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LA TRANSIZIONE ecologica italiana ed europea passa anche attraverso la diffusione della tecnologia legata all’idrogeno, combustibile poco inquinante e con un grande potere calorifico che lo rende particolarmente efficiente. A differenza degli altri combustibili che hanno un forte impatto sul nostro pianeta, non provoca piogge acide, non riduce l’ozono e non genera emissioni climalteranti. Si stanno perciò studiando tutte le applicazioni possibili come fonte di energia alternativa, in particolare nel mercato automobilistico e aeronautico. Nel 2020 la Commissione Europea ha pubblicato la strategia sull’idrogeno e ha reso la produzione sostenibile di H2 una priorità di investimento all’interno del piano Next Generation Europe. Il Governo assegna all’idrogeno un ruolo importante nei piani di transizione ecologica e ha fissato obiettivi ambiziosi per utilizzarlo entro il 2030. Il piano del ministero dello Sviluppo economico prevede una penetrazione del 2% negli usi dell’energia entro il 2030 e fino al 20% nel 2050. Nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) sono stati stanziati 3,2 miliardi di euro per la ricerca, la sperimentazione, la produzione e l’utilizzo di H2. Il Mezzogiorno con la creazione delle Valli dell’idrogeno in Puglia e in Sicilia e i progetti per il trasporto ferroviario e stradale avrà un ruolo da protagonista.

TUTTE LE MISURE DEL PNRR PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA E L’IDROGENO

Nel PNRR sono contenute otto misure. Gli interventi si inseriscono nella Missione 2 Componente 2 e sono volti alla costruzione di una rete di infrastrutture che permettano il passaggio dalla produzione da fonti fossili (o da energia elettrica da esse generata) a fonti rinnovabili e ne stimolino l’utilizzo, principalmente nei settori produttivi ad alta intensità energetica e la cui elettrificazione sarebbe inefficiente, ma anche nel trasporto stradale pesante e ferroviario. Due di queste misure hanno carattere normativo: una è relativa agli incentivi fiscali a sostegno della produzione e del consumo di idrogeno verde nel settore dei trasporti, mentre l’altra riguarda l’emanazione di norme di semplificazione amministrativa e riduzione degli ostacoli normativi alla sua diffusione. Entrambe le misure sono state completate nel secondo trimestre 2022. I restanti sei interventi sono investimenti infrastrutturali.

Le misure stanno procedendo nei tempi previsti dal calendario europeo e riguardano in particolare: la costruzione di uno stabilimento industriale per la produzione di elettrolizzatori con capacità pari a 1 GW/anno, per cui è stato aggiudicato l’appalto; la realizzazione di 10 stazioni di rifornimento per i treni lungo sei linee ferroviarie (con il decreto dirigenziale n. 144 del 31 marzo scorso del Ministero dei Trasporti, sono stati assegnati i fondi); lo svolgimento di almeno quattro progetti di ricerca e sviluppo sull’idrogeno, con l’ottenimento di almeno un certificato di collaudo o pubblicazione, per i quali sono stati aggiudicati i contratti di ricerca; la realizzazione di stazioni di rifornimento stradale a base di idrogeno e la partenza di progetti di sperimentazione delle linee per autocarri a lungo raggio.

IDROGENO, UN’OPPORTUNITÀ UNICA PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

L’idrogeno, quindi, rappresenta un’opportunità unica per l’Italia, sia sotto il profilo economico che sotto quello della sicurezza e della transizione energetica ed ecologica. Occorre una visione unica, una vera e propria strategia, chiedono i manager e gli esperti, che possa consolidare l’attuale fase di sviluppo dei progetti, permettendo alle aziende di operare in un quadro più sicuro, che non metta a rischio gli investimenti fatti e ne abiliti di nuovi. Il 65% delle aziende ha registrato un aumento negli investimenti di cui il 70% proviene da risorse finanziarie proprie. In questo senso, il ruolo dell’Italia come hub energetico può rivelarsi una sorpresa, come effetto principale degli investimenti: le aziende a un recente Workshop dell’Osservatorio H2 Verde Agici-Fichtner che si è svolto il mese scorso a Milano, hanno sottolineato l’importanza di pianificare lo sviluppo di infrastrutture, accelerare l’installazione di impianti rinnovabili, aumentare la capacità manifatturiera degli elettrolizzatori e favorire la produzione di idrogeno a basse emissioni da processi anche diversi dall’elettrolisi. Fondamentale, sotto questo aspetto, il ruolo degli hub logistici e delle reti di trasporto.

COSA SONO LE HYDROGEN VALLEY

Per questa ragione stanno nascendo in tutta Europa le cosiddette “Hydrogen Valleys”: progetti per creare delle filiere che combinino produzione, infrastruttura e utilizzo in un’unica regione. In Europa ci sono 22 progetti di Hydrogen Valleys, alcuni dei quali riguardano il nostro Paese. Questi progetti, una volta maturati, mirano a formare piccoli incubatori che potrebbero fungere da trampolini di lancio verso un’economia dell’idrogeno a livello europeo. In Italia per realizzarle sono stati stanziati 500 milioni di euro nel Pnrr, il 50% destinati al Mezzogiorno. Con in testa Puglia e Sicilia.

DALLA LOMBARDIA ALLA PUGLIA

Un progetto già operativo si trova in Lombardia e riguarda i trasporti ferroviari. Il piano H2iseO lanciato da Ferrovie Nord Milano e Trenord (che vede la collaborazione di Enel Green Power, Snam e A2a) punta a riconvertire la ferrovia della Valcamonica. “Il progetto H2Iseo di Trenord e Gruppo FNM, che prevede già nel 2024 l’ingresso in servizio dei primi treni a idrogeno sui 100km non elettrificati della linea Brescia-Iseo-Edolo – dice Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord e direttore generale di FNM -, farà della mobilità il traino del processo di transizione energetica ed ecologica dando vita a una filiera dell’idrogeno”.

IL PRIMO INCUBATORE DELL’ENEA ALLE PORTE DI ROMA

Alle porte di Roma, invece, sarà realizzato il primo incubatore tecnologico per lo sviluppo della filiera nazionale. Il progetto sarà curato dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) nel Centro ricerche di Casaccia. L’obiettivo del piano, da 14 milioni di euro, prevede la realizzazione della prima Hydrogen Valley da cui partirà la produzione, il trasporto, l’accumulo e l’utilizzo di idrogeno, puntando su ricerca, tecnologie, infrastrutture e servizi innovativi. Il progetto è finanziato da Mission Innovation (iniziativa alla quale partecipano 24 Paesi e la Commissione UE con l’obiettivo di accelerare l’innovazione nel campo dell’energia pulita) e prevede la realizzazione di un insieme di infrastrutture hi-tech per la ricerca e la sperimentazione lungo tutta la filiera.

HYDROGEN VALLEY: IL MEZZOGIORNO C’È

In Puglia, saranno Edison e Snam, insieme a Saipem e Alboran a dare vita al progetto “Puglia Green Hydrogen Valley” per la realizzazione di tre impianti di produzione di idrogeno (per complessivi 220 Mw) e alimentati da una generazione fotovoltaica per una potenza totale di 380 Mw nelle aree di Brindisi, Taranto e Cerignola (Foggia). L’impianto di Brindisi è in fase avanzata di sviluppo, prevede l’utilizzo di elettrolizzatori, con una capacità di 60 MW, per la produzione di idrogeno pulito, alimentati da un campo fotovoltaico dedicato. L’iniziativa coinvolge tra gli altri l’Acquedotto Pugliese, le Ferrovie Appulo Lucane, i Distretti tecnologici e produttivi pugliesi, il Politecnico di Bari, le Università di Bari, di Foggia e del Salento. Questo permetterà di massimizzare le sinergie con il territorio e favorire lo sviluppo di competenze per la creazione di una filiera locale.

Secondo le prime stime, a regime, le tre strutture potranno creare fino a 300 milioni di metri cubi di idrogeno rinnovabile all’anno. L’idrogeno prodotto nei tre siti arriverà all’industria anche attraverso la rete gas locale di Snam e sarà impiegato inoltre per la mobilità sostenibile. Infine, in Sicilia, la Regione punta alla creazione di un Centro nazionale di alta tecnologia dell’idrogeno, attraverso la collaborazione tra Regione siciliana, università e grandi player, presenti nei siti industriali di Siracusa, Milazzo e Gela. Ma siamo ancora fermi allo studio di fattibilità.


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