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Per la generazione Z, il desiderio ora è uno solo. Tornare alla normalità. Prima possibile. Francesco, Stefano e Francesca, Beatrice, Antonio, Davide sono sei diciottenni di Napoli e Reggio Calabria. Fra pochi giorni faranno la maturità. Si sono vaccinati tutti con Pfizer, uno soltanto, Stefano, con il vaccino J&J. C’è chi ha provato ansia, ma subito dopo «una grande felicità dopo il vaccino, perché è il primo passo verso la libertà».

Hanno capito l’importanza dell’immunizzazione. Hanno deciso, consapevolmente, se vaccinarsi prima o dopo l’esame di maturità, perché «con la febbre da effetti collaterali non puoi studiare». Molti di loro hanno raggiunto la maggiore età chiusi a casa, con le restrizioni. Il secondo compleanno, dopo quello del 2020, a libertà limitata. Niente feste con gli amici. Niente pranzi o cene in allegria.

La pandemia, nell’isolamento forzoso, li ha fatti crescere. Nonostante tutto. Nessuno di loro ha partecipato agli open day con il vaccino AstraZeneca, perché per i maturandi sono stati previsti canali ad hoc in tutta Italia. Tuttavia la triste vicenda di Camilla Canepa, la coetanea ligure che aveva partecipato ad un AstraZeneca day ha scosso e rattristato tutti. Sanno che si sta indagando sulle eventuali correlazioni fra vaccino, patologie della ragazza e decesso.

Emerge il disagio di non sentirsi considerati come vorrebbero. Dopo mesi in cui sono stati identificati come i principali “diffusori” del contagio, rivendicano di aver accettato di «essere stati privati del bene più prezioso alla loro età, la libertà di movimento, perché la pandemia ha fatto tanti morti fra gli adulti» e loro hanno capito.

«Al centro vaccinale – riferiscono Antonio Filianoti e Beatrice Lia del Liceo Leonardo da Vinci di Reggio Calabria – ci hanno detto che sono gli over 60 che fanno più problemi, che sono negazionisti e girano senza mascherina, sottovalutando il contagio. Non siamo santi, però ci hanno tanto criminalizzato». Dopo tante restrizioni, sanno di meritare il “premio” di tornare a vivere la loro età.

Eppure hanno quasi timore a confessare che, con il vaccino, sarà possibile tornare a divertirsi con gli amici, «con tutte le precauzioni». Gli epidemiologi raccomandano la mascherina per tutta l’estate nei luoghi chiusi o affollati? Lo faranno, assicurano. Ci sono cose che però proprio non vanno giù, come «l’ambiguità con cui è stata condotta la comunicazione sul vaccino AstraZeneca», dice Beatrice, sintetizzando il pensiero di tutti.

«Nessuno mette in discussione i successi ottenuti con la campagna vaccinale, ma su quel vaccino è sempre mancata chiarezza», spiega la ragazza che si iscriverà a Medicina, dopo la notizia del Ministro Speranza della somministrazione solo agli over 60. Figlia di medici, impegnati nella lotta contro il Covid-19 in Calabria dall’inizio, insieme ad Antonio Filianoti e Davide Santangelo frequenta il “daVinci” che è capofila in Italia dei licei con la cosiddetta “curvatura medica”.

«Crediamo nella scienza – dicono – che ha portato al vaccino in tempi così rapidi». In Calabria loro hanno ricevuto Pfizer. Antonio con Davide sottolinea “l’importanza di essere tutti più liberi, grazie al vaccino».

In Campania ai maturandi è stato offerto il siero Pfizer o J&J. Dai vent’anni in su, AstraZeneca. Francesca Ricciardella, maturanda dell’ITIS Galileo Ferraris di Scampia, Istituto Tecnico che brilla in Italia per l’informatica, la robotica, l’elettronica, è stata «felice di vaccinarsi», come i suoi compagni, Francesco Ammirabile e Stefano De Marco. «Dopo il vaccino ho fatto un sospiro di sollievo. Per noi ragazzi è stata una conquista», dice Francesco.

Stefano ha fatto J&J, con forti effetti collaterali di febbre e dolori articolari. Si chiede: «Perché la scelta di farlo proprio ai maturandi»? Comunque sia, il vaccino è fatto. «Ho sempre pensato che avrebbero dovuto vaccinare giovani e anziani – conclude Francesco – Ho perso 18 mesi che non torneranno più».


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