X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

Cosa nostra lo ha già ripudiato e condannato perché si è comportato da “indegno”. Mai, prima d’ora, un boss mafioso, un capo, era finito in carcere per un reato che “disonora” Cosa Nostra, che gli fa perdere la faccia (ammesso che ne abbia una), prestigio, immagine, potere.

Un capo mafia che finisce in galera come un ladro di polli, accusato di un reato che i veri uomini d’onore a parole hanno sempre condannato e odiato, arrivando a ordinare nelle carceri di uccidere o punire esemplarmente chi si macchiava di questo reato.

Un capo ormai considerato un “indegno”, la cui vita è davvero in pericolo, non soltanto per un’eventuale condanna a morte che Cosa Nostra potrebbe aver già emesso, ma anche perché gli altri detenuti che con lui sono rinchiusi in carcere potrebbero, come spesso accade, punirlo in maniera esemplare, come insegna la storia delle carceri contro chi si è macchiato di un reato abominevole: quello di pedofilia, quello di aver abusato sessualmente di tre bambini, due maschi e una femmina, figli di suoi compaesani.

CELLA D’ISOLAMENTO

Fino a cinque giorni fa, Vincenzo Spezia, 58 anni, figlio del defunto “don” Nunzio, era un boss, capo mafia di Campobello di Mazara (Trapani) che, temuto e “rispettato”, gestiva traffici di droga con il Sudamerica, dove si incontrava anche con il grande latitante Matteo Messina Denaro. Da cinque giorni si trova nel carcere di Trapani in cella d’isolamento, sorvegliato 24 ore su 24 perché si teme per la sua vita (si paventa anche un suicidio), in quanto non è tornato in carcere per mafia o traffico di droga o perché sospettato di omicidio come gli era accaduto in passato. È in galera per abusi sessuali, ripetuti, nei confronti di tre bambini. Reati che offuscano la già traballante immagine di Cosa Nostra che (a parole) si vantava di non uccidere donne e bambini, tanto meno di violentarli.

Ma, come, racconta la storia, la mafia o Cosa nostra si è macchiata di orribili delitti uccidendo donne e sciogliendo nell’acido anche corpi di bambini, come ha fatto quel Giovanni Brusca (condannato anche per l’attentato al giudice Giovanni Falcone e agli uomini della sua scorta) che fra alcuni mesi lascerà il carcere da uomo libero. E l’arresto del boss Vincenzo Spezia è senza dubbio un altro colpo mortale per Cosa Nostra che ormai, e per fortuna, è avviata verso una fine ingloriosa.

Il boss Vincenzo Spezia è finito in carcere perché era da mesi sotto stretta sorveglianza dei carabinieri del Ros che registravano ogni suo respiro per tentare di arrivare al numero uno di Cosa nostra e latitante da decenni, Matteo Messina Denaro, con il quale il pedofilo mafioso era in contatto. Ed è stato dando la caccia alla primula rossa di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, che Vincenzo Spezia è stato beccato e arrestato per violenza sessuale su tre bambini.

LE INTERCETTAZIONI

A inchiodarlo le intercettazioni che hanno registrato in diretta gli abusi sessuali. In fase di riascolto e trascrizione delle conversazioni i militari hanno scoperto la terribile vicenda. Il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Francesca Dessì e Luisa Bettiol hanno emesso un provvedimento di fermo urgente, compromettendo l’eventuale pista che avrebbe potuto portare alla cattura dell’erede di Totò Riina, Messina Denaro.

Infatti, ascoltando in diretta gli abusi sessuali che Vincenzo Spezia consumava su quei tre bambini, il procuratore aggiunto Paolo Guido ha deciso che Spezia andava fermato prima che continuasse a violentare altri ragazzini. Le vittime del boss pedofilo sono tre. Due hanno 9 anni e sono stati identificati. C’è una terza bambina, che dovrebbe essere ancora più piccola di età, la cui immagine è rimasta impressa in una telecamera di sicurezza. Si vede la bimba entrare in un immobile nella disponibilità di Spezia.

I SETTE EPISODI CONTESTATI

Gli episodi contestati sono sette. Le registrazioni non lascerebbero spazio alle interpretazioni. Si sente Spezia invitare la vittima che a turno avrebbe soddisfatto i suoi desideri sessuali perversi: “Ti porto al mare”. Ed invece li portava in campagna ed in casolari abbandonati della periferia di Campo Bello di Mazara. “Ti spiego come si fa con le donne” diceva Spezia alla piccola vittima, entrando anche nei dettagli.

Altre volte Spezia vestiva i panni del maestro di vita per fare vedere alla vittima da vicino gli organi genitali di un adulto. Nei nastri magnetici sono rimasti impressi episodi di masturbazione, rapporti orali e penetrazioni. Spezia indicava ai bambini cosa fare nei dettagli.

E si sente anche una tenera voce provare dolore fisico. Adesso è il boss che nella cella d’isolamento dov’è rinchiuso nel carcere di Trapani a temere per la sua incolumità. Non soltanto ha perso il presunto “onore” di un capo mafia ma potrebbe perdere anche la sua vita, perché questi reati, per cosa nostra, non sono perdonabili. Comunque andrà a finire la sua vicenda giudiziaria, Vincenzo Spezia, difficilmente, quando e se ritornerà in libertà, potrà andare in giro tranquillo e spavaldo. Nessuno lo rispetterà più. 


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE