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Mondadori cede per 2,3 milioni il suo 18,45 per cento di quote de Il Giornale e qualcosa succede al quotidiano fondato da Indro Montanelli. E qualcosa capiterà di quel foglio nato – è importante ricordarlo – da una scissione da destra del Corriere della Sera. Fu un giornale creato apposta per dare voce a una maggioranza silenziosa troppo spesso messa all’angolo da una borghesia che in via Solferino aveva eletto una sorta di soviet a guardia del potere conformista. La storia è nota: Montanelli veniva gambizzato dalle Brigate Rosse e il giornale moderato per eccellenza titolava “Ferito un giornalista”. Quel che capiterà del Giornale ancora non si sa ma un auspicio è d’obbligo: che torni a essere quel che fu, quando con Montanelli arrivano Enzo Bettizza, Nicola Abbagnano, Ernst Jünger, Henry Furst, Guido Piovene e non – per dirla con l’immenso Boni Castellane – certi scrittori regionali, gli scritturali con cui i grandi giornali di oggi pensano di mantenere la superiorità antropologica “de sinistra”.


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