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LA RESISTENZA, intesa nella sua essenza letterale, significa combattere per la propria libertà. Nell’accezione politica di quella parte di storia recente che ha accompagnato la fine della Seconda Guerra Mondiale e dell’occupazione nazi-fascista, costituisce un punto di divisione, dirottato sul fronte del puro dibattito, tra interpretazioni di episodi e analisi contestuali dell’azione partigiana che ogni polo o partito legge a seconda della propria visione della Storia. Al di là dei confronti e degli scontri tra ideali, ciò che è innegabile, è il valore della Resistenza come rinascita. Quello di un popolo sconfitto che ha trovato l’orgoglio di rivendicare la propria libertà.

Almeno da questo punto di vista, l’imminente celebrazione del 25 aprile dovrebbe unire il Paese intero, consapevole di dover buona parte della sua liberazione a se stesso come popolo. Un concetto che, se nella politica non sfonda il muro delle convinzioni, sembra attecchire maggiormente tra gli studenti. Quelli universitari in particolare, per i quali la maturazione di un’opinione o semplicemente di una coscienza civile, si forma nel percorso di crescita che l’esperienza degli atenei porta con sé. Con qualche accenno di risvolto politico, inevitabilmente, in alcuni casi portato dalla storia stessa delle università frequentate. Ma con un concetto di fondo legato prettamente, o comunque in larga parte, all’idea di un rigetto di quei nazionalismi esasperati che, non troppo tempo fa, furono la pietra d’angolo delle dittature. Significativa, in questo senso, la missiva congiunta indirizzata al Governo da parte della Rete degli Studenti e dell’Unione degli Universitari, nella quale si incalza la classe dirigente a utilizzare con maggior cognizione di causa la parola “antifascismo” negli atenei. E questo perché, scrivono, «non è solo il proliferare della violenza fascista ad allarmarci ma che quella violenza venga così poco spesso discussa e così poco spesso condannata». In sostanza, una presa di coscienza sul problema nel momento in cui si manifesta.

Un riferimento abbastanza evidente agli incidenti del liceo “Michelangelo” di Firenze ma, per estensione, a tutti i casi simili che l’inconciliabilità tra le parti potrebbe creare. «Vogliamo scuole ed atenei che coinvolgano profondamente noi studenti nel processo e nella cultura della democrazia», ribadiscono gli studenti, richiedendo «che scuole ed atenei siano presidi antifascisti, presidi di democrazia, presidi di diritti. Per questo ci appelliamo ai luoghi della nostra formazione: perché non concedano i propri spazi a chi non dichiari di aderire ai valori democratici, antifascisti e costituzionali». In caso contrario, il rischio sarebbe quello di «perdere la memoria» della celebrazione del 25 aprile, svilendo il significato della parola “resistenza” ma, con esso, anche quello di “liberazione”. Con l’obiettivo che «il 25 aprile non sia solo una ricorrenza, ma un’occasione di mobilitazione contro la barbarie di ieri e di oggi».

Del resto, la mobilitazione degli studenti per la memoria della Resistenza e della liberazione, passa anche da eventi concreti, organizzati negli atenei di appartenenza e portati avanti non solo dai comitati studenteschi. L’Università Statale di Milano, ad esempio, si affiderà alla lettura della “Lettera della ragazza di Ostia”, passaggio tratto da “Il Vicario” di Rolf Hochhuth (tra i più noti drammaturghi tedeschi), da parte dell’attore e regista Rosario Tedesco. Un contributo realizzato grazie alla collaborazione tra l’Università meneghina e l’associazione culturale “Tracce”. Celebrazione più “solenne” per l’Università di Siena che, nell’ambito delle celebrazioni per la Liberazione, aprirà il cortile del Palazzo del Rettorato per assistere alla deposizione di una corona d’alloro commemorativa, in omaggio ai protagonisti della guerra di Resistenza. Appuntamento importante anche per l’Università di Pisa, che aprirà il Palazzo della Sapienza per l’incontro evento “25 aprile. Una data, la nostra storia”, aperto sia alla cittadinanza che al mondo della scuola, rutto di un’iniziativa del Cidic-Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura dell’ateneo pisano, con focus tra due personaggi fondamentali della lotta al fascismo prima, ossia Giacomo Matteotti, e della Resistenza come il Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Una convergenza di eventi che si pongono l’obiettivo di includere gli studenti nella comprensione della data del 25 aprile prima ancora che nel dibattito che ha scaturito negli anni. Anzi, forse c’è la sensazione che un’esposizione neutra dei fatti sia il primo e fondamentale passaggio per aiutare le nuove generazioni, o comunque quelle più giovani, a prendere piena consapevolezza della propria storia recente. Tanti gli atenei italiani che, per l’occasione, interromperanno l’attività didattica consentendo l’apertura degli ambienti ad approfondimenti e riflessioni sulla ricorrenza storica. Del resto, l’esperienza del confronto è positiva civile a qualsiasi età.


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