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La scelta di localizzare a Lampedusa un hotspot per i migranti ne ha fatto la meta privilegiata degli scafisti, l’isola accoglie oltre 1500 persone\migranti al giorno, Pantelleria poche decine benché sia più vicina alla Tunisia, abbia un’estensione maggiore e maggiori presidi sanitari

Sono entrambe a pochi passi dalla Tunisia, una ha soli 20,2 chilometri quadrati, l’altra è grande quattro volte tanto, 84,53. Una ha un boom turistico senza confronti, l’altra un turismo calmo e contenuto. L’una è abitata prevalentemente da pescatori, l’altra solo da agricoltori. L’una fa parte della piattaforma africana, e ha la spiaggia più bella d’Europa, quell’Isola dei Conigli tanto celebrata, scelta anche per l’ovodeposizione dalla tartaruga caretta caretta. L’altra è di origine vulcanica, come molte altre isole siciliane, alle quali somiglia molto. L’una ha aumentato dal 2001 a oggi gli abitanti di quasi 1.000 persone, quasi il 15%, raggiungendo i 6.462, l’altra di solo il 3% e ne ha oggi 7.400. L’una ha solo un poliambulatorio, malgrado i tanti migranti ospitati, l’altra un presidio ospedaliero. Entrambi hanno su Booking 298 strutture. C’è chi nasce con la camicia e chi è figlio di un Dio minore.

PANTELLERIA, LAMPEDUSA E LA GESTIONE DEI MIGRANTI

Parlo di Lampedusa e Pantelleria. Le due isole siciliane che distano rispettivamente 113 e 70 chilometri dalla Tunisia. Ma una accoglie oltre 1500 persone\migranti al giorno, l’altra poche decine. Eppure Pantelleria è più vicina; arrivare lì dovrebbe essere più facile e sicuro, quaranta chilometri in meno non sono una poca cosa. Il mistero è facile da svelare: gli scafisti dirigono i barconi verso le coste dove sanno che vi sono strutture per accogliere e smistare le persone. Da anni, ormai, Lampedusa con la localizzazione dell’hotspot ha una struttura complessa e articolata che come si vede attrae le barche degli scafisti. L’isola praticamente è stata militarizzata con la presenza di forze di polizia, carabinieri, guardia costiera, finanza, attrezzati con mezzi per il recupero dei natanti in difficoltà e che ormai occupano la metà del porto naturale.

Molta altra parte è occupata dai barchini abbandonati dai migranti, sequestrati dalla magistratura come corpi di reato. La scelta di fare l’hotspot a Lampedusa non è certo dipesa dalla grandezza dell’isola, visto che la sorella maggiore ha una superficie quattro volte maggiore. La logica avrebbe voluto che si costruisse a Pantelleria la struttura. Considerata la possibilità dell’uso di spazi più ampi e lontani dal centro abitato. Invece è stato realizzato in contrada Imbriacola, a Lampedusa, che è molto vicina, a poco meno di 500 metri, dal centro abitato. Allora quali le motivazioni di una scelta che fa camminare il turismo dell’isola pelagica sul filo del rasoio, fino ad ora malgrado l’immagine negativa diffusa dai media, che spesso fa infuriare gli isolani che ritengono di essere maltrattati da una comunicazione che non mette in evidenza come il fenomeno sia assolutamente ininfluente rispetto al movimento turistico?

MIGRANTI, LA CONDIZIONE DI PANTELLERIA E LAMPEDUSA

D’altra parte la condizione di essere figli di un Dio minore in qualche modo se la sono, in parte, cercata, poiché molti isolani non hanno visto con sfavore la presenza dell’hotspot, perché il grande movimento di forze dell’ordine che esso porta produce un’economia, per molti interessante, e soprattutto aiuta gli isolani a superare il periodo invernale quando il movimento si fa molto scarso. Adesso in particolare con la presenza anche della Croce Rossa, moltissimi hanno dirottato l’utilizzo delle loro case per le esigenze dei tanti civili che operano lì e che hanno bisogno di un’abitazione.

Ovviamente tale indirizzo potrebbe snaturare la vocazione isolana, che negli anni è riuscita a crearsi un mercato di riferimento importante, con voli da ogni parte d’Italia, da quando negli anni ‘60, dopo grandi sommovimenti popolari, si è rimesso in funzione l’aeroporto. Arrivando ai 284.950 passeggeri del 2021 contro i 168.598 di Pantelleria. Un percorso pericoloso perché l’utilizzo dell’isola e della struttura di accoglienza per permanenze lunghe potrebbe portare a un rilassamento nella innovazione e nell’adeguamento della realtà. Il percorso che l’isola negli ultimi anni ha fatto, malgrado la presenza dell’hotspot, è stato miracoloso.

Lampedusa potrebbe definirsi come quel calabrone che scientificamente non dovrebbe poter volare, vista la sua apertura alare rispetto al peso, ma che poi alla fine invece riesce a farlo. Recentemente il sindaco Filippo Mannino ha chiesto che vengano localizzate delle navi infermeria sulle quali far arrivare direttamente i migranti, bypassando l’hotspot dell’isola. Ma ovviamente la possibilità che ciò avvenga è remota, perché molto più costosa della soluzione dell’accampamento, perché di questo si tratta, considerato che con poco più di 300 posti disponibili si ospitano oltre 2000 persone.

QUALE FUTURO PER LAMPEDUSA?

Oggi l’isola si trova in un momento di sliding doors. Può imboccare la strada per diventare, insieme a Taormina, Cefalù e San Vito, la punta di diamante del turismo siciliano, oppure chiudersi in una comoda situazione assistita, senza confronto con il mercato, che darà un reddito sicuro, ma senza quelle prospettive di futuro di eccellenza, magari con un turismo di qualità migliore, che ha tutte le caratteristiche per avere. Per questo chiedere che il ruolo di terra di accoglienza venga svolto contemporaneamente anche da altri, compresa Pantelleria la privilegiata, grazie alla presenza nell’isola di molti vip nazionali e palermitani, è un progetto sul quale bisogna lavorare, per evitare di ritrovarsi tra qualche anno, quando il fenomeno migratorio avrà preso quelle strade opportune dei corridoi umanitari, a ripartire da molto più indietro di quanto non si sia raggiunto già adesso.

Doversi confrontare con le offerte turistiche di altre località spinge ad un miglioramento dell’offerta, a pacchetti sempre più interessanti, ad affinare le tecniche di vendita con partecipazione a fiere specializzate e magari a costituire gruppi di pressione per non avere dalle compagnie aeree un numero di voli adeguato, base importante per indirizzare i flussi turistici. E costringe contemporaneamente a prepararsi ad accogliere un turismo internazionale, con scuole turistiche specializzate, sempre più in cerca di posti esclusivi con una natura che si esprima al meglio. Tutti elementi che si trovano a Lampedusa. Accontentarsi di diventare una base militare di accoglienza significa perdere perlomeno i prossimi vent’anni. Soluzione comoda ma autolesionista.


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