X
<
>

Il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi

Condividi:
5 minuti per la lettura

C’E’ un detto siciliano, ma non solo siculo, che dice “U pisci puzza ra testa” (il pesce puzza a cominciare dalla testa) che si addice molto appropriamente alla giustizia italiana che in questi ultimi anni ha dato il peggio di se stessa con scandali continui che hanno sconquassato Il Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo supremo dei magistrati che decide vita (più vita) e morte dei suoi magistrati. Scandali che hanno sporcato l’immagine della magistratura che nella classifica dei “gradimenti” e del prestigio che dovrebbe godere, è agli ultimi posti.

Bene, il 12 giugno prossimo c’è un appuntamento elettorale, molto importante, un referendum appunto sulla giustizia abbinato in molti comuni con l’elezione di vari sindaci.  Un referendum di cui gli italiani non sono stati adeguatamente informati, quasi ignorato, che punta, bene o male, a riformare in parte, nel bene o nel male, la giustizia italiana e, soprattutto il Consiglio Superiore della Magistratura, appunto “la testa del pesce”.

Ritengo che votare è uno dei beni preziosi della nostra democrazia e libertà, ma sono in tanti ad augurarsi che questo referendum sulla giustizia non raggiunga il quorum necessario perché passi, quindi un invito a non andare a votare affinché tutto resti come prima e non “riformare” nulla. Per cambiare qualcosa bisogna votare “Si” per non cambiare nulla bisogna votare “No”.

Non sto qui a schierarmi per il “Si” (anche se io turandomi il naso voterò “Sì”) o per il “No”, ma l’importante è andare a votare per dimostrare che esistiamo e per esprimere il nostro malessere o benevolenza  nei confronti della giustizia italiana.

Ma c’è una considerazione della maggioranza degli italiani che ritiene, a torto o ragione, che in Italia c’è una categoria, quella dei magistrati appunto, che sono definiti “intoccabili” che si ritengono, non tutti, per fortuna, al di sopra di ogni sospetto e che in questi ultimi anni, hanno purtroppo subito anche loro (pochi), come i comuni mortali, accuse e provvedimenti disciplinari disposti dal più “intoccabile” di tutti, che è il Procuratore Generale della Cassazione, il numero uno della magistratura, Giovanni Salvi che, come tutti i magistrati che vengono coinvolti a torto o ragione, in vicende giudiziarie, dovrebbero astenersi da quelle vicende, dove, ripetiamo a torto o ragione, vengono chiamati in causa.

E l’ “intoccabile” procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, sarebbe uno di questi perché come è noto, è stato protagonista, a sua insaputa o meno, a torto o a ragione o meno, nei due spinosi casi degli ultimi tempi (il caso dell’ex consigliere del Csm Luca Palamara, espulso in tempi record della magistratura e quello relativo all’enigmatico avvocato Piero Amara le cui rivelazioni sono ancora al vaglio di varie procure) che hanno sconquassato il Consiglio Superiore della Magistratura sporcando, a torto o ragione, l’immagine della magistratura.

È amaro (o Amara o Palamara) dirlo ma purtroppo è così, a fronte di migliaia di magistrati onesti che svolgono il proprio dovere (molti pagando con la loro vita)  ma che rimangono inascoltati nonostante i ripetuti appelli a fare chiarezza rivolti anche al Procuratore Generale della Cassazione Giovanni Salvi che, ancora non risponde a questi appelli di fare chiarezza su i suoi rapporti con Luca Palamara al quale, secondo Palamara, Salvi si era rivolto chiedendogli un “appoggio” per la sua carriera. Non solo ma il Procuratore Generale della Cassazione, Giovanni Salvi, ha risposto, non ai suoi colleghi che gli chiedevano chiarezza, ma con una “circolare” nella quale affermava che “autopromorsi”, cioè chiedere un intervento o una raccomandazione a Palamara per ottenere nomine o avanzamenti di carriera, non è illecito né reato.

Non solo il Procuratore Generale della Cassazione Salvi non ha mai risposto agli oltre cento magistrati che gli hanno chiesto conto e ragione del suo comportamento chiedendone anche le sue dimissioni se non avesse “chiarito”. Insomma, alla fine della fiera, Il Csm, ha fatto fuori rapidamente lo scomodo ex pm ed ex componente del Csm ed ex segretario della potente associazione nazionale magistrati Luca Palamara e nei mesi scorsi, il procuratore Generale della Cassazione Giovanni Salvi, ha proposto il trasferimento d’ufficio del Pm milanese Paolo Storari ad altra sede senza fare più il pubblico ministero.  Per fortuna quel trasferimento è stato bocciato e Storari, non si sa fino a quando, continuerà a fare il suo mestiere di magistrato.

Ma quello che ho citato è solo un esempio perché ce ne sarebbero tanti altri che fanno accapponare la pelle. Come quel processo che è ancora in corso a Caltanissetta, il processo sul “depistaggio” compiuto da magistrati ed investigatori sulla strage del 19 luglio del 1992 dove morì, con un autobomba, il magistrato  Paolo Borsellino ed i cinque uomini della sua scorta. A processo, come imputati, ci sono soltanto tre o quattro investigatori, ma non ci sono, per rendere chiaro il concetto, “i mandanti” e cioè i magistrati che coordinavano quell’inchiesta, la cui posizione è stata “archiviata” dalla Procura di Messina che per competenza, li avrebbe dovuti giudicare. Erano quei magistrati (Anna Maria Palma e Carmelo Petralia” che “coordinavano” il pool di investigatori per svolgere l’inchiesta sulla strage e che gestivano il cosiddetto “pentito” Vincenzo Scarantino, sbugiardato e falso che ha fatto condannare all’ergastolo numerosi imputati che poi, per fortuna, furono assolti dopo avere trascorso molti anni in carcere.

E per chiudere, basta citare una delle tante affermazioni di Fiammetta Borsellino, la figlia guerriera, di Paolo Borsellino che ha detto tra le altre cose, riferendosi alla casta della magistratura, che “cane non morde cane”.

Detto questo l’invito è andare a votare, sì o no, non importa, ma andiamo a votare anche se, purtroppo, i precedenti storici sui referendum che riguardano la magistratura, non hanno mai sortito effetti, come quello sulla “Responsabilità civile dei magistrati” votato a grande maggioranza dagli italiani ma che con varie alchimie è stato di fatto inapplicato. Ma non scoraggiamoci ed andiamo a votare.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE