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Nord e Sud sono due Stati differenti. Da almeno 30 anni è così. Sul fronte trasporti, infrastrutture, cultura e banda larga. Se prima a evidenziare il gap era una sparuta minoranza, adesso sono i numeri a certificare la distanza. In primis sono stati i conti pubblici territoriali a chiarire l’andamento degli investimenti nazionali finalizzati allo sviluppo del Mezzogiorno: si è passati da una spesa pari allo 0,68% del pil nel decennio 1951-1960 a un risicato 0,15% nel periodo 2011-2015. Naturale, quasi ovvio, che di conseguenza i cittadini meridionali soffrissero sulla loro pelle la diseguaglianza che ne ha comportato l’emigrazione o quantomeno un sostanziale impoverimento.

TRASPORTI

Nel piano quinquennale presentato a maggio dalle Ferrovie dello Stato gli investimenti ammontavano a 56 miliardi, di cui il 60% previsti al Nord e il 40% al Sud, ma sembra che si stia facendo strada l’intenzione di portare la quota del Mezzogiorno addirittura tra l’11% e il 16%. L’Alta velocità si ferma poco più avanti di Salerno e la linea Av tra Napoli e Bari, i due principali capoluoghi del Sud, sarà completata nel 2026. Non va meglio per il servizio pendolari. Tra il 2010 e il 2018 il taglio dei servizi regionali è stata una costante al Sud. In Molise 33,2% di treni in meno, in Calabria il 16% in meno, il Campania il 15%. Da decenni si attende la velocizzazione della la tratta Napoli-Bari a cui gli utenti preferiscono i bus privati, più comodo e veloci. La linea ferroviaria jonica presenta invece un solo binario, mentre la Reggio Calabria-Taranto è una trappola per gli automobilisti. Insomma, c’è tanto da fare per accorciare le distanze, per rendere meno diseguali la rete infrastrutturale del Settentrione – soprattutto in Lombardia e Piemonte – e quella del Meridione, scarsa e inefficiente. In Campania i collegamenti via ferro con Avellino e Benevento, per esempio, sono complicatissimi. In Puglia si sta ancora peggio: tra Bari e Lecce, per esempio, manca il tratto autostradale e si devono percorrere 180 chilometri su un’arteria desolata; da Foggia a Lecce il viaggio in treno dura addirittura 6 ore, un’odissea. Passando alla Basilicata, la Basentana è un’incompiuta ormai storica, mentre i lavori dalla Bradanica che collega Matera (capitale europea della Cultura) e la dorsale adriatica non saranno ultimati prima della fine del 2020.

OPERE PUBBLICHE

Cresce il divario tra il Mezzogiorno e le regioni del Centro-Nord d’Italia anche sul fronte delle costruzioni. E quindi in termini di opere pubbliche. A rivelarlo è l’esito della “Indagine sulle costruzioni e le opere pubbliche nel 2018” realizzata e pubblicata dalla Banca d’Italia. Una ricerca a cui ha preso parte un campione di 564 imprese suddivise in due classi dimensionali: da 10 a 49 addetti e con 50 addetti e oltre. Quattro, invece, le macroaree in cui è stato suddiviso il territorio della Penisola: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole. Dall’approfondimento emerge un crescente gap tra il Sud dello Stivale e le regioni italiane del Centro e del Nord. Lo studio ha preso a base di calcolo l’anno 2005, i cui dati sono stati presi a riferimento come valore-base 100. Il valore della produzione nel settore delle costruzioni è passato, dal 2005 al 2018, a 63, registrando quindi una flessione di 37 punti. Solo lo scorso anno il valore della produzione si è assestato a circa 55: in ogni caso sono 45 punti in meno rispetto al 2005 e 8 al di sotto del dato settoriale nazionale. La flessione, nel settore in generale e specificamente al Sud, è stata pressoché costante dal 2005 a oggi: lievissimi incrementi fino al 2007, praticamente irrilevanti nel Sud; crollo inarrestabile fino al 2013; dato nuovamente negativo, ma flessione più contenuta, fino al 2015, con il Sud in controtendenza, in leggerissima crescita tra il 2014 e il 2015; nuovamente in flessione dal 2015 al 2018.

CULTURA

Il gap è anche relativo all’infrastruttura immateriale che risponde al nome cultura. Secondo gli ultimi dati Istat, coloro che non hanno mai svolto alcuna attività culturale e ricreativa sono molti di più al Sud, dove superano il 30% in tutte le regioni, che al Nord, dove sono solo il 7,8% in Trentino Alto Adige, il 10,8% in Friuli Venezia Giulia, il 13% in Emilia Romagna. In particolare, i divari maggiori sono nelle percentuali di lettori di libri e spettatori di teatro. Più del 45% dei residenti dalla Toscana in su ha letto almeno un libro in un anno, con punte del 53,1% in Trentino Alto Adige e del 50,6% in Friuli Venezia Giulia, mentre si scende sotto il 30% in quasi tutto il Sud, fino a un misero 25,8% siciliano. Nel caso del teatro, nelle regioni con meno spettatori, Molise e Calabria, la percentuale di chi ha visto uno spettacolo in un anno è la metà di quanti fanno lo stesso nel Lazio e nel solito Trentino. Il motivo? Meno imprese culturali, meno possibilità di accadere a forme d’intrattenimento o svago, ma soprattutto meno soldi da spendere.

BANDA LARGA

Sulla banda larga per l’Istat esiste un forte gap sulla network society. L’accesso a Internet è disponibile in media nel 55,5% delle famiglie italiane, e solo meno della metà di queste, il 48,6%, possiede una connessione a banda larga. Il personal computer è disponibile in oltre il 61% delle famiglie del Centro e del Nord Italia e solo nel 53,5% delle famiglie residenti nelle regioni del Sud e nel 55,6% delle Isole. Analogamente, nel Centro-nord si riscontra la quota più elevata di famiglie che dispongono di un accesso a Internet (oltre il 57%, contro il 49,6% nel Sud) e di una connessione alla banda larga (oltre il 50% rispetto al 41,2% del Sud).


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