X
<
>

Il porto di Napoli

Condividi:
5 minuti per la lettura

“Il Mediterraneo può diventare, se pacificato, lo spazio più luminoso della Terra” diceva Giorgio La Pira nel 1958, ma serve l’aumento delle Reti TEN-T

UNA SETTIMANA fa, prima ancora della inconcepibile azione compiuta da Hamas contro Israele, si è svolto a Roma presso il Parlamento un convegno organizzato dal Propeller Club di Roma (un organismo internazionale la cui mission è quella di promuovere l’incontro e le relazioni tra persone che gravitano nei trasporti marittimi, terrestri e aerei favorendone l’aggiornamento tecnico ed economico) avente per titolo “Dalla visione del Mediterraneo di La Pira alla politica estera italiana del XX secolo”. Intervenendo a tale convegno ho ritenuto opportuno ricordare innanzi tutto tre dichiarazioni davvero storiche di Giorgio La Pira, tre dichiarazioni che riporto di seguito:

– Il Mediterraneo “il lago di Tiberiade” del nuovo universo delle nazioni: le nazioni che sono nelle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; del Dio vero e vivo. Queste nazioni, col lago che esse circondano, costituiscono l’asse religioso e civile attorno a cui deve gravitare questo nuovo Cosmo delle nazioni.

– “Il Mediterraneo può diventare, davvero, se pacificato, lo spazio più luminoso della Terra”. Con queste parole, il 22 febbraio 1958, Giorgio la Pira, nel suo incessante impegno per il dialogo e la pace, si rivolgeva al presidente egiziano Nasser.

– Noi pensiamo che il Mediterraneo resta ciò che fu: una sorgente inestinguibile di creatività, un focolare vivente e universale dove gli uomini possono ricevere le luci della conoscenza, la grazia della bellezza e il calore della fraternità.

La congiuntura storica che viviamo, lo scontro di interessi e di ideologie che scuotono l’umanità in preda a un incredibile infantilismo, restituiscono al Mediterraneo una responsabilità capitale: definire di nuovo le norme di una Misura dove l’uomo lasciato al delirio e alla smisuratezza possa riconoscersi: – liberare i valori tradizionali dagli stereotipi che li mummificano, – sostenere in tutte le occasioni la causa dell’Uomo contro le forze che lo opprimono e ostacolano la sua riuscita, – contenere la smisuratezza del potere e delle passioni, – in breve, lavorare per la realizzazione simultanea di un mondo fatto a misura d’uomo da uomini fatti a misura del mondo.” (Intervento di La Pira al “Congresso Mediterraneo della Cultura” svoltosi il19 febbraio 1960).

Insisto nel ricordare che questo convegno avveniva prima della esplosione di una guerra alle rive del Mediterraneo, di una guerra che rimetteva in discussione un lungo processo di pace. Ebbene, nel mio intervento ho voluto ricordare quanto questa intuizione concettuale di La Pira abbia poi nel tempo prodotto ricadute nella gestione della offerta infrastrutturale dei Paesi ubicati nel contorno del Mediterraneo. Ho ricordato innanzitutto quanto proposto formalmente nel 2005 dalla Commissaria europea Loyola De Palacio “sulla opportunità, proprio nel rispetto di un insegnamento dell’italiano La Pira, di ampliare le Reti TEN-T interessando direttamente i 9 Paesi ancora non inclusi nella Unione Europea ed ubicati nel contorno del bacino del Mediterraneo”.

L’Italia, nella persona dell’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, condivise la proposta e fornì il massimo supporto alla De Palacio nella concreta identificazione della stessa. Nel 2008 l’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli propose, al Consiglio dei Ministri della Unione Europea, l’avvio formale dei lavori di aggiornamento delle Reti TEN-T e, seguendo le indicazioni della De Palacio, denunciò la necessità di dare il massimo supporto al sistema delle Reti gravitanti nell’articolato sistema Mediterraneo e fissò, per la primavera del 2009, l’avvio dei lavori a Napoli. Alla prima seduta Matteoli invitò anche i 9 Paesi che si affacciavano sul Mediterraneo e che non erano ancora membri della Unione Europea. I lavori di Napoli durarono tre giorni e videro la presenza dei Ministri dei Trasporti di 37 Paesi (28 della Unione Europea e 9 esterni alla Unione Europea). Interessanti gli interventi dei Ministri di Israele, del Libano e della Turchia perché intravidero, nell’asse stradale che si affacciava sul Mediterraneo e legato alle Reti TEN-T, una misurabile occasione di continuità non solo infrastrutturale ma, anche, politica e in quella occasione il Ministro dei Trasporti greco ricordò ancora una volta gli insegnamenti di La Pira.

Infine nel 2014, in occasione del semestre di presidenza italiano della Unione Europea, si tenne a Milano un informale della Commissione Trasporti presieduta dall’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e in quella occasione Lupi volle che nei lavori intervenisse anche l’ex Commissario della Unione Europea Christophersen, cioè il Commissario che nel 1994 ad Atena aveva proposto il primo impianto delle Reti TEN-T; sia io che Lupi rimanemmo davvero colpiti dalle conclusioni di Christophersen che riporto sinteticamente: “Dobbiamo evitare di limitare l’impianto infrastrutturale alle tessere interne ai Paesi della Unione Europea; come ci ha insegnato negli anni cinquanta Giorgio La Pira le tessere dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo fanno parte di un unico mosaico infrastrutturale e culturale”.

Ho voluto soffermarmi su quanto da me sottolineato nel Convegno del Propeller Club sia perché si svolgeva in un momento in cui nessuno immaginava la esplosione di una guerra così virulenta in un’area importante del bacino del Mediterraneo, sia per ricordare come nel tempo dalla De Palacio a Christophersen, da Lunardi a Matteoli, da Matteoli a Lupi il pensiero di Giorgio La Pira abbia, in modo forte, inciso nella definizione del rapporto tra la Unione Europea ed i Paesi che, pur esterni alla Unione, partecipino nella crescita e nello sviluppo dell’intero bacino e, quindi, come la guerra in corso incida proprio sul futuro di tutti i Paesi ubicati al suo interno.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE