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«Finita la scuola, prenditi una laurea». Frase ripetuta a mo’ di mantra da milioni di famiglie ad altrettanti figli prima del diploma. L’università, in effetti, sembra un passaggio obbligato per i giovani, quasi che l’assenza di un percorso accademico fosse una macchia socialmente indelebile per il nucleo di provenienza. L’indole, magari, sarebbe diversa e l’idea di continuare con gli studi non aggrada il rampollo, ma tant’è: in assenza di autonomia economica non esiste margine di scelta.

Eppure il problema è proprio questo: esiste un lavoro oltre la laurea? I dati sembrano rispondere affermativamente alla domanda. Secondo l’ultimo rapporto Censis sullo stato della società, quasi un terzo degli occupati possiede al massimo la licenza media. Nella fascia di età compresa fra 15 e 34 anni i lavoratori che hanno solo il diploma di scuola secondaria sono il 54,2%, i laureati il 26,6%. Allargando il range anagrafico sino a 64 anni, la quota dei diplomati scende al 46,7% e quella dei laureati al 24,0%. Ciò porta l’83,8% degli italiani a ritenere che l’impegno e i risultati conseguiti negli studi non mettono più al riparo i giovani dal rischio di dover restare disoccupati a lungo.

Dunque, in questa fase storica, il proseguimento degli studi sembra pagare meno della ricerca di un’occupazione al termine delle superiori. Non che l’università sia inutile (anzi) ma il dato dimostra l’esistenza di possibilità lavorative anche al di fuori del post lauream. Quali sono? Recentemente Indeed – motore di ricerca fra i più frequentati nell’ambito dell’offerta di impieghi – ha pubblicato un articolo dedicato proprio alle posizioni maggiormente appetibili (e remunerative) per chi risulti sprovvisto di titoli accademici. Ce ne sono di ogni tipo e in pressoché in tutti i settori, alla faccia dell’antipatico assioma/cliché secondo cui l’assenza di laurea conduce diritti alla (pur rispettabilissima) manovalanza.

Nel campo delle professioni digitali, ad esempio, si può andare dal social media manager (figura che si occupa di promuovere l’attività aziendale online), al webmaster (banalmente lo sviluppatore e gestore di siti web), al copywriter (ovvero il creatore di contenuti), sino all’ecommerce manager. Alcuni di questi profili, per capirsi, possono arrivare a una retribuzione da 100mila euro l’anno. Ovviamente, tali lavori, se non includono necessariamente una preparazione universitaria, comportano in ogni caso un attività formativa (come può essere un corso) svolta dopo il diploma.

Fuori dal digitale, per i non laureati possono spalancarsi le porte di professioni più canoniche: segretario/a di studio (medico o di altro tipo), operatore scolastico (dall’amministrativo al tecnico informatico), agente immobiliare, impiegato alle poste o nel settore assicurativo e customer service. Gli stipendi sono compresi in una forbice piuttosto ampia – che dipende anche dalla tipologia di contratto e dal numero di ore richieste – più o meno dai 750 ai 2mila euro al mese. Ci sono, infine, i lavori “pratici”, che richiedono un periodo di apprendistato volto ad apprendere mansioni e competenze. Il commesso (retribuzione media: 1.200 euro mensili) è l’impiego più classico di questa categoria.

Ma ci sono anche il tecnico per la riparazione di elettrodomestici, l’elettricista e l’idraulico, l’autista e l’estetista. Figura, quest’ultima, molto richiesta che può arrivare a guadagnare anche 30mila euro l’anno. Sullo sfondo la possibilità di costruirsi da soli un futuro, puntando sulle proprie passioni e capacità che possono portare alla creazione di realtà imprenditoriali di successo.


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