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Eleonora Palladini

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«Al Sud per noi giovani bisogna fare presto, non si può più aspettare». Eleonora Paladini, 20 anni, di Arnesano, in provincia di Lecce, come Anselmo, 16 anni, di Giugliano, in provincia di Napoli, o come Paolo, 16 anni e Gabriele, 18 anni di Potenza: sanno che per conquistare la propria autonomia personale e professionale c’è un muro di ostacoli, che varia a seconda delle macro-regioni ed è più alto da superare rispetto a quello del Centro e del Nord. Per la prima volta la Fondazione Bruno Visentini (FBV) lo ha battezzato “spread sociale”.

Tuttavia lei, che insieme agli altri ha partecipato alla presentazione alla Luiss di Roma del Terzo Rapporto sul Divario generazionale, curato dal professor Luciano Monti, di fronte a una *platea di esperti, italiani e internazionali, sindacalisti, studenti – assente la politica – ha lanciato un grido di allarme. Ha posto domande e rivendicato il diritto dei giovani del Sud di avere un futuro nella propria terra. “Voglio restare al Sud – spiega – anche se so bene che nel campo in cui vorrei lavorare, l’alta moda, avrò bisogno di frequentare corsi nelle Università o negli Istituti specializzati del Nord, che lavorano a contatto con le aziende di moda. Una volta presa la maturità all’Istituto Tecnico Professionale De Pace di Lecce, penso di andare a studiare e fare un po’ di esperienza lavorativa al Nord”.

Ma poi, aggiunge, “vorrei tornare nella mia terra, non possiamo andarcene via tutti. Bisogna creare lavoro e infrastrutture ecosostenibili, per fermare la migrazione dei giovani verso il Nord. Qui non c’è niente. Alcuni paesi si stanno svuotando, sono rimasti solo gli anziani. Sogno che gli stilisti originari del Sud, di successo nel mondo, come Versace o Dolce e Gabbana, vengano qui a offrire opportunità ai giovani”.

I dati non mentono. Negli ultimi 16 anni, dice lo Svimez, hanno lasciato il Sud oltre 1 milione di giovani, la metà fra i 15 e i 34 anni di età, di cui un quinto laureati. Ottocentomila non torneranno al Sud. Inoltre, secondo il Terzo Rapporto FBV, solo il 18% di 14-19enni ha dichiarato di voler rimanere nella sua regione. Eleonora, che ha preso parte al Progetto “Millennial Lab 2030”, promosso dalla Fondazione Visentini con il co-finanziamento della Commissione Europea, è l’emblema delle giovani generazioni del Sud che non si arrendono. Come molti suoi coetanei, è delusa dalla politica. Delusione che Luciano Monti stigmatizza così: “Quando si chiede alla politica di affrontare un’urgenza come lo è quella della politica giovanile, la politica è cieca”.

Eppure, queste stesse generazioni, pur consapevoli della crescente esclusione sociale e dell’inaccettabile calo di opportunità, in base all’indagine FBV condotta in Campania, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia, sono ottimiste sul loro futuro. Alcune sanno che in molti goal prefissati dall’Agenda 2030 sono racchiuse le risposte allo spread sociale, con una crescita sostenibile e attenta all’ambiente. Anselmo, 16 anni, frequenta l’ITI Galvani di Giugliano, vicino Napoli.

È “abbastanza fiducioso” sul futuro. “Studierò ingegneria navale, seguendo la tradizione di famiglia”. Nonno nostromo, padre nello stesso settore, Anselmo frequenterà la Federico II, a Napoli. “Cercherò lavoro in Campania o in qualche altra realtà portuale italiana”.

Paolo Sfera, 18 anni e Gabriele, 16 anni, sono due ragazzi dell’IIS Einstein – De Lorenzo di Potenza. Per due anni, in seno al Millennial Lab2030 per la Basilicata, coordinato dalla docente Sara Coriglione, hanno partecipato al lavoro di sensibilizzazione e dialogo con tutti gli attori sul territorio, fra cui CNR e Università, per fornire risposte a tre obiettivi dell’Agenda 2030: il goal1-ridurre povertà intellettuale, economica e linguistica -, il Goal 4 – Istruzione di Qualità- e il Goal 8 – crescita sostenibile-. Paolo frequenta il quinto anno e pensa positivo: “Immagino il mio futuro in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Al Sud ci scontriamo con una realtà molto distante da questi goal, ma dobbiamo impegnarci per raggiungerli. Penso che i giovani debbano restare qui e contribuire allo sviluppo locale. Mi iscriverò a Potenza, all’UNIBAS, ad Informatica, e se mi specializzerò al Nord, poi tornerò al Sud”. Anche Gabriele Di Nicola, 16 anni, vuole fare l’informatico e vede il suo futuro al Sud. Tuttavia, ricorda che “su 600 mila abitanti della Basilicata, negli ultimi dieci anni ci sono stati diecimila cervelli in fuga che non si sa se torneranno”.

È deluso per l’assenza della politica al Convegno Luiss. Eppure, ha osservato Mauro Pisu dell’Ocse, “il Terzo Rapporto fornisce un contributo originale e importante al dibattito delle diseguaglianze non solo nel contesto italiano ma anche internazionale, con dati e indicatori che possono informare la politica pubblica nella maniera più opportuna. Politica touché.


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