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NAPOLI – Un sabotaggio, secondo gli inquirenti, potrebbe celarsi dietro la comparsa, negli ultimi mesi, di formiche e blatte rispettivamente al San Giovanni Bosco e al Vecchio Pellegrini. Un sabotaggio sulla cui matrice si sta indagando. Perché la sanità, in particolare gli ospedali, a Napoli sono una cosa su cui bisogna stare attenti, sono qualcosa di molto remunerativo. E dove ci sono i soldi, ci sono  clan pronti a infiltrarsi. Tante le attività che stuzzicano gli appetiti della malavita organizzata. Si va dalla gestione dei bar  negli ospedali all’imposizione di assunzioni di parenti e amici in ditte che operano nei nosocomi, passando dalla riscossione di tangenti sugli appalti.

La camorra si è specializzata pure nel settore delle ambulanze private e  in quello dei parcheggiatori abusivi. Tra le prime cosche che già da fine  anni ’90 si lanciano nell’«affare sanità» c’è sicuramente quella dei Lo Russo, che intuisce l’importanza di entrare nel «giro delle pulizie negli ospedali», come ha dichiarato più di un collaboratore di giustizia. L’attenzione è focalizzata sul Policlinico. Ma i nosocomi vanno spartiti tra i clan, seguendo regole di natura territoriale. L’organizzazione malavitosa controllerà il drappello che si trova nella sua zona di influenza. E qualora una ditta provenga da un’area sotto il controllo di un’altra cosca, anche quest’ultima andrà accontentata con una quota della tangente. Chi dovrà pagare la differenza è sempre l’azienda che si occupa di svolgere l’attività lavorativa.

Un’inchiesta del 2013 accende i riflettori sulla lavanderia industriale American Laundry con sede a Melito (centro della provincia nord di Napoli) e porta all’arresto di 12 persone di tre clan camorristici. E’ una delle aziende più importanti della regione che  alla fine dello scorso anno, è stata interessata da una interdittiva antimafia emessa dal prefetto di Napoli, Carmela Pagano. A causa proprio del pericolo di infiltrazione da parte delle organizzazioni malavitose. La camorra comincia a interessarsi dell’American Laudry tra il 2001 e il 2002 (quando la lavanderia serve ben 100 ospedali in Campania). L’azienda attira l’attenzione di un cartello formato dal clan dei Casalesi, fazione Bidognetti competente per la zona casertana, e dai gruppi Misso e Lepre, che controllano i rioni napoletani della Sanità e del Cavone, aree queste ultime in cui sorgono tre ospedali serviti dalla lavanderia industriale: Vecchio Pellegrini, San Gennaro e Incurabili. Dal 2000 al 2008 l’azienda è costretta a pagare fino a 12mila euro al mese ai Casalesi, e altrettanti alle cosche napoletane. Ma, ribadiamo, uno dei comparti della sanità su cui più si concentra l’attenzione delle cosche è  quello delle ditte che si occupano della pulizia negli ospedali. L’operazione scatta a giugno 2016 e porta a 12 arresti: coinvolge anche imprenditori e funzionari.


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L’inchiesta della Procura di Napoli è avviata per fare luce sui presunti rapporti tra il clan camorristico dei Lo Russo e la società di pulizie Kuadra srl. Gli inquirenti ipotizzano irregolarità negli appalti per le pulizie dell’azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon: giri da milioni di euro. Secondo quanto è stato ricostruito, grazie anche alle dichiarazioni  dei collaboratori di giustizia, diverse cosche  partecipavano all’affare. Il pentito Mario Lo Russo ha raccontato ai pm che si dedicò al settore degli ospedali una volta uscito dal carcere, cioè ad aprile  2013. Alcune delle persone coinvolte nell’inchiesta del 2016 «vendevano posti di lavoro all’interno della ditta Kuadra», dichiara Mario Lo Russo. Secondo  il collaboratore di giustizia, «la Kuadra riusciva a vincere gare di appalto al Policlinico di Napoli grazie al clan, al quale garantiva un’entrata mensile di 40mila euro. Il clan Lo Russo controllava, infatti, il Policlinico, mentre gli altri ospedali della zona collinare, vale a dire Monaldi, Cardarelli e Pascale, erano controllati dalle famiglie malavitose dei Caiazzo e dei Cimmino». Nell’affare, stando al pentito, entra pure il clan Contini dell’Arenaccia, che «controlla l’ospedale San Giovanni Bosco». Lo stesso nosocomio, il cui parcheggio, era stato al centro di un’altra inchiesta che a luglio  2018 aveva fatto scattare i sigilli. L’area era priva di concessioni da 8 anni ed era gestita da una cooperativa, senza alcun tipo di autorizzazione. In quell’area, a pochi mesi dal sequestro, sarebbero tornati ad operare i parcheggiatori abusivi legati alla camorra, la cui azione si cerca di contrastare grazie all’istituzione, nello scorso febbraio, di una task force. Ma non si sa per quanto tempo ancora si riuscirà a tenerli lontani dall’ospedale San Giovanni Bosco.
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