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L'attore premio Oscar Daniel Day-Lewis

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Quanto manca al cinema Daniel Day-Lewis? Non esiste un’unità di misura che può quantificarlo. Nel 2017 ha smesso di recitare dopo aver collezionato 147 premi, 95 nomination e 3 Oscar. Il Filo Nascosto, dal 20 aprile disponibile su Netflix, è l’ultimo film in cui è protagonista, un capolavoro in cui interpreta un burbero e altezzoso sarto che tesse abiti per l’atelier più importante di Londra negli anni 50. Per portarlo sullo schermo si è ispirato a Cristóbal Balenciaga e Christian Dior.

Un film perfetto in ogni inquadratura scritto e diretto da Paul Thomas Anderson, ritrovato dopo Il Petroliere. Due personaggi agli antipodi eppure simili. L’avido Daniel Plainview è forse il ruolo più emblematico della sua carriera: Day-Lewis incarna uno dei peccati capitali e l’anima nera del capitalismo americano ai suoi albori. Per questa parte vinse il secondo Oscar.

Il primo arriva nel 1990 per l’interpretazione del pittore irlandese Christy Brown in Il Mio Piede Sinistro. Affetto da paralisi celebrale, muove solo il suo piede sinistro. Per recitarlo, l’attore imparò addirittura a scrivere con il piede. Visto oggi, emerge intatta la sua bravura nella prima collaborazione con Jim Sheridan, il regista irlandese che lo dirigerà ancora in Nel Nome del Padre e The Boxer. Nel primo è Gerry Conlon, accusato ingiustamente di aver commesso un attentato attribuito all’IRA, interpretazione che gli consegna lo status di leggenda. Si parla di IRA anche nella storia vera che ha ispirato The Boxer.

Day-Lewis, dopo questo film, si allontana dalle scene e inizia a lavorare come apprendista calzolaio a Firenze. Viene richiamato da Martin Scorsese per Gangs of New York, girato a Roma, in cui interpreta un perfido macellaio e divide la scena con Leonardo DiCaprio. Scorsese l’aveva già diretto in L’Età dell’Innocenza, ispirato al romanzo premio Pulitzer di Edith Wharton e non è il suo primo ruolo letterario. Era stato Occhio di Falco in L’Ultimo dei Mohicani di Michael Mann, ispirato all’opera di James Fenimore Cooper, imparando a cacciare e scuoiare animali per interpretarlo. Agli esordi in Camera con Vista interpreta Cecil del romanzo omonimo di E. M. Forster. Lo stesso anno, nel 1985, recita per Stephen Frears un personaggio totalmente diverso. È Johnny in My Beautiful Laundrette (disponibile su Prime Video), storia d’amore gay e relazioni difficili fra la comunità bianca e pakistana nella Gran Bretagna di Margaret Thatcher.

Il ruolo più “politico” per l’attore è quello che gli ha dato il terzo Oscar. In Lincoln di Steven Spielberg riesce a rendere umano emotivamente e fisicamente Abraham Lincoln. Era talmente convincente nell’interpretare il presidente americano che abolì la schiavitù che fra una ripresa e l’altra veniva chiamato “President”. Poco prima era stato protagonista nel criticato musical Nine (anche questo su Prime Video) ispirato a 8 ½ di Fellini.

Day-Lewis è stato anche diretto dalla moglie Rebecca Miller in La Storia di Jack e Rose. È la figlia del commediografo e marito di Marilyn Monroe, del quale l’attore aveva già portato sul grande schermo La Seduzione del Male, adattamento del capolavoro Il Crogiuolo firmato proprio da Arthur Miller.


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