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Federico Profaizer in arte Federic

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Tra i ragazzini che collezionano e si scambiano freneticamente le carte Pokémon tra i banchi di scuola lui, Federico Profaizer in arte Federic è un punto di riferimento assoluto. 25 anni, romano, Federic è un collezionista ed esperto delle creature mostruose formato tascabile inventate da Satoshi Tajirai nel 1996: un successo, tra videogiochi, carte collezionabili, cartoni animati e gadget che vanta un giro d’affari di circa 100 miliardi di dollari, forse il marchio multimediale più pregiato al mondo e un vero e proprio fenomeno di culto tra i bambini di oggi e quelli di ieri. Federic era solo un ragazzino quando oltre a giocare con i videogiochi e a collezionare le carte in edicola, dei mostriciattoli giapponesi ne intuiva il valore e le potenzialità. Nerd timido ma dalle doti imprenditoriali nascoste, nel 2012 ha aperto un canale YouTube dedicato ai Pokémon che negli anni ha conquistato centinaia di migliaia di followers e che gli ha permesso di diventare uno youtuber affermato e di mettere in piedi un’attività tra vlog e e-commerce con decine di dipendenti e un fatturato a sei zeri. Ma come ha fatto Federic a diventare milionario con i Pokémon? Proprio con quelle carte che riempiono le tasche dei grembiuli, si perdono per casa e che le mamme finiscono per buttare a mazzi nella spazzatura? Il fatto è che le mamme nella spazzatura potrebbero aver buttato una fortuna. Esistono carte rare e costose. Una delle più introvabili, Charizard Shadowless 1st Edition Holo, è stata venduta recentemente su eBay a più di 300mila dollari. E visto che quest’anno il colosso giapponese Pokémon Company International festeggia il 25esimo anniversario dal lancio sul mercato giapponese di “Pokémon Rosso” e “Pokémon Verde”, il marchio non è mai stato così popolare. Nel pieno della Pokémon mania il fenomeno delle carte nel 2020 è cresciuto del 500% e oggi la richiesta di valutazione delle raccolte di card da parte di privati è tale da aver mandato in tilt le compagnie internazionali specializzate nella valutazione e nella classificazione delle Carte Pokemon più rare. Dunque, questo è l’anno di Federic, e lui ha saputo cogliere l’attimo.
Federic, che cosa fai esattamente sul tuo canale YouTube che tanto appassiona i ragazzini?
«Il mio canale si concentra principalmente sul mondo Pokémon e Nintendo: guide, novità, spacchettamenti di carte Pokémon, challenge, fecensioni, Mystery Box».
Mi sono persa… cioè?
«Realizzo serie di video in cui do le istruzioni per giocare ai videogiochi, filmati in cui apro le bustine con le carte alla ricerca di quelle più rare, realizzo sfide a tema Pokémon, e all’interno lancio prodotti progettati dal mio negozio online, il Federic store, come la Mystery Box in cui c’è la possibilità di vincere bustine introvabili sul mercato. Infatti a novembre del 2019 ho aperto il mio primo sito di e-commerce il Federic Store, appunto, sul quale si possono acquistare le carte Pokémon e tutti i miei gadgets, che ha avuto un grandissimo successo. Un boom dovuto non solo alla grande popolarità dei Pokémon nell’anno del 25° anniversario, ma anche a causa della pandemia: i ragazzi chiusi in casa invece di andare in edicola, hanno comprato le carte online».
Hai creato una realtà aziendale serissima.
«Lo store online è stato un grosso investimento. Ho messo su un magazzino per le merci qui a Magenta, vicino a Milano, dove vivo. Nella mia azienda lavorano una quindicina di persone a contratto».
Il giro di affari?
«Dai tre ai quattro milioni di euro l’anno di fatturato».
Accidenti!
«Niente mi è piovuto dal cielo. In questi anni ho lavorato sodo. Cogliere i cambiamenti, rinnovarsi, richiede coraggio e impegno. Ora ad esempio, sto mettendo in atto un vero e proprio restyling della mia attività».
Come mai?
«L’apertura dello store è stato per me un grande salto al quale vorrei far anche corrispondere una immagine più professionale del mio brand. Federic è cresciuto, non è più il ragazzino di una volta».
Mi fai un esempio?
«Ho fatto un repulisti della mia pagina Instagram: ho cancellato tutte le foto accumulate senza un grande criterio in anni e anni per pubblicarne solo una decina in maniera mirata, con le informazioni giuste sulla mia attività. Inoltre ho puntato moltissimo sulla qualità dei miei video: vedi, all’inizio i filmati erano molto più casalinghi, Capitava che parlassi romanaccio. Ora sono più professionale: ho fatto una distinzione tra i video destinati ai bambini in cui adotto un linguaggio adeguato all’età e quelli per un pubblico più adulto, in cui affronto anche temi diversi».
Chi sono gli adulti che ti seguono?
«Vecchi collezionisti. Ma il pubblico ha cominciato a seguirmi per la mia attività imprenditoriale: faccio molti video in cui spiego come ho messo su l’e-commerce e come si può guadagnare con i Pokémon. Sto scrivendo anche un libro in cui racconto la mia storia e spiego tutto, dall’inizio alla fine».
Raccontamela, la tua storia.
«Sono nato a Roma, ma sono cresciuto a Marina di Cerveteri, al mare a pochi chilometri dalla Capitale. Ho sempre amato i videogiochi e la passione per i Pokémon ce l’ho dalla tenerissima età».
Come tanti bambini…
«Sì, solo che io crescevo e rimanevo legato ai Pokémon. Frequentavo l’alberghiero ed ero considerato lo sfigato, il nerd, quello ancora in fissa con i giochi da bambini piccoli. Anche i miei erano preoccupati».
Che ti dicevano i tuoi?
«Speravano iniziassi a coltivare altri interessi. Mia madre lavora alla Rai, mio padre fa il pasticciere e ho un fratello più piccolo di me, Gabriele. Speravano che mi trovassi un lavoro normale, magari il posto fisso. Io invece me ne stavo sempre con questi Pokémon in mano. Visto che non riuscivo a completare le mie collezioni di carte facendo scambi e compravendite con i ragazzi di Marina di Cerveteri, nel 2012 ho aperto un canale YouTube. Così, per allargare il mio giro. In realtà stavo cercando un modo per fare della mia passione per un’attività. Non sapevo bene come, ma sentivo che si poteva fare».
Che cosa è successo quando hai aperto il tuo canale YouTube?
«Ho iniziato a fare video in cui commentavo le carte, mostravo la mia collezione. Appena mi sono iscritto mi sono ritrovato quaranta commenti sotto il video. Era il 2012 e io ero uno sconosciuto. Potevano considerarsi tanti. Ho cominciato a mettermici d’impegno. Più video facevo e più i followers commentavano, la community, le visualizzazioni crescevano. Ben oltre le mie speranze. Mi sono fatto il nome, anche con Nintendo Italia. Ho cominciato ad essere invitato alle fiere, ai festival. Il mio pubblico voleva conoscermi dal vivo».
In molti tuoi video apri decine e decine di bustine di carte Pokémon. Le compri o, visto che fai pubblicità, te le regalano?
«Pokémon non paga per la pubblicità, è un’azienda molto vecchio stile. Le carte le ho sempre comprate, ma non dai distributori locali, direttamente dalla casa madre. E all’inizio lo ammetto, a volte ci ho anche rimesso. Ma poi con l’aumentare delle visualizzazioni e la pubblicità sul canale, ho cominciato a guadagnare. Ma il salto non è avvenuto così, da un giorno all’altro».
Che cosa è successo?
«Nel frattempo da Marina di Cerveteri i miei si erano trasferiti a Trento, perché mio padre è di origini trentine. Per me è stato un trauma, avevo 19 anni e lì non conoscevo proprio nessuno. Così ho deciso di andar via. La situazione era un po’ delicata: i miei non capivano tutto quel mio accanirmi su YouTube. Per loro era inconcepibile fare l’alba per montare un video. Avevo conosciuto una ragazza milanese Michelle, quindi ho preso e mi sono trasferito con poche centinaia di euro in tasca a Magenta, vicino Milano. Partivo da zero, senza chiedere niente a nessuno, ma avevo le mie carte da giocare».
I Pokémon, naturalmente.
«Sì. Certo, nel mio percorso ho incontrato delle persone che mi hanno aiutato: Andrea Grassi e Giovanni Leveghi, in arte “INoob”. Due youtuber trentini che mi hanno dato una mano per far conoscere il mio canale. E Michelle, naturalmente. Siamo stati insieme quattro anni, abbiamo costruito tanto. Ora ci siamo lasciati, io sono fidanzato con un’altra ragazza, ma con lei sono rimasto in buoni rapporti e Michelle lavora ancora con me, è responsabile dello Store».
I tuoi genitori ora sono orgogliosi di te?
«Orgogliosissimi, e anche quelli che a scuola mi consideravano uno sfigato ora mi scrivono, e mi dicono: sei un grande!».


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