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Una via di Milano deserta per il coronavirus

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La prima Covidtax d’Italia la vara il Comune di Milano. Un provvedimento che ha ottenuto la delusa e rabbiosa reazione di tutti gli ambulanti che lavorano sul territorio del capoluogo lombardo. E pure con toni non proprio eleganti: o paghi o perdi il diritto di lavorare, questa la sintesi messa nero su bianco dall’Amministrazione della locomotiva economica italiana ora ferma in stazione causa Covid-19. Perché in questi giorni anche Milano, come prima altri municipi lombardi, ha recepito la direttiva regionale che permette di riavviare gli appuntamenti con i mercati di strada seppur con alcune limitazioni: da giovedì sono permesse le bancarelle di alimentari, ma distanziate di due metri e mezzo. Deve esserci inoltre un Covid Manager che controlli i protocolli di sicurezza e il numero di accessi. Misure di sicurezza con un costo che altre Amministrazioni locali italiane si sono accollate per aiutare il settore a ripartire in questa fase due dell’emergenza.

La giunta di Giuseppe Sala ha invece colto l’occasione per creare la prima Covidtax d’Italia, come è stata ribattezzata dai commercianti, e pure con un tono perentorio che ha lasciato doppiamente basiti gli ambulanti fermi da due mesi con le bollette che si accumulano. «L’assessore Cristina Tajani ci ha detto che o accettavamo o non si riapriva, quindi abbiamo dovuto dire di sì – spiega Andrea Painini, presidente di Confesercenti Milano – tra l’altro si parla dei costi relativi alla sicurezza che devono accollarsi gli ambulanti perché ufficialmente il Comune non ha personale, ma a quanto mi riferiscono gli associati alle prime aperture i vigili erano presenti».

E i toni dell’ordinanza pubblicata dall’Amministrazione di Giuseppe Sala non sono meno perentori di quelli usati di persona da Cristina Tajani, assessore milanese alle Attività produttive: «L’Amministrazione Comunale tramite apposito disciplinare del mercato disporrà l’obbligo per ciascuna Impresa del mercato di contribuire proporzionalmente, pena la sospensione del posteggio, al pagamento delle spese inevitabili effettivamente sostenute dal soggetto affidatario per l’erogazione di tali servizi, purché dallo stesso debitamente rendicontate; l’Amministrazione Comunale dovrà in ogni caso assicurare il controllo sui livelli del servizio erogato e sulla ripartizione delle relative spese». Quindi, come detto: o paghi o non lavori. Non proprio i toni che si aspettavano dalla Pubblica Amministrazione che dovrebbe essere al servizio dei cittadini.

A svolgere la funzione di riscossore deve essere Confcommercio perché il Comune grazie a una legge regionale del 2010 può scaricare alcuni oneri organizzativi sulle associazioni di settore. Ma l’ordine arriva da Palazzo Marino, da dove Tajani ha affermato che la parte del Comune sarebbe quella di pagare transenne e bagni chimici. «Ci hanno detto che per loro è già molto, ma ci aspettavamo un atteggiamento diciamo più magnanimo» ha commentato Painini.

Invece no, una Covidtax che ha deluso pesantemente gli ambulanti e non perché la somma sia particolarmente ingente, le prime fatture sono di 15 euro: è la portata simbolica del gesto. Tra l’altro se la città che si vantava di essere più a misura d’impresa delle altre chiede una tassa per i costi da coronavirus, non è un gran segnale nemmeno per gli altri italiani. E si chiedono gabelle scaricando responsabilità: «Una figura come il Covid Manager dovrebbe avere delle grosse responsabilità, ragion per cui la scelta deve essere dell’Amministrazione” hanno scritto in comunicato le associazioni di commercianti come ANA, EUROIMPRESE e CSA. Un testo in cui si invita il Comune di Milano a tornare sui propri passi, dando un segnale sia alle imprese che ai normali cittadini. Per ora la fase sperimentale, i mercati aperti saranno 26 su 94 a settimana fino al 18 maggio, permette di apportare correzioni in corsa. Oppure lasciare a Milano il primato della prima tassa imposta a causa del Covid-19.


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