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DURANTE la pandemia disinformazione e fake news hanno rappresentato, e tuttora rappresentano, nemici invisibili sia per la salute delle persone, sia per la tutela delle democrazie. L’Unesco all’inizio della pandemia ha lanciato un allarme sul rischio per le vite umane della disinformazione dilagante, mentre secondo un focus curato dall’ufficio del Parlamento Europeo in Italia su “Fake news e Covid-19” in Europa, quello che è accaduto con il Covid-19 “è un caso di scuola” per l’impatto che la comunicazione di notizie false – o potenzialmente false – può esercitare sui sistemi democratici. Un caso utile anche a capire come prevenire, di questi tempi, ragionevolmente meglio la diffusione di alcune distorsioni o curvature informative che possono affiorare in altri contesti, ad esempio riguardo al conflitto Russia-Ucraina.

L’aspetto colto dal Parlamento europeo è uno degli effetti più subdoli e minacciosi generati dalla pandemia. Gli altri riguardano, oltre al rischio per la salute delle persone, il sovraffollamento di informazioni e l’impatto di queste ultime sulle dinamiche e i comportamenti sociali, sulla fiducia nelle istituzioni e sulla relazione fra la scienza e i cittadini. Un impatto, insomma, che si è manifestato sotto varie forme e in innumerevoli circostanze, aprendo interrogativi e alimentando dubbi e fake news, su cui sia le Istituzioni europee, sia quelle nazionali hanno cercato di fare chiarezza in modo costante, adottando misure per contrastare la disinformazione.

Il primo e più insidioso interrogativo è stato quello sull’origine del virus Sars-Cov-2. Dove si era manifestato per la prima volta? La campagna di disinformazione è iniziata così.

LA CONTROINFORMAZIONE CINESE

Nel marzo 2020 il Governo cinese era preoccupato per aver lanciato in ritardo l’allarme sul Covid-19. Gli account cinesi diffusero la notizia secondo cui sarebbero stati militari americani a portare il virus in Cina durante una missione. Nei mesi immediatamente successivi allo scoppio dell’infezione a Wuhan, i servizi segreti olandesi lanciarono in Europa l’allarme sul tentativo della Cina di dipingersi agli occhi del mondo come luogo ideale di contenimento del contagio, nascondendo l’epidemia di Wuhan, mentre la stessa Repubblica Popolare Cinese diffondeva il messaggio sul fallimento dell’UE nella gestione della crisi pandemica.

A far data da marzo 2020, fra le molteplici iniziative intraprese, la Commissione Europea ha attivato una pagina web per distinguere fatti veri e falsità, al fine di contrastare la retorica sulla mancanza – falsa – di aiuti dell’UE ai paesi membri. In quel periodo, in coincidenza della missione di aiuto della Russia in Italia, i siti simpatizzanti del Cremlino enfatizzarono l’intervento russo. Sui social circolavano le immagini di cittadini italiani che sostituivano la bandiera nazionale con quella russa, mentre sulla tv della Federazione di Putin le immagini di veicoli russi sulle strade italiane sfilavano al commento “i nostri convogli solcano le strade della NATO”, mettendo anche in contrapposizione l’efficacia della battaglia cinese al Coronavirus con le misure dell’UE.

PANDEMIA, INFODEMIA E GLI “SCIENZIATI VISIBILI”

Da quando a febbraio 2020 la pandemia è diventata tale, ovvero un contagio che interessava il pianeta, come ammesso dall’OMS superati tutti i tentennamenti, l’accesso all’informazione su Internet ha conosciuto un’accelerazione senza precedenti: in assenza di notizie certe, alla diffusione del virus si è associata in modo indissolubile la diffusione incontrollata di affermazioni vere e affermazioni non confermate scientificamente sui vari canali informativi, che ha condotto a quella che è stata definita “infodemia”. Così, fra pandemia e infodemia, il virus ha viaggiato con l’informazione, come hanno spiegato, analizzando le modalità con cui il fenomeno si è dispiegato, due esperti di calibro del CNR: Marco Ferrazzoli, giornalista di lunghissima esperienza nell’Ente di Ricerca e Giovanni Maga, virologo e direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare “Luigi Luca Cavalli Sforza” – IGM CNR di Pavia.

Nel libro “Pandemia e Infodemia -Come il virus viaggia con l’informazione”, i due autori hanno spiegato il tentativo di mettere a fuoco soprattutto due aspetti: da un lato “il ruolo della scienza nelle società contemporanee, i suoi limiti, la difficoltà di dialogo con gli altri soggetti pubblici e con i cittadini”; dall’altro, l’infodemia, il sovraccarico informativo provocato dalla multimedialità con i relativi rischi, dalla confusione che tutti proviamo fino alle cosiddette fake news”. Un’indagine in cui i due esperti hanno allargato la visuale anche alle fonti scientifiche reclutate dai media durante la pandemia. “Non si può pretendere che i giornalisti scelgano chi interpellare solo per meriti scientifici; servono anche capacità comunicative e una disponibilità che non tutti i ricercatori offrono”, ammettono.

Tuttavia, in base alla classifica dei centomila migliori scienziati a livello mondiale curata dalla rivista Plos Biology, i 10 virologi, infettivologi ed epidemiologi italiani più quotati compaiono poche volte o addirittura nessuna sulla carta stampata e sui siti nazionali. Fa eccezione Alberto Mantovani, 102° in assoluto e primo tra i circa quattromila ricercatori italiani presenti”. Insomma, “la tesi del sociologo Rae Goodell, che coniò l’espressione «scienziati visibili», notando come quelli più esposti non fossero altrettanto brillanti quanto a produzione scientifica”, alimenta il sospetto, dicono gli autori, “che i media tendano a riproporre sempre i soliti nomi che funzionano e non sono necessariamente i più qualificati”. Rispetto alla confusione generata dalle “voci dissonanti fra scienziati”, Marco Ferrazzoli condivide che “spesso sono dovute a esasperazioni giornalistiche. Ma è vero anche – aggiunge – che le istituzioni competenti non hanno attivato un sistema coerente unitario di informazione tale da evitarle”.

DALLA TEORIA DEL COMPLOTTO, AL 5G, ALLA VITAMINA C: LE BUFALE CIRCOLATE IN ITALIA…

“I vaccini contro SARS-Cov-2 avranno costi altissimi e non tutti potranno permetterseli”; “I vaccini usati per la quarta dose non funzionano contro le nuove varianti”; “Vengono inoculati vaccini scaduti”. Sono soltanto tre delle fake news più recenti smentite sul sito del Ministero della Salute. Dall’inizio della pandemia sono state milioni le notizie infondate circolate in rete, alcune perfino pittoresche, su cui il Dicastero della Salute con l’ISS e l’AGCOM hanno fatto un’azione continua di contrasto. Nelle bufale della disinformazione ai tempi del Covid-19 è entrato di tutto: dalla teoria del complotto ai rimedi miracolosi con le iniezioni di disinfettante – Donald Trump ne è stato un grande sponsor – alle abitudini alimentari per contrastare il virus. Con la campagna vaccinale, per le fake news c’è stato un nuovo slancio, che ha portato l’ISS a pubblicare un “Vademecum” per fare chiarezza. Da “I vaccini causano il contagio” a “I vaccini provocano l’infezione”, a “D’estate non serve vaccinarsi” a “I vaccini anti Covid sono sperimentali” l’antologia è davvero vasta.

L’AGCOM ha raccolto i fact-check delle principali 10 notizie false sull’emergenza epidemiologica da COVID-19 e 10 tra le bufale più diffuse sul Covid-19 in Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti, svelando dove sono nate e come si sono sviluppate. Nel primo set rientra la notizia del “falso resoconto degli ospedali lombardi sulla vitamina C che favorisce la guarigione da Covid-19”, il “finto audio di Whatsapp dove un italiano racconta di trovarsi in Cina bloccato dal Coronavirus”, la “falsa circolare dell’INPS sulle pensioni dimezzate al 50% ad aprile 2020 per colpa del coronavirus”, la bufala per cui “Bere acqua ogni 15 minuti spazza via il nuovo Coronavirus SARS-CoV-2”.

…E LE BUFALE NEL MONDO

Fra le bufale che hanno tenuto banco nel mondo al primo posto quella per cui “il virus del Covid-19 è stato sottratto da un laboratorio canadese da spie cinesi”. Tre verificatori internazionali hanno concluso che “non ci sono prove”. Poi c’è la bufala per cui “la tecnologia dei telefoni cellulari 5G è collegata alla pandemia di coronavirus”. Anche in questo caso, “non ci sono prove che gli effetti sulla salute del virus del Covid-19 siano legati al 5G, secondo quanto pubblicato dalla Reuters e da FullFact.org”.  E poi, ancora bufale sui rimedi naturali. Da quella: “Limone e acqua calda possono curare il Covid-19”, all’altra: “L’argento colloidale può curare il Covid-19” per arrivare all’”aglio può curare il Covid-19”. Infine, impossibile non citare la più pittoresca: “Bill Gates vuole servirsi del Covid-19 per attuare un programma di vaccinazione obbligatorio con un microchip per sorvegliare la popolazione”.

In realtà, riporta il sito Newsgard che ha collaborato con AGCOM sulla raccolta, “il co-fondatore di Microsoft Bill Gates e la sua fondazione da tempo promuovono iniziative a sostegno dei vaccini. Tuttavia, non esiste alcun vaccino – per il Covid-19 o per altre malattie – che contenga un microchip o un altro strumento di sorveglianza”.


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