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«Problemi psicologici riguardano otto persone su dieci sopravvissute al Covid». Gli esperti hanno coniato un termine per definire questa crisi diffusa: psicopandemia.

Un dramma sociale che penetra anche il mondo giovanile: nonostante i ragazzi siano quelli meno colpiti dalla malattia derivante dal Covid, un giovane su due sotto i 18 anni manifesta disturbi a causa dell’emergenza sanitaria e, soprattutto, delle sue conseguenze in termini di libertà di movimento e socialità. Per la crescita dei più giovani, spiega al Quotidiano del Sud Carmen Muraro, psicologa e membro del comitato tecnico-scientifico del portale “Psicologia in Tribunale”, «è essenziale relazionarsi al di fuori del contesto familiare».

Ma la pandemia con le sue restrizioni, osserva, «li ha limitati in questo bisogno essenziale di socializzare». Secondo l’esperta «è stato tolto loro l’alimento più importante per crescere, diventare più forti e consapevoli di sé, in altre parole, per aprirsi al mondo e alle sfide della vita».

Forse il peggior effetto collaterale è stata la chiusura delle scuole perché, spiega la Muraro, «oltre ad aver ridotto drasticamente le occasioni di relazione sociale dei ragazzi, ha implementato l’utilizzo dello smartphone e dei social con il rischio di una maggiore incidenza di forme di disagio, di isolamento sociale, di abuso».

La psicoterapeuta rileva che «con la pandemia si è osservato nei giovani un aumento significativo della frequenza dei disagi psicologici», motivo per cui «anche la scuola, soprattutto in vista della riapertura delle aule, dovrà prepararsi ad accogliere le situazioni più fragili anche con l’intervento ed il supporto specialistico dello psicologo».

La Muraro, del resto, è chiara: «I dati epidemiologici al riguardo sono ancora in fase di raccolta e analisi, ma è più che verosimile che la fascia dei giovani sia stata sicuramente quella più segnata dalla pandemia. Per questo motivo, le istituzioni preposte dovranno fornire risposte celeri in termini di prevenzione e sostegno non solo economico, ma anche psicologico soprattutto alle famiglie e ai genitori in difficoltà con i figli».

Il governo ha annunciato un primo provvedimento che prevede l’assunzione di 600 psicologi nel Servizio sanitario nazionale (Ssn).

«È un primo passo importante», afferma la Muraro, «e sono fiduciosa che vada nella direzione di una salute pubblica che dia maggiori risposte anche al bisogno di salute psicologica dei cittadini italiani».

Nei giorni scorsi David Lazzari, presidente dell’Ordine degli Psicologi, ha però esortato il governo a investire di più. Le decine di migliaia di studi professionali di psicoterapia, rileva la Muraro, «rappresentano un baluardo a garanzia della Salute pubblica», ma ciò «non può diventare un’omissione grave che porti il governo a non tener conto dell’importanza di attivare convenzioni tra lo Stato e gli studi professionali di psicoterapia, così come avviene per i medici e, quindi, avviare e dare corso alla figura dello psicologo di base e di quello scolastico».


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