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Il ministro per l'Istruzione Patrizio Bianchi

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I soldi ci sono e bisogna spenderli. Tutti. Di fronte alle risorse rese disponibili dal ministero dell’Istruzione per la prima infanzia, 4,6 miliardi di euro del Pnrr, per migliorare la qualità e ampliare l’offerta di asili nido e scuole dell’infanzia, alla chiusura del bando, lo scorso 28 febbraio, erano arrivate, soltanto per i nidi, richieste pari a circa 1,2 miliardi di euro su un totale complessivo di 2,4 miliardi di euro disponibili. A fronte dei 600 milioni disponibili per la fascia 3-5 anni,  complessivamente, per le scuole dell’infanzia e i poli dell’infanzia (dove questi ultimi ricomprendono anche la fascia 0-2) erano arrivate, alla chiusura del bando, 1.223 domande, per oltre 2,1 miliardi.

LA RIAPERTURA

«Dobbiamo fare in modo – ha detto ieri in una nota il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – che tutte le risorse siano utilizzate, garantendo un incremento dei servizi per la fascia d’età da 0 a 2 anni, soprattutto nelle aree dove sono più carenti». Così sono stati subito riaperti i termini per la partecipazione al bando, allungati fino alla data del 31 marzo per i nidi, con un’azione indirizzata su più fronti verso gli enti locali, fra i quali il coinvolgimento delle ministre del Sud e della Famiglia, Mara Carfagna ed Elena Bonetti, delle prefetture, dell’Agenzia per la coesione territoriale e dell’Anci ( l’Associazione dei Comuni italiani) per aiutare i Comuni a presentare le candidature.

Per quelli di Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia e per le  Province di Prato e Trieste che non avevano fatto registrare candidature entro il 28 febbraio scorso già si è svolto il 10 marzo un webinar di supporto.  «Il Pnrr è un’opportunità di cambiamento per il nostro Paese e richiede un’azione collettiva per raggiungere gli obiettivi – ha detto il ministro Bianchi – Abbiamo avviato fin da subito un’azione di sostegno agli enti locali, che abbiamo deciso di potenziare. I servizi per l’infanzia sono una priorità per il nostro sistema, per il contrasto alla povertà educativa e la costruzione di una società di pari opportunità».

LA SFIDA: ALMENO 260MILANUOVI POSTI NELLA FASCIA 0-6 

La sfida contenuta nella Missione 4C1 del Pnrr  per il “Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido   alle università”, rispetto alle risorse complessive destinate al miglioramento quantitativo e ampliamento qualitativo dei servizi di istruzione e formazione,  pari a 10,57 miliardi  di euro,  attribuisce la fetta maggiore  al “Piano per asili nido  e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia”:  4,60 miliardi di euro.

Questo perché una più numerosa partecipazione femminile al mondo del lavoro non è assolutamente possibile se persiste l’inadeguatezza di servizi per l’infanzia, la cui carenza al Sud è stridente. è questo uno dei goal di maggiore impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come ha sottolineato anche ieri il ministro Bianchi.

Il Piano, si legge nel testo aggiornato del Pnrr, «persegue la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale. La misura consentirà la creazione di circa 228.000 posti, di cui 152mila per i bambini fino a 3 anni e 76mila per quelli fino a 6, oltre a 1.800 interventi di edilizia».

Nel divario Nord-Sud, fra i troppi gap gli asili nido  sono il tallone d’Achille più scoperto fra i servizi  scolastici. Un divario che, di fronte alle risorse del Pnrr, attribuite al 55% al Mezzogiorno, non ammette più alibi per essere colmato.

SUD, DIVARIO ABISSALE CON  IL CENTRO-NORD E CON L’EUROPA

La percentuale di asili nido al Mezzogiorno è drammaticamente al di sotto del parametro europeo di copertura dei posti rispetto ai bambini, fissato al 2022 a quota 33%. Vuol dire che su 10 bambini, poco più di tre dovrebbero trovare posto al nido. Alla fine del 2019 la media italiana era al 26,9%, meno di 27 posti per 100 bimbi residenti sotto i tre anni.

Mentre però  Nord-Est e Centro  superano il target europeo, con percentuali pari  al 34,5% e  al 35,3% e il Nord-Ovest è poco lontano dall’obiettivo, a quota 31,4%, il Sud al 14,5% e le Isole, al 15,7% sono lontani anni luce dal 33%.

Le parole d’ordine per incentivare la  partecipazione degli enti locali sono  quindi “supporto” e “accompagnamento” nella predisposizione delle candidature. Dopo la proroga  del bando al 31 marzo 2022,  fra le iniziative per le attività di «rafforzamento del supporto tecnico e informativo agli enti locali» finalizzate  «a una loro maggiore partecipazione all’Avviso pubblico sugli asili nido», sono stati previsti anche numeri telefonici e indirizzi email dedicati, faq e chiarimenti.

Sarà inviata una nota a tutti i Comuni che non hanno partecipato al bando e partirà una campagna di comunicazione tv  rivolta agli enti locali. La task force dell’Agenzia della Coesione offrirà supporto tecnico ai Comuni con copertura di  asili  nido molto al di sotto  del 33%.


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