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Secondo l’Organizzazione Mondiale Adel Turismo, il 95% dei turisti si concentrerebbe su meno del 5% delle terre emerse. Così l’overtourism divora le città

È stato un attimo: dalla crisi del settore turistico messo in ginocchio dalla pandemia da covid nel 2020 all’eccesso di turismo in Italia e in Europa di queste ultime settimane. Turismo di massa che alimenta l’economia ma produce impatti pesanti sull’ambiente e la società. Secondo l’Unwto, l’Organizzazione Mondiale del Turismo, su scala globale, il 95% dei turisti si concentrerebbe su meno del 5% delle terre emerse.

Questa estate la palma di città maggiormente presa d’assalto nel vecchio continente spetta a Dubrovnik, località della Croazia, che ha registrato 36 viaggiatori per ogni singolo abitante. Subito dopo però c’è Venezia, con una media di 21 viaggiatori per abitante, a pari merito con Bruges in Belgio e l’isola greca di Rodi. Ma nella “top ten” delle mete privilegiate l’Italia compare ancora con Firenze, che supera anche Amsterdam con 13 turisti per ogni abitante. In Italia alla fine dell’estate saranno stati 68 milioni i turisti e 267 milioni i pernottamenti, con una crescita rispettivamente del 4,3% e del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, secondo le previsioni di Demoskopika.

Sarebbe sbagliato tuttavia contrapporre i turisti agli abitanti delle città come nemici in lotta. Anche quando i nodi della mancata educazione al viaggio vengono al pettine, persino sotto forma di cultura. E’ accaduto a Roma più volte in questa estate che dei ragazzi, sotto gli occhi dei propri familiari incuranti, incidessero con un coltellino il loro nome su pietre “sacre” come il marmo del Colosseo, che pure di “barbari” di ogni stirpe ne ha visti a migliaia. A Roma i visitatori del Colosseo sono 7 milioni annui, in una città con 3 milioni di residenti.

Gesti che dimostrano come prima di farsi affascinare dal denaro, tornato a scorrere a fiumi in uno dei pochi settori in piena ripresa, sarebbe necessario che al turismo di quantità si affiancasse quello di qualità, in cui la cultura, a cominciare dalla consapevolezza del turismo sostenibile, divenisse la chiave per regolare il flusso di persone che si spostano per puro piacere.

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Di Firenze e Venezia abbiamo detto, come di Roma, ma anche Assisi, la Costiera Amalfitana, le Cinque Terre, i paesi che circondano il Lago di Garda sono assediati da fiumane di esseri umani che occupano piazze e musei. Qualcuno aggiungendo al suo “scorrazzare” selvaggio tocchi estetici di puro orrore, dai bermuda, con cui vedi persone in fila nei musei, alla ciabatta chiusa con calzino su calzoncini corti. L’esercito “smutandato” è irrefrenabile. Se lo scorso anno le Gallerie degli Uffizi avevano registrato 4 milioni di visitatori, nell’estate ancora in corso sono già stati superati i 5 milioni, in una città di 360mila abitanti. E’ immaginabile l’impatto sulle infrastrutture, al punto che qualcuno torna a parlare di numero chiuso e ticket per l’accesso alle città d’arte.

Un problema, come dicevamo, non soltanto italiano. Il consiglio comunale di Amsterdam, venti milioni di visitatori lo scorso anno, ha deciso di vietare l’accesso al porto di enormi navi da crociera. Il sindaco ecologista, Femke Halsema, aveva denunciato le migliaia di croceristi in città solo per poche ore. “Vanno spesso a mangiare nelle grandi catene di ristoranti internazionali – ha detto Halsema – Ciò che non porta molto alla classe media di Amsterdam, per esempio hanno poco tempo per visitare i musei”. La sua denuncia potrebbe essere estesa a molti casi.

In Francia, dove il settore rappresenta quasi l’11% del Pil nazionale, gli addetti ai lavori sono rimasti talmente travolti dal fenomeno dell’overtourism, o surtourisme come direbbero loro, che il governo il 18 giugno scorso ha varato un piano nazionale per gestire meglio i picchi di presenze rilevati in determinati periodi. Per il momento, questo piano si traduce nella costituzione di una piattaforma digitale nella prima metà del 2024, oltre che in un osservatorio territoriale dei grandi siti turistici.

Il loro obiettivo sarà raccogliere quanti più dati possibili, di cui il governo è gravemente carente. Per iniziare occorre capire i flussi, solo così si potrà poi pensare di gestirli. Un esempio è l’isola di Bréhat, nella Côtes d’Armor. Dal 14 luglio al 25 agosto, e dalle 8,30 alle 14,30 sono ammessi soltanto 4.700 visitatori nei giorni feriali. L’obiettivo è quello di evitare picchi di frequentazione al fine di proteggere alcuni siti, alcuni dei quali soggetti a erosione.

Nel 2022 gli introiti globali per il turismo hanno superato nel mondo i 1.000 miliardi di dollari e oltre la metà, 550 miliardi, sono da attribuire all’Europa. Per questo paesi come la Francia, la Croazia, l’Austria, la Spagna, la Svizzera o l’Italia, solo per citarne alcuni, hanno deciso di adottare misure, sia per preservare siti storici o naturali, sia in considerazione della popolazione locale.

Più semplice a dirsi che a farsi. In Austria, ad Hallstatt, città dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, il comune ha eretto una staccionata in legno per impedire ai visitatori di scattare la propria foto nel luogo più “instagrammabile”, ovvero luogo prediletto di chi pubblica le proprie foto su Instagram. La reazione sui social è stata tale che la recinzione è stata rimossa, sostituita da un semplice striscione che ricordasse di rispettare la tranquillità dei residenti, con un limite giornaliero al numero di autobus e auto che possono entrare in città.

Un fenomeno che si registra negativamente nei centri storici delle grandi città di turismo è il proliferare degli affitti turistici brevi, gestiti in prevalenza dal sistema legato ad Airbnb che da una parte viene considerato la causa principale dell’incremento esponenziale del costo degli affitti e dall’altra sta rendendo quasi impossibile a famiglie e studenti trovare abitazioni disponibili a prezzi non speculativi.

Un ultimo aspetto, non per importanza, dei problemi sollevati dall’overtourism, riguarda le paghe, piuttosto basse, talvolta molto al di sotto degli stessi contratti di categoria, spesso in nero. Il dibattito in corso nel nostro Paese su Reddito di Cittadinanza e salario minimo, utilizza spesso proprio le paghe del settore turistico per evidenziare il problema sociale. L’unica risposta possibile nel tempo, per la coesistenza tra il giusto diritto a visitare il mondo e il dovuto rispetto per chi nelle parti di mondo che visitiamo ci vive, è l’educazione al turismo lento, un processo che dovrebbe partire fin dalle scuole, per far comprendere che viaggiare e conoscere fa parte di un processo di apprendimento parallelo al processo economico ma non motivato esclusivamente dal profitto.


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