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La sede della Regione Lombardia

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A un anno dall’ultima tornata, in Lombardia tira già aria di elezioni anticipate. Si dice che i sindaci, su indicazione dei partiti di riferimento stiano compilando liste di nomi, i possibili candidati per il prossimo consiglio regionale. 

A mettere in pericolo la poltrona del presidente Attilio Fontana e della giunta sarà la bufera che, siamo sempre sul si dice, si abbatterà sulla politica locale. Solite storie di mazzette o favoritismi, in particolare nel settore Sanità.

Ciò che la procura lombarda ha messo in scena con Fontana, Comi e Caianiello sarebbe solo l’antipasto.

 LA SECESSIONE

La Lega, visto che la Regione Lombardia è sua, potrebbe dunque aver bisogno di qualcosa di forte da dare in pasto agli elettori da contrapporre all’eventuale scandalo che potrebbe coinvolgere l’istituzione. 

E la secessione da Roma ladrona (solo Roma?) sarebbe semplicemente perfetta. La secessione dei ricchi, quel “regionalismo differenziato” che i lombardi, con un consenso del 95,27%, hanno chiesto con il referendum del 2017 e che ora Matteo Salvini ha messo sul piatto del governo come opzione irrinunciabile per proseguire la legislatura. 

L’INCHIESTA DEL QUOTIDIANO DEL SUD SULLO SCIPPO DI 61 MILIARDI
CHE OGNI ANNO VIENE SUBITO DAL SUD A VANTAGGIO DEL NORD

La maggiore autonomia chiesta dalla Lombardia, ma anche dal Veneto, dall’Emilia Romagna e ora anche dalla Liguria, si fonda su una bugia: servizi migliori a parità di risorse. Nel promuovere il referendum la regione scriveva: «Dicono che (con il regionalismo differenziato, ndr) si rompe la solidarietà all’interno dell’unità nazionale: è falso. Perché saranno utilizzate le stesse risorse oggi spese dallo Stato. Non un euro in più sarà sottratto agli altri». 

Allora perché nello stesso quesito referendario si chiedeva ai cittadini se volevano che la regione Lombardia «intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse…»?

Sottolineiamo “relative risorse”. Le relative risorse possono materializzarsi o sottoforma di soldi girati dallo Stato alla Lombardia o di una maggior quota di imposte trattenute sul territorio dalla Regione. Non ci risulta che la giunta lombarda abbia in cantina una zecca in grado di stampare moneta. E’ vero che è prevista una maggiore efficienza dei servizi con relativi risparmi dei costi, allora perché chiedere allo Stato di girare alla regione le “relative risorse”?

LA MENZOGNA

In pratica i lumbard sostengono di essere così bravi nella gestione dei quattrini che se Roma desse loro la possibilità di una maggiore autonomia nella spesa girando l’onere di distribuire la quota già spettante al territorio senza che ci metta becco, i servizi migliorerebbero. 

A parte il fatto  che le inchieste in corso ci stanno raccontando un’altra storia, ma in teoria lo Stato ha l’obbligo di riequilibrare le profonde differenze che già esistono tra le regioni meridionali e quelle settentrionali proprio in quei servizi oggetto del regionalismo differenziato. 

Per farlo, però, avrebbe bisogno di ridurre le risorse date alla Lombardia per poterle dirottare altrove. Cosa che non sta ancora facendo e, per evitare ogni possibile fuga in avanti da parte del Mezzogiorno, il Nord vuole tenersi in casa il tesoretto. Questo non vuol forse dire rompere la solidarietà all’interno dell’unità nazionale e sottrarre quattrini a chi ne ha diritto?


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