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DAL REDDITO di cittadinanza in tre versioni (rafforzato, riformato o abolito) alla decontribuzione per incentivare le assunzioni; dai programmi di sostegno alla formazione e lavoro all’estero al salario minimo legale; dal rafforzamento dei centri per l’impiego e delle agenzie per il lavoro alla riforma degli ammortizzatori sociali anche per autonomi, partite Iva, liberi professionisti e per le nuove tipologie di lavoro passando per la lotta senza quartiere al lavoro nero e al precariato e alla dote di 10mila euro ad ogni diciottenne in base al reddito familiare per istruzione, casa e lavoro.

Non c’è che dire: leggendo i programmi dei partiti che si contenderanno il voto degli italiani il 25 settembre, sono innumerevoli le proposte e gli impegni assunti nei confronti dei giovani e del lavoro. Bisognerà poi vedere quanti di questi saranno mantenuti e quanti resteranno nel “libro dei sogni”. In questo articolo, passiamo in rassegna, a volo d’uccello, le misure rivolte al lavoro giovanile.

CENTRODESTRA

Il Centrodestra propone la sostituzione del Reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro. In particolare, si punta al rafforzamento dei meccanismi di decontribuzione per il lavoro femminile, gli under-35, i disabili, e le assunzioni nelle zone svantaggiate nonché con il potenziamento degli strumenti di finanziamento per esperienze formative e lavorative all’estero per giovani diplomati e laureati, finalizzate al reimpiego sul territorio nazionale delle competenze acquisite.

CENTROSINISTRA

Il Centrosinistra punta a un grande piano di assunzione nella Pubblica amministrazione oltre il 2026, con clausole volte a favorire l’occupazione giovanile e femminile. A incentivare l’apprendistato come principale strumento di ingresso nel mercato del lavoro e ad azzerare i contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni. Il Centrosinistra pensa inoltre a una legge che garantisca un equo compenso in tutti i rapporti dove il committente non è persona fisica e che preveda la sanzione in capo esclusivamente al committente. Misure per i lavoratori delle piattaforme online, promozione dello smart working e disincentivo al ricorso al part time involontario.

Dopo l’introduzione del salario minimo e del Reddito di Cittadinanza (da ricalibrare secondo le indicazioni elaborate dalla Commissione Saraceno, a partire dall’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e/o con minori) è necessario – si legge tra l’altro nel programma – completare il sistema con un altro meccanismo: l’integrazione pubblica alla retribuzione (in-work benefit) in favore dei lavoratori e delle lavoratrici a basso reddito, come proposto dalla Commissione sul lavoro povero.

Ma il piatto forte è la dote di 10mila euro, erogata ai giovani al compimento dei 18 anni sulla base dell’ISEE familiare per sostenere le spese di casa, istruzione e avvio di un’attività lavorativa. I costi di questa misura saranno prevalentemente coperti dagli introiti aggiuntivi derivanti dalla modifica dell’aliquota dell’imposta sulle successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro.

Inoltre pensa ad una legge che riconosca il valore legale erga omnes del trattamento economico dei contratti collettivi firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative per debellare i “contratti pirata” e che introduca un salario minimo contrattuale, seguendo il modello tedesco, nei settori a più alta incidenza di povertà lavorativa, con una soglia minima che rispetti i parametri della direttiva europea (oggi per l’Italia, secondo alcune stime, di circa 9 euro lordi orari).

Il Centrosinistra vuole introdurre l’obbligo di retribuzione per stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari, salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi, così da assicurare che lo strumento torni a rappresentare un’occasione di formazione.

Lotta senza quartiere al lavoro nero e sommerso, proseguendo nel rafforzamento dei controlli e puntando sulle migliori pratiche adottate in questi anni. Piena applicazione della legge sul caporalato e per l’equa retribuzione per lavoratori e lavoratrici, proseguendo il rafforzamento dei controlli e introducendo misure per superare la condizione di vulnerabilità di chi denuncia lo sfruttamento. Estendere a tutti gli appalti pubblici la clausola di premialità per l’occupazione giovanile e femminile inserita in via sperimentale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza così da sostenere le imprese che si impegnano a creare lavoro stabile e rafforzare l’inclusione sociale.

MOVIMENTO 5 STELLE

Nove euro lordi l’ora di salario minimo legale per dire stop alle paghe da fame. Rafforzamento delle misure del Decreto dignità (Decreto legge 12 luglio 2018 n. 87 convertito con modificazioni nella legge 9 agosto 2018 n. 96). Impegno a prevedere un compenso minimo per stage e tirocini per mettere i lavoratori, in particolare i giovani, in condizione di sviluppare progetti di vita agevolando i contratti a tempo indeterminato con riconoscimento di questi periodi ai fini pensionistici. Stabilizzare la decontribuzione a favore delle imprese ubicate nelle regioni del Mezzogiorno perché possano continuare a proteggere e creare nuovi posti di lavoro nelle aree depresse.

Il Movimento 5 Stelle inoltre punta a promuovere la riforma degli ammortizzatori sociali anche a favore dei lavoratori autonomi, delle partite Iva, dei liberi professionisti e per le nuove tipologie di lavoro.

Essendo stata una delle misure bandiera, certamente tra le più popolari, il M5S vuole rafforzare il Reddito di cittadinanza e punta a rendere più efficiente il sistema delle politiche attive. Inoltre si attiverà per avviare, anche in via sperimentale, una riduzione dell’orario di lavoro soprattutto nei settori a più elevata intensità tecnologica. Le imprese che aderiranno al programma, quando ci sarà, otterranno esoneri, crediti di imposta e incentivi aziendali per l’acquisto di dotazioni tecnologiche e macchinari.

AZIONE – ITALIA VIVA

Per Azione (Carlo Calenda) e Italia Viva (Matteo Renzi) il Reddito di cittadinanza va rivisto. Troppi obiettivi con un solo strumento e che ha ormai dimostrato tutti i suoi limiti. Chi ne ha usufruito non ha trovato lavoro, non è riuscito a formarsi professionalmente e non ha partecipato a progetti di pubblica utilità come previsto dalla normativa. A fronte di 20 miliardi spesi nel primo anno e mezzo, lo strumento ha generato nuova occupazione a tempo indeterminato per meno del 4,5% dei percettori. La proposta quindi è di stringerne le maglie: il beneficio si perde dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro e, in ogni caso, va ridotto dopo 2 anni.

Un potenziamento adeguato delle agenzie per il lavoro consentirebbe un più efficace collocamento al lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza. Le due formazioni politiche propongono inoltre di incentivare l’imprenditorialità giovanile con forme di accompagnamento mediante servizi di incubazione, consulenza, mentoring e coaching per i giovani e acceleratori. Per le imprese giovanili anche zero tasse. I centri per l’impiego (CPI) costituiscono forse l’unica struttura che possa fungere da supporto all’imprenditorialità giovanile. I CPI dovranno così assistere le start-up fornendo consulenza legale e normativa, sostegno per le richieste di fondi pubblici e la partecipazione a gare e ricerca di personale e con l’obiettivo di individuare il fabbisogno dei diversi ambiti professionali e informare i giovani sulle prospettive di occupazione reale dei vari percorsi di studio.

Calenda e Renzi chiedono ancora di riformare “Garanzia Giovani”: si prevede l’anticipo di parte delle erogazioni per evitare problemi di liquidità ai giovani di famiglie più svantaggiate. Vanno, infine, regolati i tirocini curriculari in modo da assicurare che siano esperienze realmente formative e non soltanto atti dovuti all’interno del percorso di istruzione.


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