si scherza con il fuoco» sussurra un parlamentare di FdI. Segno che le tensioni ci sono e potrebbero addirittura aumentare.

Salvini gioca a fare le pulci al governo. Se l’Esecutivo tende la mano, lui da vicepresidente in carica la ritrae e fa sapere che non è sufficiente. La questione è dunque politica. Ed è al netto della contrapposizione con il cosiddetto “fronte dei trattori” che a sua volta è diviso, visto che un’altra associazione dei trattori – guidata da Salvatore Fais – sembra essere più dialogante.

Una protesta, quest’ultima, che ha preso da forma da nord a sud e che si sta dimostrando essere la vera spina nel fianco per l’Esecutivo. D’altro canto, le immagini dei trattori sul raccordo anulare, la polemica se farli salire o meno sul palco del Festival di Sanremo, tutto questo insomma è destinato ad amplificarsi sotto l’occhio digitale delle telecamere.

LE APERTURE DI MELONI SUGLI AGRICOLTORI E L’ATTEGGIAMENTO DI SALVINI CHE NON AIUTA

Da giorni, infatti, si parla della protesta dei trattori e si mette in evidenza che fino a poco tempo fa il gruppo dirigente di Giorgia Meloni camminava a braccetto con gli agricoltori. Ecco perché la domanda sorge spontanea dalle parti della maggioranza: «Quanto questa protesta può destabilizzarci?». Domanda alla quale nessuno oggi osa rispondere.
Certo è che l’atteggiamento di Salvini non aiuta. Meloni, nelle ultime ore, ha cercato di far rientrare la protesta, utilizzando parole concilianti, aprendo all’esenzione Irpef fino a diecimila euro.

Non a caso ha detto davanti alle associazioni di categoria: «Credo che voi possiate riconoscere che in questi mesi l’aumento delle risorse a favore del comparto c’è stato ed è stato rilevante, seppur in una condizione difficile di bilancio, che anche voi conoscete bene. In 16 mesi non è possibile fare i miracoli e correggere anni di scelte sbagliate, ma io credo che l’inversione di tendenza sia evidente».
Eppure per Salvini tutto questo non sembra essere sufficiente. La divaricazione nella maggioranza è plastica, si tocca con mano. Il contraccolpo per l’Esecutivo è doppio. Non c’è solo il leader della Lega a mettere in difficoltà Palazzo Chigi. Anche le opposizioni, ovviamente, ne approfittano.

LE OPPOSIZIONI

Francesco Boccia, capogruppo al Senato del Pd, la mette così: «Quella annunciata oggi da Giorgia Meloni è una indecente retromarcia. Per evitare che il suo governo, il ministro Lollobrigida e il ministro Giorgetti venissero messi sulla graticola dalla protesta degli agricoltori, la presidente del Consiglio decide di ritornare sui propri passi e decide l’esenzione Irpef per i redditi agrari e domenicali che non superano i diecimila euro».

In scia Giuseppe Conte, leader del M5S: «Giorgia Meloni cerca sempre i colpevoli, i governi precedenti, l’Europa. In realtà, ad aumentare le tasse agli agricoltori, parliamo sia dell’Irpef, della decontribuzione, dell’eliminazione dei crediti d’imposta, è stato questo governo».
In questo contesto Matteo Renzi prende di mira il centrodestra e il centrosinistra: «L’Irpef agricola è solo l’ultima di una lunga serie di nuove tasse. La sinistra, purtroppo, con Schlein e Conte è inconcludente. L’unica speranza è che al centro si vinca, in Europa e in Italia».


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